Emanuela Orlandi, vuoto il fascicolo all’Archivio Centrale
Emanuela Orlandi è stata vittima due volte : prima di coloro che le hanno fatto male e dopo di tutti quelli che hanno speculato sulla sua scomparsa. La Orlandi in quasi 42 anni è stata associata alle peggiori organizzazioni criminali e intrighi internazionali, è scomparsa nel nulla in un’epoca in cui non esistevano i cellulari e le telecamere non erano a disposizione su vasta scala.
Una di quelle vicende che si è fatto in modo di insabbiare e bloccare ogni volta che ci si avvicinava alla verità. Una storia di giudici istruttori rimossi dall’incarico improvvisamente e senza motivo e piste investigative abbandonate a favore di esotici accostamenti a bande e piste internazionali.
“La cercarono ovunque quando sarebbe bastato cercare in giardino” per citare il Manzoni a proposito dell’omicidio di una suorina commissionato dalla monaca di Monza. Nel caso della Orlandi non si tratta proprio di suore ma di affini, di una famiglia che da anni cerca la verità pur conservando appartamenti e lavori in Vaticano e di testimoni che si sono portati la verità nella tomba.
Un caso che dopo quarant’anni è di difficile soluzione perché appunto chi avrebbe potuto parlare non può più farlo perché è passato a miglior vita e chi sa ha venduto il proprio silenzio al miglior offerente. La notizia di queste ore è che i documenti sul caso Orlandi, desecretati nel 2017 grazie a una direttiva del governo Renzi e trasferiti dal Ministero degli Interni all’Archivio Centrale dello Stato, sono misteriosamente spariti.
A confermarlo è stato il senatore Andrea De Priamo, presidente della Commissione di inchiesta sulle scomparse di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. I due casi sono stati nell’immaginario collettivo sempre associati per le scomparse avvenute a poco tempo l’una dall’altra, ma oltre pindarici accostamenti non si è mai trovato un filo conduttore che le unisce.
In realtà nel fascicolo trovato vuoto non c’erano documenti di così grande importanza, si tratta di stralci di interrogatori di Alì Agca, attentatore di Giovanni Paolo II, tra le tante piste seguite ci fu anche quella dello scambio di prigionieri, una cittadina vaticana per il terrorista turco, appartenente all’organizzazione dei “lupi grigi”, personaggio contraddittorio, passato alla storia più per essersi definito la reincarnazione di Dio che per l’aiuto offerto da pentito alla giustizia italiana.
Oltre a questi frammenti, nel fascicolo sparito, di cui rimane solo la copertina, c’erano la “richiesta di verbali di Agcà in qualità di teste, “Questura di Roma accertamenti in Italia relativi a cittadini turchi”, “Accertamenti in Germania anche in ambienti turchi-letture in lingua tedesca pervenuta all’ANSA ed al Messaggero”, “Accertamenti conto di Montesanti Alfonso De Lellis Patrizia”, “Fronte liberazione turco anticristiano Turkes”, “Lettera pervenuta all’ANSA (Milano)”, “(M.A:E): Avv Gennaro Egidio”, “Messaggi a firma Phoenix Phenix”.
Insomma un minestrone di tutte le piste possibili immaginabili battute per il ritrovamento della giovane, che sono suonate sempre come depistaggi, un modo per cercare lontano invece di guardare vicino. Il dossier veramente importante è quello commissionato da Mons. Georg, fedelissimo segretario particolare di Papa Ratzinger, e destinato al comandante della gendarmeria vaticana Domenico Giani, che potrebbe contenere informazioni cruciali.
Il dossier conterrebbe documenti talmente importanti, da far asserire a Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, che il cardinale Bertone avrebbe ammesso di custodirlo sotto il cuscino. A parte la suggestiva immagine di un cardinale che dorme con documenti importanti sotto il cuscino resta da capire come mai tale dossier e il suo contenuto rimangono riservati, gettando ulteriore mistero sul caso.
Siamo sempre più del parere che la verità sulla scomparsa della Orlandi verrà alla luce soltanto quando qualcuno avrà bisogno di levarsi un peso dallo stomaco, un moto individuale e spontaneo senza che ci sia bisogno di commissioni o dossier tantomeno di speculazione mediatica.