Patrizio Spasiano, l’operaio 19enne muore sul lavoro

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Patrizio Spasiano, un operaio di 19 anni originario di Napoli, è deceduto oggi a seguito di una fuga di ammoniaca presso l’azienda Frigo Caserta, situata a Gricignano d’Aversa, in provincia di Caserta.
L’incidente è avvenuto durante lavori di manutenzione su un serbatoio, ai quali partecipavano quattro operai.
Mentre tre di loro sono riusciti a mettersi in salvo, Spasiano è rimasto intrappolato all’interno dello stabilimento. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato successivamente dai vigili del fuoco su un’impalcatura.
Questo tragico evento segue di pochi giorni un altro incidente mortale avvenuto nello stesso stabilimento. Il 31 dicembre 2024, infatti, un altro operaio, Pompeo Mezzacapo, di 39 anni, ha perso la vita schiacciato da un muletto che si è ribaltato.
I sindacati hanno espresso profonda preoccupazione per la ripetizione di incidenti mortali nello stesso luogo di lavoro, sottolineando l’importanza di garantire condizioni di sicurezza adeguate per tutti i lavoratori
“Ci lascia sgomenti la notizia dell’ennesimo incidente mortale sul lavoro avvenuto alla Frigo Caserta, azienda di Gricignano di Aversa, dove una fuga di gas e ammoniaca ha provocato un vasto incendio che ha coinvolto anche diversi lavoratori, risultati intossicati.
La vittima, lavoratore di una ditta esterna, da quanto ci risulta, stava effettuando dei lavori di manutenzione nei pressi del tubo esploso. Si tratta del secondo incidente mortale sul lavoro in 10 giorni all’interno della stessa azienda.
È inaccettabile che la sicurezza non sia il valore primario all’interno dei luoghi di lavoro e inaccettabili sono le leggi che peggiorano le condizioni di lavoro e che, attraverso la catena di appalti e subappalti, scarichino sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori la mancanza di sicurezza, per inseguire il profitto”.
Questa la dichiarazione di Sonia Oliviero, segretaria generale della Cgil di Caserta e del segretario generale Filt Cgil Caserta, Tommaso Pascarella.
“Ennesimo incidente stavolta mortale, dopo quello accaduto stamattina nel porto di Salerno con due feriti, conferma la necessità a tutti i livelli di un impegno immediato sulla sicurezza” dichiarano, in una nota congiunta, Pascarella e Angelo Lustro, il segretario Filt-Cgil Campania.
“Ad oggi non basta solo la formazione o i controlli, ma occorre che tutti i soggetti interessati facciano la loro parte per prevenire o azzerare gli incidenti nei e sui luoghi di lavoro.
Siamo stanchi di una situazione che sembra peggiorare ogni giorno e su cui riteniamo occorra fare molto di più! Aspettando gli accertamenti della magistratura, la Filt Cgil Campania e Caserta, nell’essere vicina al dolore della famiglia del lavoratore, è stanca di ripetere che la sicurezza è un’emergenza e come tale va affrontata.
Questi numerosi incidenti devono scuotere la coscienza di chi ha l’obbligo di fermare queste stragi. Noi continueremo a denunciare che non si può morire lavorando”.
Questa la dichiarazione rilasciata da Giovanni Sgambati, segretario generale Uil Campania.
“E’ l’ennesimo incidente in questa azienda, il che dimostra come in molte realtà non si prenda sul serio la sicurezza sul lavoro, mettendo in evidenza gravi lacune. Ecco perché continuiamo a insistere nel richiedere misure più drastiche, come il riconoscimento dell’omicidio colposo sul lavoro e l’istituzione di una Procura dedicata”.
Ogni giorno, uomini e donne lasciano le loro case al mattino, carichi di speranze e progetti per il futuro.
Salutano i loro cari, promettendo di tornare, ignari che quel giorno potrebbe essere l’ultimo.
Per molti, il luogo di lavoro diventa una trappola mortale, trasformandosi nel teatro di tragedie silenziose che troppo spesso passano inosservate: le morti bianche.
Le morti bianche, un termine che richiama il candore della vita interrotta e l’assenza di colpevole apparente, rappresentano uno dei drammi più dolorosi e sommersi della società contemporanea.
Sono incidenti sul lavoro che strappano vite umane, lasciando dietro di sé famiglie distrutte e un senso di vuoto difficile da colmare.
Ogni anno, le statistiche raccontano una realtà agghiacciante: centinaia, se non migliaia, di persone perdono la vita sul lavoro. Ma dietro a questi numeri freddi e impersonali ci sono volti, storie, sogni spezzati.
Ci sono padri che non torneranno più a casa, madri che non vedranno crescere i loro figli, giovani che non avranno mai l’opportunità di costruirsi un futuro.
Questi incidenti non sono semplici fatalità. Sono il risultato di negligenze, di regole di sicurezza ignorate, di condizioni lavorative precarie o di una mentalità che, troppo spesso, antepone il profitto alla vita umana.
È una ferita che colpisce non solo le famiglie delle vittime, ma l’intera collettività, che si scopre incapace di proteggere chi contribuisce quotidianamente alla sua crescita e al suo benessere.
Di fronte a questa tragedia, è fondamentale interrogarsi sul ruolo della società. Le istituzioni devono rafforzare i controlli e inasprire le sanzioni per chi non rispetta le normative di sicurezza.
Le aziende devono mettere al centro la tutela dei propri dipendenti, investendo in formazione e prevenzione. E ciascuno di noi deve promuovere una cultura del lavoro sicura, che non consideri mai accettabile il sacrificio di una vita umana.