Caso Pelicot, la sentenza: condanne per il marito ed i 50 co-imputati
Gisele Pelicot ha avuto giustizia, condannati il marito e i 50 co-imputati
Ha scosso tutto il mondo la storia di Gisèle Pelicot, la 71enne francese che per anni è stata drogata dal marito e violentata da lui e da decine di sconosciuti. Gli abusi, secondo la ricostruzione agli atti di causa, sono avvenuti tra il 2011 e il 2020 a Mazan, dove la donna abitava con il marito, artefice delle violenze sulla moglie.
L’orribile organizzazione del marito per non essere scoperto
I fatti sono venuti alla luce, quando lui è stato arrestato per un reato a sfondo sessuale non correlato alle violenze coniugali e la polizia ha trovato nei suoi dispositivi elettronici migliaia di foto e video ripresi durante gli stupri. Ma veniamo ai fatti: la donna è stata violentata da sconosciuti che il marito reclutava su Internet, almeno una cinquantina quelli identificati dagli inquirenti di età media tra i 26 e 73 anni. Ogni volta, il marito, somministrava alla moglie un potente ansiolitico.
Ai convenuti, dava istruzioni precise per non svegliare la vittima: né profumi né odore di sigaretta, scaldarsi le mani sotto l’acqua calda. La donna non si è resa conto di niente e ha appreso tutto quello che le era capitato a 68 anni. L’uomo ha filmato le scene di violenza e poi le ha distribuite online, su una piattaforma, ora chiusa. Gisèle Pelicot ha raccontato di non essersi mai accorta dei tentativi del marito di renderla incosciente, anche se aveva notato di avere delle perdite di memoria e non si sentiva bene e che per questo motivo aveva sospettato di avere l’Alzheimer.
Gisele non ha voluto l’anonimato affinchè tutti sapessero
Il marito assecondava questa sensazione e l’aveva accompagnata a diverse visite neurologiche, tutte con esito negativo. Quello che emerge dal processo e’ l’immagine di una donna spezzata nel corpo, ma inossidabile nel coraggio e nella dignità, tanto da volere, nonostante in Francia sia garantito l’anonimato per i processi su abusi sessuali, che si svolgesse a porte aperte. Ha voluto parlare e ha voluto che tutti potessero ascoltare e vedere le immagini di questo processo affinché “tutte le donne vittime di stupro possano dire a sé stesse ‘Madame Pelicot lo ha fatto, anche noi possiamo farlo'”
“Non voglio più – ha esclamato – che provino vergogna. La vergogna non dobbiamo provarla noi, sono loro che devono provarla. Oggi la corte penale di Vaucluse, ad Avignone, ha condannato l’imputato Dominique Pelicot, ex marito di Gisèle, a vent’anni di reclusione, su richiesta dell’accusa.
Le condanne per il marito e per i 50 co-imputati
Dominique è stato giudicato colpevole di tutti i capi d’accusa. Gli stessi figli sono però rimasti “delusi” dalle pene inflitte, che hanno giudicato “lievi”.
Nessuno dei 50 co-imputati è stato assolto al processo di Vaucluse. Le condanne inflitte variano da tre a dodici anni. Tutta questa storia orribile ci insegna una cosa, ed usiamo volontariamente le parole di Gisele:
“Perché uno stupratore non è soltanto qualcuno che incontri in un parcheggio buio a tarda notte. Lo puoi trovare anche in famiglia, tra gli amici.”