Ramy, parla l’amico: “Speronati da dietro”, sequestrati 6 cellulari ai carabinieri, 3 sono indagati
Ramy Elgaml, il ragazzo egiziano morto a Milano la notte del 24 novembre al termine di un inseguimento, aveva il casco mentre era sulla moto guidata dal suo amico Fares Bouzidi. Con il capo protetto il giovane non sarebbe morto, la protezione è saltata durante l’inseguimento, a causa di un dosso, fuga che è terminata contro un palo in Via Quaranta, impatto che si è rivelato fatale per Ramy.
Fares Bouzidi, arrestato dopo l’incidente, a lungo degente in ospedale a causa del medesimo, ha raccontato la sua versione dei fatti durante l’interrogatorio di convalida davanti alla gip di Milano, Marta Pollicino:
“Non ho perso io il controllo, ho sentito questa botta, questo urto, questa spinta da dietro, poi siamo volati, questo mi ricordo e mi ricordo di essermi svegliato, poi, in ospedale”.
Il giovane ha anche aggiunto che non c’è stato alcun “alt” da parte dei militari dell’Arma, lui si è spaventato perché sprovvisto di patente:
“Mi sono spaventato perché non ho la patente. Durante la fuga io speravo di fermarmi o rallentare così che Rami scendesse. Non mi sono neanche accorto che aveva perso il casco”.
I legali di Bouzidi hanno chiesto la revoca degli arresti domiciliari, il loro assistito è attualmente in stato di fermo per resistenza a pubblico ufficiale e omicidio stradale, per quest’ultimo è indagato anche il vicebrigadiere dei carabinieri che era al volante dell’auto di servizio che avrebbe speronato la moto.
La testimonianza del giovane si va ad aggiungere a quella di un altro testimone che sostiene di aver visto anche lui l’impatto tra la macchina dei militari e la moto su cui erano Faroudi e Ramy. Impatto che i carabinieri hanno sempre negato, affermando che il giovane abbia da solo perso il controllo del mezzo.
Che lo scontro ci sia stato ormai non ci sono più dubbi e che il verbale dei carabinieri sia stato modificato anche. A questo proposito sono indagati altri due militari dell’Arma per favoreggiamento e depistaggio, i due, in base all’accusa di un altro testimone, avrebbero cancellato (o fatto cancellare), i video registrati nell’immediatezza dell’incidente, nei quali era chiaro l’impatto.
A dirimere ogni sospetto e a fare chiarezza se l’impatto sia stato accidentale o se la macchina dei carabinieri abbia investito volontariamente i due giovani nel tentativo estremo (e non consentito dalle circostanze), di fermarli, è stata disposta una consulenza cinematica. A breve sarà anche disposta una consulenza informatica sui telefonini sequestrati a 6 carabinieri, compresi quelli indagati.