Tony Effe, Niki Savage, Fedez: nella guerra tra i rapper a perdere sono anche i fan
Cosa accomuna Jake La Furia, Fedez, Tony Effe e Niky Savage tutti nella stessa foto? Ci dispiace per gli amanti del genere ma non è un nuovo featuring, tutt’altro.
Partiamo da Jake La Furia, perché, incredibile a dirsi, ha esternato un pensiero degno di essere approfondito. In un’intervista al Corriere della Sera ha, infatti, dichiarato:
“Se pensiamo all’ipotetica influenza negativa delle canzoni rap sui giovani allora bisogna abolire i film d’azione, certa letteratura fantastica, il pulp e un sacco di altre cose. Sono le famiglie a dover insegnare certi principi, non noi.”
In altre parole, va benissimo atteggiarsi a maestri di vita e sfruttare adolescenti adoranti per vendergli streams, dischi, riempire i palazzetti ed i propri portafogli ma al momento di assumersi responsabilità ci si gioca la carta delle famiglie come sole responsabili dell’educazione dei ragazzi.
Ci chiediamo, a questo punto, in quale mondo viva il neo giudice di X Factor; negare che i cantanti, soprattutto rapper e trapper, abbiano influenza sui loro giovani ascoltatori è anacronistico e magari il caro La Furia, perso nelle sue dotte elucubrazioni poetiche (“Il tuo conto è azzerato (Ahahah), il mio conto è dopato / Col flow ti ho laserato, pussy a mandorla, arigato / Torno per i pimp, per i kingpin (Boss) Con la cozza nei vasi Ming, col cell in costante drin-drin / Sono passato dal cantare Lambo al comprare Lambo / Sei passato dall’essere un babbo a prendere il cazzo (Ahahah)” – Club Dogo – C’era una volta in Italia) non se ne è accorto.
Chissà cosa potrà mai insegnare agli aspiranti artisti che partecipano al talent di Sky: chiamerà i loro genitori per farsi dare una mano?
E cosa c’entra questo discorso con il dissing in corso tra Tony Effe, Niky Savage e Fedez? Beh, ci sembra scontato.
Sono oltre ventimila i bambini morti a Gaza negli ultimi mesi, in Ucraina si continua a combattere ci avviciniamo ormai al terzo anno di guerra, ogni giorno una donna muore per mano di chi dice di amarla, un ciclone di pericolosi estremismi che sembravano morti e sepolti è tornato a soffiare prepotente e potremmo andare avanti, ahinoi, all’infinito.
In uno scenario del genere, i tre “artisti” appena citati, ma sono solo un esempio, si dilettano a farsi la guerra a suon di “canzoni” piene di odio, insulti sessisti, omofobi e chi ne ha più ne metta e mai una parola, che sia una, a sostegno di una causa, di una battaglia sociale.
Questi e quelli come il signor Jake La Furia sono i “miti” a cui si ispirano gli adolescenti, quelli che imitano, che diventano veri e propri “guru”: contro di loro nemmeno le famiglie più presenti e attente a volte riescono a vincere.
Però sia mai che ci assuma una qualche minima responsabilità; la battaglia “a chi la fa più lontano” va avanti: senza esclusione di colpi, senza nemmeno lasciare fuori, in questa guerra tra falliti, piccole anime innocenti.