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Manuela Murgia fu trovata morta il 5 febbraio 1995 nel canyon di Tuvixeddu a Cagliari, la più grande necropoli punica del Mediterraneo; aveva 16 anni.
Il giorno precedente alla sua scomparsa, Manuela era uscita di casa indossando, sotto i jeans, i pantaloni del pigiama, lasciando sul tavolo della cucina un rossetto e un profumo.
Un testimone riferì di averla vista salire su un’auto e allontanarsi; quella fu l’ultima volta che venne vista viva.
All’epoca, la sua morte fu classificata come suicidio. Tuttavia, la famiglia non ha mai creduto a questa versione, ritenendola incompatibile con la personalità e le circostanze della vita di Manuela, ed ha sempre sostenuto che fosse stata uccisa.
Nel giugno 2024, i familiari hanno presentato una richiesta formale per la riapertura del caso, supportata da nuove indagini difensive condotte dagli avvocati Bachisio Mele e Giulia Lai.
Tra le richieste, vi erano l’esumazione del corpo per una nuova autopsia e una simulazione delle lesioni riscontrate, ritenute non compatibili con una caduta da 35 metri.
Nonostante queste iniziative, nell’agosto 2024 la Procura di Cagliari ha respinto la richiesta di riapertura del caso, mantenendo la classificazione di suicidio. La famiglia ha espresso profonda delusione per questa decisione, continuando a cercare giustizia per Manuela.
Oggi la Procura ha deciso di riaprire l’inchiesta con l’ipotesi di omicidio volontario.

La famiglia di Manuela ha accolto con fiducia la riapertura del caso, sperando che le nuove indagini possano finalmente fare luce sulle circostanze della sua morte e portare giustizia dopo quasi tre decenni.