Lecce, nella sezione femminile del carcere il progetto “Libere di leggere”, un invito alla lettura per le detenute
Il carcere come luogo di espiazione della pena, ma anche strumento di recupero per chi lo subisce. Purtroppo il sistema carcerario italiano, come d’altronde raccontano i fatti recenti, presenta molte falle e le condizioni dei detenuti sono spesso precarie e al limite della dignità umana, per questo ben vengano iniziative come quella introdotta nel carcere di Lecce, nel quale un gruppo di volontarie ha dato vita al progetto “Libere di leggere”.
L’iniziativa nasce da una intuizione della Dott.ssa Paola Martino, responsabile dell’Ufficio Inclusione dell’Università del Salento, che con il passare del tempo ha introdotto altre persone che hanno a cuore cultura e integrazione, tra loro la Dott.ssa Silvia Miglietta, già assessora alle Politiche attive del lavoro, Pari opportunità, Diritti civili, Volontariato, Poiltiche giovanili presso il Comune di Lecce. Le abbiamo raggiunte in video chiamata per farci spiegare bene il progetto e come l’iniziativa è stata accolta dalle detenute.
“Il progetto Libere di leggere, è un progetto informale, siamo un gruppo di persone che condividono la sensibilità e l’attenzione a queste tematiche, diciamo in generale le tematiche del sociale, in particolare in questo caso le tematiche delle persone in detenzione e anche un’attenzione alla tematica del penumile. Questo gruppo ha deciso, cioè sta portando avanti questo progetto che si chiama Libere di leggere nella sezione femminile di alta sicurezza della casa circondariale di Borgo San Nicola.
In realtà-racconta la Dott.ssa Marino- c’è un progresso di cui io sono parte, nel senso che tanti anni fa, ormai quasi vent’anni fa, quando ero presidente della commissione pari opportunità della provincia di Lecce, ho lanciato questa idea di costruire una biblioteca all’interno della sezione femminile della casa circondariale di Borgo San Nicola, perché all’epoca non c’era nel femminile, c’era solo nel maschile. E quindi allora facemmo un lavoro prevalentemente attraverso le case editrici, a cui facciamo un appello di donare dei libri, che fu accolto molto bene, quindi iniziarono le prime donazioni, da lì poi a catena ce ne furono delle altre. E negli anni ci ho lavorato a questo progetto, prima come commissione pari opportunità, poi terminato quel ruolo come università, perché io lavoro in università e il comitato pari opportunità dell’università, che allora era preseduto da una cara amica, Donatella Grasso, ha preso in carico il progetto.
La cosa interessante è stata che le colleghe bibliotecarie dell’università, nel loro tempo libero, si sono dedicate a sistemare la biblioteca, a catalogare i libri che erano disponibili e a insegnare alle detenute un metodo di catalogazione ovviamente molto semplice, molto intuitivo, perché gli strumenti all’interno sono sempre relativi. Poi ho finito anche l’epoca del comitato pari opportunità, perché la nuova legislazione li ha accorpati insieme ai comitati per il mobbing, ai comitati unici di garanzia, è finito anche questo lavoro da parte del comitato, però io sono riuscita a raccogliere intorno a me ancora delle persone volontarie e quindi è nato questo gruppo informale che ormai da un po’ di anni fa questa attività e quindi per esempio Silvia Miglietta, qui presente, fa parte di questo gruppo e si dedica con molta passione. E poi ce ne sono delle altre, siamo tutte donne che apparteniamo appunto a mondi diversi, chi è insegnante in pensione, chi è ancora studentessa, chi come me lavora, chi come Silvia è stata assessora alle pari opportunità e a tante altre deleghe del Comune di Lecce, chi lavora in ASD, insomma molto diverse che dedichiamo due ore ogni settimana per portare avanti questo progetto.”
Avete avuto difficoltà a rapportarvi con le detenute all’inizio o c’è stata subito apertura? E nello specifico avete avuto difficoltà ad entrare, prima di tutto, nel carcere proprio burocraticamente ?
“Entrare in carcere è sempre complesso, non è mai facile, – spiega la Dott.ssa Silvia Miglietta- qualunque cosa si voglia fare perché è complessa la burocrazia, sono complesse le autorizzazioni e malgrado i progetti di volontariato siano il sostegno principale che le persone in stato di detenzione hanno, l’unico contatto spesso con il mondo esterno è con cose che sono diverse da quelle che normalmente si fanno in carcere.
Con le detenute abbiamo avuto difficoltà oppure ne abbiamo sempre, nel senso che loro hanno accolto favorevolmente il nostro progetto, noi ci incontriamo con le detenute nella sezione dell’alta sicurezza, che sono quelle che stanno più a lungo in stato di detenzione, quindi riusciamo anche ad avere molta continuità con il progetto perché poi se entreremo nel dettaglio potremo spiegare meglio il motivo, però è una difficoltà che si rinnova quasi a ogni incontro perché ci vediamo adesso una volta alla settimana e prima una volta ogni 15 giorni e ovviamente ogni volta che ci incontriamo noi veniamo dall’esterno quindi spesso siamo anche destinatari dei loro sfoghi, delle loro frustrazioni raccogliamo i racconti delle loro difficoltà, dei loro problemi di salute, dei loro problemi per i colloqui perché molte non sono residenti, anzi nessuno è residente a Lecce o in provincia.
Difficoltà in questo senso, nel senso che sempre una prima parte del nostro incontro si risolve sempre in una sorta di sfogo reciproco, prima poi di entrare nel vivo del nostro pomeriggio, dell’ora e mezzo che passiamo insieme che appunto consiste nel condividere delle letture di libri che scegliamo insieme o che noi proponiamo loro o che scegliamo sul loro input. Perché magari hanno desiderio di leggere alcuni libri di cui hanno sentito parlare in televisione e ultimamente diciamo nell’anno scorso siamo anche riusciti a fare una specie di upgrade perché siamo riusciti a realizzare con tre scrittrici, tre autrici tre presentazioni in carcere dei loro libri e questo è stato un bellissimo confronto per loro perché diciamo abbiamo avuto appunto come piace a noi partecipare alle presentazioni dei libri così per loro è stato interessante vivere questa esperienza che cerchiamo in tutti i modi di implementare diciamo di aumentare
Contattiamo personalmente autrici non solo locali eccetera e ci rendiamo conto che è una cosa abbastanza complessa perché spesso gli scrittori, le scrittrici passano dalle autorizzazioni delle loro case editrici e quindi diciamo non sempre riusciamo poi ad avere le autrici in carcere malgrado la loro presenza nella nostra città, malgrado alcune siano proprio di Lecce, però è una cosa sulla quale continuiamo a lavorare perché abbiamo visto che è stata una bella esperienza è stata ben accolta e anche per dare loro la possibilità di confrontarsi poi direttamente con chi ha scritto il libro che hanno letto che magari è piaciuto o magari no.
Io volevo solo aggiungere questa cosa che appunto di solito con le detenute che sono cambiate nel corso degli anni alcune sono diciamo più costanti però io ne ho incontrate tante, da parte loro inizialmente c’è sempre un po’ di resistenza anche perché come dire spesso non vogliono essere deluse magari temono che poi tu vai una volta, due volte e poi ti perdi e poi non vai più e quindi per loro questa è una delusione.
Noi riusciamo ad alternarci e quindi a garantire sempre la nostra presenza, e credo che questo abbia anche grazie al lavoro che diceva Silvia, con le presentazioni, conquistato la loro fiducia. Un’altra cosa è nel rapporto con le detenute io dico sempre, perché poi lavoro anche in università con le tirocinanti del corso di laurea in sociologia che fanno il tirocinio in carcere, che bisogna avere quando si decide di fare questo tipo di attività di sospendere il giudizio perché tu non puoi arrivare lì e pensare che puoi giudicare o dire quello che hanno fatto o non hanno fatto cioè vai lì con lo spirito di dedicare il tuo tempo a stare bene e dare degli stimoli a delle persone che per un loro percorso stanno scontando una pena. Io personalmente ad esempio non vado mai a guardare perché X o Y sono lì. Sono loro che raccontano a volte, c’è uno scambio.
Qualche volta quest’anno qualcuna ha raccontato ma poco, diciamo hanno fatto magari dei riferimenti, ma effettivamente del motivo per cui si trovano lì non ne parliamo mai, noi non chiediamo e loro non ci dicono.
Condivido naturalmente quello che dice Paola- aggiunge la Dott.ssa Miglietta- perché il pregiudizio poi inquinerebbe l’attività, toglierebbe spontaneità, toglierebbe sincerità è chiaro che per noi non è difficile immaginare i reati di persone che scontano la loro pena fuori regione, in regime di alta sicurezza, insomma non è difficile immaginare quali reati possono essere accusate, per quanto nel nostro favoloso mondo della giustizia italiana quest’estate è stata scarcerata una donna che faceva parte del nostro gruppo di lettura, assolta per non aver commesso il fatto dopo due anni e mezzo in regime di alta sicurezza, due anni e mezzo, cioè non è mica poco ed è stata completamente assolta per non aver commesso il fatto, questa cosa mi sembra significativa, perché nel carcere ci puoi finire anche da innocente, lo sappiamo”
Della situazione detentiva ne parlano, si lamentano? L’estate appena passataci sono state diverse sollevazioni nelle carceri, questo tipo di disagio, si avverte?
“Si avverte, si avverte, tenga conto che il carcere di Lecce è un carcere sovraffollato conta quasi 1200 persone a fronte di una capienza di circa 750 se non ricordo male, le donne sono relativamente poche perché sono circa un numero che oscilla tra i 70 e i 80 insomma sono veramente poche però anche nelle loro sezioni ci sono stati non quest’anno ma l’inverno scorso episodi di insofferenza significativa e rispetto a quest’estate per esempio noi di solito sospendiamo il progetto a giugno, diciamo luglio-agosto, e riprendiamo a settembre quest’anno alcune di noi si erano rese disponibili a continuare a venire in estate perché restavamo a Lecce, non andavamo fuori al mare eccetera e da parte loro c’è stato proprio un’alzata di scudi perché loro ci hanno detto noi l’estate non abbiamo la forza neanche di aprirlo un libro non ne parliamo di muoverci, di scendere, di salire perché l’estate in carcere è una cosa che le annienta, che le annichilisce e addirittura non hanno accettato la nostra proposta di continuare a incontrarci in estate perché giustamente dicevano che il caldo le affatica, le prova talmente tanto che loro non hanno proprio le forze per fare nulla e hanno ragione, perché noi solamente per l’ora e mezzo che a giugno passavamo in biblioteca che fosse al sole per tutto il pomeriggio non respiravamo, immaginarsi nelle celle che cos’era la situazione che cosa è potuta essere quest’estate o l’estate scorsa che sono state torride
Una parte dell’incontro di solito è appunto diciamo uno sfogatoio tra virgolette c’è l’occasione di confrontarsi con chi viene dall’esterno e di dire quello che non va e purtroppo c’è un problema strutturale del carcere di Lecce nel senso appunto c’è un sovraffollamento ed è anche strutturalmente molto vecchio per cui nonostante la collaborazione che noi abbiamo da parte del responsabile dell’area trattamentale con cui ci interfacciamo, la dottoressa Conte, anche tutto sommato degli agenti quando andiamo c’è proprio un problema strutturale che loro hanno e che avvertono e non so, anche il problema delle docce, ci sono stati periodi che non funzionavano o anche la limitazione che hanno”
Mi dicevano due volte alla settimana si possono fare le docce ?
“Ma anche un frigorifero a volte è un problema- dichiara la Dott.ssa Marino- è più che altro una questione che si scontra con la burocrazia allora proprio perché a giugno quando andavamo coglievamo questo loro disagio, il caldo eccetera e sapevamo che non possono tenere nulla in fresco, per iniziativa di una del gruppo abbiamo messo una quota a testa e abbiamo acquistato un frigorifero, ovviamente la volontaria che aveva avuto quest’idea prima ha verificato con la direttrice che fosse possibile questo, e gli era stato risposto di sì, quindi abbiamo acquisito questo frigorifero ed è stato consegnato. Per un sacco di tempo il frigorifero non l’hanno potuto utilizzare e adesso non so sinceramente come lo stanno utilizzando, perché c’erano tutta una serie di problematiche burocratiche legate alla regolamentazione dell’utilizzo di un frigorifero in uno spazio comune, quindi alcune volte poi noi dall’esterno pensiamo anche che si possono fare delle cose per essere d’aiuto e poi magari di fatto così non è o comunque non c’è questa fluidità che invece sarebbe un po’ più auspicabile. Alla fine lo hanno utilizzato ma solo per l’acqua per esempio non per la frutta lo hanno potuto utilizzare solamente per l’acqua ovviamente essendo tante ci hanno messo un litro di acqua a testa però diciamo almeno quello hanno potuto utilizzare per la testa si si però avessero voluto metterci due pesche ecco non potevano farlo lo hanno potuto utilizzare solo per l’acqua”
In ogni caso un frigorifero è stato acquistato grazie a voi, altrimenti sarebbe stato un problema
“Sì, in realtà di queste iniziative se ne registrano tante per fortuna però diciamo un po’ più semplici come per esempio le raccolte di prodotti per l’igiene, le raccolte di abbigliamento per le persone più indigenti e quelle sono un po’ più semplici da organizzare periodicamente si fanno, però ecco per la prima volta noi abbiamo visto che una cosa così era in realtà una cosa complessa eppure sembrava così semplice cioè compri un frigorifero lo attacchi a una pres della corrente e lo fai utilizzare invece no non è stato così”
La ripresa come è stata? Nel senso come funziona la ripresa stagionale, avete già deciso, condiviso, una lettura da leggere o diverse letture da leggere?
“Abbiamo ripreso da un paio di settimane e siamo ripartiti con il libro di Serena Dandini ,l’ultimo libro perché abbiamo una delle volontarie che ha avuto un contatto con la scrittrice che ha assicurato che alla prima occasione siccome ha comunque casa da queste parti sarebbe riuscita a inserire questo incontro con le detenute. Di solito noi acquistiamo uno o più copie del libro glielo portiamo così loro poi se li fanno girare lo leggono, tra l’altro io ancora non sono tornata però mi dicevano che le Muse le hanno appassionate molto quindi è una lettura che sta piacendo per cui sicuramente adesso lavoriamo su questo testo poi probabilmente abbiamo una disponibilità di una scrittrice e attrice teatrale per cui in uno dei mercoledì terremo questo laboratorio perché loro una cosa che chiedono spesso è quella di fare attività che le mettano in gioco e in movimento quindi sia attività fisica ma anche proprio mettersi in gioco, partecipare, essere attive
Giulia Maria Falzea che è una delle scrittrici dell’anno scorso le ha incontrate, ha fatto un bellissimo incontro che anche a loro è piaciuto molto ci ha dato questa disponibilità quindi stiamo organizzando quest’altra cosa poi speriamo presto, grazie anche a Conversazioni sul Futuro e agli amici che la organizzano di fare un appello per implementare la biblioteca, perché in questi giorni stiamo collaborando con un progetto portato avanti da un’associazione per la pubblicazione aggiornata dei libri presenti in biblioteca e siccome molte di loro leggono molto e ovviamente i libri che ci sono, risultano veramente vecchi, alcuni imbarazzanti, con l’occasione vorremmo fare un repulisti e poi provare ad avere con le collaborazioni esterne dei testi più recenti, più aggiornati perché oggettivamente insomma leggere aiuta a leggere, ti fa passare il tempo ti fa approfondire gli argomenti, ti distrae, ti consente di evadere come si dice stiamo usando un po’ le parole quindi va bene l’attività soprattutto se tu sei affiancata a questa lettura attiva è anche molto bello condividere le riflessioni su quello che si è letto e il libro di Serena Dandini sta dando un sacco di spunti di riflessione Il libro parla di molti aspetti che poi puoi paragonare alle loro vite, alle loro esperienze quindi questo costituisce, per fortuna un grande stimolo, continueremo a lavorare in questa direzione”
Adesso quante sono le detenute che eseguono il progetto?
Sono 8, quattro del gruppo vecchio e altre quattro sono nuove, una è stata liberata e quindi se ne è andata e due sono a fine pena
Mi dicevate che a volte gli scrittori sono propensi ad entrare nelle carceri, a condividere eccetera, però poi c’è la casa editrice che mette il veto
“Le case editrici organizzano le promozioni dei libri e fanno girare gli scrittori soprattutto per far vendere il libro, sanno benissimo che in un carcere non vendi, ma si tratta di un’opera sociale, pertanto non tutti gli editori fanno passare i propri autori per il carcere. Ci sono molti che si sono ritagliati parte del loro tempo per passare, perchè ci tenevano. Un’autrice senegalese era a Lecce per la presentazione del suo libro, lei alle tre di pomeriggio ha preso la macchina, è venuta in carcere per fare la presentazione e non ha dovuto dare conto del suo tempo libero e di dove lo stesse trascorrendo. Noi abbiamo contattato autori locali, autrici locali, abbiamo contattato un’altra autrice che ha una casa nella zona, cioè ci sembra un po’ strano che tutti ci rispondano dovete parlare con la casa editrice, magari potrebbe essere più semplice, anche perché per loro veramente, poi si tratta di un’ora, sarebbe un’occasione straordinaria. Però questo appunto dipende dalle singole sensibilità.”
Di seguito il video dell’intervista :