Palermo, donna lasciata 8 giorni in barella muore senza cure
Palermo: morire in barella
Un drammatico episodio si è verificato all’ospedale Ingrassia di Palermo, dove una paziente di 76 anni, è morta dopo essere stata lasciata per otto giorni su una barella nel pronto soccorso, senza ricevere le cure adeguate.
Il caso è stato reso pubblico da Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera, che ha denunciato le condizioni inaccettabili in cui la donna è stata costretta a vivere nelle sue ultime giornate di vita.
Il decesso e il sequestro della documentazione clinica
La donna, originaria di Menfi e residente a Palermo, era una paziente oncologica con una lunga storia di malattie croniche. Affetta da carcinoma mammario, cardiopatia e diabete, con un pacemaker impiantato, la sua condizione era particolarmente fragile.
Nonostante ciò, è stata tenuta per giorni in un’area di emergenza, su una barella, dal 10 al 18 dicembre 2023, senza essere trasferita in un reparto adeguato. Solo il 19 dicembre, quando la sua salute era già gravemente compromessa, è stata trasferita a Medicina Generale.
Purtroppo, il 20 dicembre, è deceduta a causa di un “arresto cardiocircolatorio in paziente con shock settico e insufficienza multiorgano”, come riportato nel certificato necroscopico.
Secondo i familiari, la 76enne è stata trattata in “condizioni assolutamente incompatibili” con il suo stato di salute.
La figlia ha deciso di denunciare l’accaduto, chiedendo alla Procura di accertare eventuali responsabilità per quanto accaduto. La polizia ha sequestrato le cartelle cliniche e disposto l’autopsia per fare chiarezza sulle cause della morte.
Il sistema sanitario in crisi: un allarme che non viene ascoltato
Non si tratta di un episodio isolato, ma un sintomo di un problema molto più ampio che affligge il sistema sanitario siciliano.
Da tempo i pronto soccorso dell’isola sono teatro di situazioni insostenibili, con pazienti che, soprattutto quelli più fragili, sono costretti a lunghi periodi di attesa su barelle, senza ricevere le cure necessarie in tempi adeguati.
Davide Faraone ha sottolineato con forza la gravità di quanto accaduto:
“Una paziente, ancor di più fragile, non dovrebbe stare 8 giorni in barella al pronto soccorso prima di essere trasferito in un reparto o in una clinica. E invece Maria ha vissuto gli ultimi giorni della sua vita nelle stesse condizioni in cui sono costretti a stare i siciliani che hanno la sfortuna di finire in un pronto soccorso”.
La denuncia di Faraone evidenzia come le immagini di una sanità al collasso siano ormai la norma, non l’eccezione e come, nonostante le richieste di interventi urgenti, la situazione non sembri migliorare, anzi, sembri peggiorare.
Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, è stato accusato di non aver preso misure efficaci per risolvere questa emergenza sanitaria.
Faraone ha parlato di un’assuefazione che regna nella politica regionale, con le istituzioni che sembrano rassegnate a una situazione che porta a continui scandali senza che vengano mai presi provvedimenti concreti.
La denuncia della figlia: “Un’ingiustizia che non può restare impunita”
La figlia della donna ha dichiarato che la morte della madre è un’ingiustizia che non può restare impunita.
La sua denuncia è il grido di dolore di una famiglia che ha perso un proprio caro in circostanze che appaiono, a dir poco, inaccettabili.
“Voglio che si faccia luce su quanto accaduto e che le responsabilità vengano accertate. Mia madre non meritava di finire la sua vita in quelle condizioni”
ha dichiarato.
Questo tragico episodio oltre a essere un dramma umano, è anche un campanello d’allarme per l’intero sistema sanitario siciliano.
La gestione delle emergenze e la capacità di rispondere in tempi rapidi alle necessità dei pazienti, in particolare quelli più vulnerabili, sono fondamentali per garantire la dignità e la vita delle persone.