Caos A.S Roma, dopo la cacciata di De Rossi si dimette la A.D. Souloukou
Si dice che il calcio abbia perso il suo romanticismo da quando a muovere il pallone non è stata più la passione, ma i soldi e i fatti purtroppo lo stanno confermando. Da quando gli sponsor e le pay tv hanno gonfiato le tasche delle società, a cascata anche i calciatori hanno cominciato a guadagnare cifre esorbitanti facendoli assomigliare più a mercenari a caccia del miglior profitto che campioni attaccati alla maglia e alla squadra. Le cosiddette bandiere stanno progressivamente sparendo, anzi forse sono scomparse del tutto, pertanto quando ce ne sono bisognerebbe tenersele strette, anche quando le medesime terminano l’attività o ricoprono altri ruoli.
I nuovi proprietari delle società calcistiche sembrano essere sordi a includere i campioni che hanno dato lustro ai propri colori nei progetti societari, anzi, quasi sempre tendono ad allontanarli, probabilmente ritenendoli “pericolosi” nella consapevolezza che i tifosi seguirebbero questi ultimi qualora a un certo punto non fossero d’accordo con le scelte o il progetto. Del Piero, Totti e Maldini sono stati tenuti lontano dai programmi e ad altre bandiere sono stati affidati ruoli di facciata, privi di alcun potere decisionale.
Nella cacciata di Daniele De Rossi dalla panchina della Roma, ci sono due errori fondamentali da parte della Società, aver sottovalutato l’appeal che l’ex centrocampista aveva sulla tifoseria e non avere avuto pazienza nel portare avanti un progetto triennale di cui l’allenatore faceva parte. Tra gli americani proprietari del club e i tifosi, l’amore non è mai scattato, una figura carismatica come l’ex capitan futuro, rappresentava il trade d’union tra chi ama la Roma e chi comanda. Tutto ciò non è stato compreso, De Rossi non è stato difeso dalla A.D. Lina Souloukou tantomeno dai Friedkin proprietari del club, come se non bastasse non sono piaciuti i modi con cui il tecnico è stato messo alla porta.
I tifosi sono i fruitori finali del prodotto calcio, Roma è una piazza calcistica difficile, molto particolare, in cui si parla di calcio sulle radio locali h24, una piazza in cui si vince poco, dove manca uno scudetto da oltre 20 anni e in cui i sogni di gloria quasi sempre sono soffocati dalle delusioni. Una passione sportiva e una esigenza di vincere qualcosa che porta talvolta a estremismi come quelli che si sono visti a Trigoria, storico campo di allenamento dei giallorossi della Capitale, il giorno dell’allontanamento dell’allenatore.
Parafulmine della proprietà e soggetto delle ire dei tifosi, Lina Souloulokou, Amministratore Delegato da un anno e mezzo e vera e propria plenipotenziaria del club date le innumerevoli deleghe. La manager è una esperta in materia calcio avendo ricoperto per quasi 5 anni lo stesso ruolo all’Olympiakos Pireo, blasonata squadra di Atene, che la manager ha contribuito a riportare nel calcio che conta. La A.D è stata reputata la responsabile dell’esautoramento dell’ex tecnico dalla panchina, da qui la necessità di adottare misure di sicurezza per proteggerla da probabili aggressioni da parte della tifoseria.
Inutile sottolineare quanto sarebbe opportuno collocare tutto nella giusta dimensione, lo sport deve rappresentare unione e non strumento di violenza soprattutto quando oggetto della medesima è una donna. Indubbiamente ci sono state responsabilità gravi da parte della medesima, compresa una presunta violenta discussione con De Rossi sul progetto, dissing che poi avrebbe portato al sollevamento dall’incarico del tecnico, ma ciò non giustifica la violenza verbale e i toni sessisti usati nei suoi confronti. La manager da poche ore ha rinunciato all’incarico, probabilmente spaventata dalle minacce dei tifosi e da una contestazione organizzata dalla Curva Sud prima di Roma-Udinese.
Una brutta storia in cui a rimetterci sono stati De Rossi e la Soulouloku nonchè quella parte di tifoseria sana che non si è lasciata andare ad incandescenze e violenze di genere. La vera responsabile di tutto ciò è la proprietà della AS Roma, i Friedkin fanno parte della lunga schiera di imprenditori stranieri sbarcati in Italia per investire sul calcio, ma che nello specifico ne capiscono poco. Svanito il progetto stadio di proprietà e attività collegate, sembrano essersi disamorati di tutto, se mai si fossero affezionati ai colori, per questo motivo una bandiera in panchina avrebbe fatto loro comodo, visto che la figura del presidente tifoso è ormai un lontano ricordo.
A Daniele De Rossi la tifoseria avrebbe perdonato tutto, sarebbe stato lui un ottimo parafulmine se la Società gli avesse dimostrato fiducia, la colpa dei Friedkin è soprattutto aver lasciato solo l’allenatore e aver fatto in modo che i senatori minassero la serenità dello spogliatoio. Cosa accadrà adesso? Il progetto triennale è naufragato sul nascere, le radio locali hanno ricominciato a sperare tirando fuori i nomi di Totti e Boniek, ma molto probabilmente non accadrà, i proprietari pescheranno il solito manager semi sconosciuto che riempirà i tifosi di promesse mentre vedranno vincere gli altri.