Curve a delinquere, ascoltato Zanetti, salta l’audizione di Fedez
“Non abbiamo ricevuto pressioni, non abbiamo ricevuto minacce, erano normali telefonate” dalle prime due deposizioni di Inzaghi e Zanetti, il filo conduttore è il sottolineare che non ci sono mai state pressioni o sudditanza psicologica. Non sappiamo se ciò è il reale sentiment degli interrogati o sia una indicazione dei legali dell’Inter per dimostrare che il club nerazzurro non era succube degli ultras della Curva Nord, la “casa” dei tifosi dell’Inter.
Le dichiarazioni di Inzaghi e Zanetti oltre a confermare che i contatti tra tifosi e tesserati c’erano, fanno emergere un sistema di carattere vessatorio, una sorta di do ut des, tifo, in cambio di biglietti per le partite da rivendere fino a 10 volte il prezzo di mercato e innescare un mercato parallelo finalizzato a finanziare attività illecite. Dopo l’interrogatorio di Inzaghi, nella giornata di ieri è stato Javier Zanetti a sottoporsi alle domande dei magistrati Ombra e Storari titolari dell’inchiesta.
L’ex capitano e bandiera nerazzurra, ora vicepresidente del club, ha ammesso di conoscere gli ultras, li ha riconosciuti uno per uno quando gli sono state mostrate le foto, compreso Antonio Bellocco, l’affiliato all’ndrangheta, ucciso il 4 settembre con 20 coltellate, da Andrea Beretta, capo della tifoseria dell’Inter. Nell’interrogatorio, durato circa 2 ore, Zanetti ha fatto chiarezza sulla telefonata fatta da Marco Ferdico, uno dei capi della Nord, a Inzaghi, in cui ammette di aver sentito Zanetti per i biglietti, e sulla telefonata che lo stesso Zanetti avrebbe fatto a Ferdico per informarlo che la Procura aveva aperto una indagine sugli ultras.
Per quanto riguarda i biglietti l’ex capitano ha dichiarato di “non avere compiti esecutivi del board” e che quando ha contattato le figure del club preposte ai rapporti con la tifoseria organizzata, “la situazione era già nota”. Non solo, il capitano ha sminuito le presunte minacce, come lo sciopero del tifo o l’ipotesi di disertare la trasferta nella capitale turca per la partita contro il Manchester City, perchè, a suo avviso non erano più di tanto credibili data l’importanza dell’evento.
Il capitano ha anche affermato di avere spesso parlato con i tifosi della Nord “Da 30 anni sono all’Inter prima come giocatore e poi come dirigente, ogni tanto mi chiamano i capi per dei video, esponenti della tifoseria, non gli ho mai visto fare nulla di male nei confronti del club” Su Bellocco, l’erede del clan di ‘ndrangheta, invece Zanetti ha aggiunto : “L’ho visto una volta, me lo hanno presentato altri della curva in una situazione conviviale” Su cosa intenda Zanetti per “situazione conviviale”, non ci è dato sapere, oltre ad avere contatti telefonici con gli ultrà si sedeva a tavola con loro? Infine il vice presidente interista ha categoricamente smentito di aver telefonato a Ferdico, capo ultras della Nord, per informarlo che la Procura aveva aperto un’indagine “Mai detto nulla del genere”
Per il momento intanto non avverrà l’audizione di Fedez in Procura, a differenza di Inzaghi e Zanetti il rapper non è stato convocato dai magistrati, ma ha chiesto lui stesso di fare una deposizione spontanea. Fedez non è indagato, ma è ritenuto persona informata sui fatti per i contatti avuti con Luca Lucci, capo ultrà del secondo anello della Sud, sponda milanista. Luca Lucci è colui che ha presentato al rapper, Christian Rosiello, devenuto poi sua guardia del corpo, con il quale Fedez avrebbe partecipato alla spedizione punitiva il 22 aprile scorso contro il personal trainer Cristiano Iovino, ma questa è un’altra storia.