Napoli, Red Bull 64 Bars Live, Geolier portavoce delle periferie
Grande festa venerdì sera a Piazza Ciro Esposito, Quartiere Scampia, Napoli. Diecimila persone si sono riunite per la terza edizione di Red Bull 64 Bars Live.
Una line up stellare e uno show memorabile hanno acceso la piazza che porta il nome di Ciro, il tifoso del Napoli ucciso da un tifoso romanista dopo una partita di Coppa Italia.
E’ Guè a dare il via allo spettacolo e dopo di lui, sul producer stage è arrivato Dat Boi Dee.
Tony Effe ha dato vita ad una delle esibizioni più attese della serata, a cui sono seguiti Artie 5ive, Nello Taver e Lele Blade.
Ospite a sorpresa Rose Villain che ha duettato prima con Tony Effe (in Michelle Pfeiffer) e poi con Guè (in Come un tuono).
Il palco ha visto anche alcune collaborazioni: Demon Time di Tony Effe con Guè, Porto il commerciale di Artie 5ive e Kid Yugi, Milano Testarossa di Artie 5ive e Guè e Need u 2nite di Guè e Massimo Pericolo.
Il clou della serata, inutile dirsi, l’arrivo sul palco di Geolier che a Scampia ci è nato e non soltanto letteralmente.
Il nuovo idolo di Napoli, in qualche modo padrone di casa, è salito sul palco, contrariamente alle aspettative, recitando un monologo su Scampia, nel silenzio surreale della piazza.
“Questo posto non è come gli altri. Persone che vivono la vita vera, ma è trattata come un’attrazione turistica.
Gli amici rapper volevano venire qui per farsi la foto iconica. Io penso che nessuno di noi possa sfruttare l’immagine di una madre.
Perché Scampia è come una mamma. Ci ha cresciuto, visto crescere. Penso che ognuno di noi abbia una responsabilità, addirittura una colpa quando succedono queste tragedie, come quello che è successo qui (il crollo alle vele, ndr)”.
Penso che da soli non si possa combattere l’abbandono, non si possa combattere il degrado. Abbiamo una fortuna che siamo cresciuti per strada.
E dalla musica dobbiamo ripartire. La musica può curare, può creare, può dare una prospettiva migliore. E se non è la musica può essere anche un’altra cosa. Non bisogna mai scappare da questo posto, dobbiamo costruire da qua come ho fatto io.
Ed io, da figlio di Napoli, parlo a voi figli di Napoli: non eravamo niente… Adesso siamo campioni d’Italia, non per uno scudetto oppure il 64 Bars di Geolier.
Per Scampia, per Secondigliano, tutte le periferie d’Italia, per chi crede che nonostante tutto in un futuro migliore”.
Figlio di Napoli, meglio figlio di Scampia e di tutte quelle periferie abbandonate da Stato e istituzioni, Geolier non dimentica da dove viene, anzi, non perde occasione di ricordarlo.
Non per tentare di “comprare” la benevolenza altrui, tutt’altro: rivendica orgogliosamente da dove è partito affinché si prenda atto che da quelle periferie si può, si deve ripartire, a prescindere da tutto e tutti per coltivare i propri sogni e cercare la propria strada.
“Sui monti di pietra può nascere un fiore”, cantava Gianni Morandi, a Scampia come nei quartieri di Quarto Oggiaro (Milano), Begato (Genova), Zen (Palermo), Torbellamonaca (Roma), speranza e determinazione possono avere il sopravvento sul disincanto e la rassegnazione.
Il monologo si è concluso con un freestyle di Geolier e poi è esplosa la musica. Sul finire della sua esibizione, i fuochi d’artificio hanno accompagnato la fine di un evento che sta diventando un punto di riferimento per il rap, per la città, per la musica.