Ustica, nessun colpevole per la strage, si va verso l’archiviazione

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La strage di Ustica del 27 giugno 1980 resterà senza colpevoli, la procura di Roma ha infatti chiesto l’archiviazione dell’inchiesta, non essendoci possibilità alcuna di risalire a chi o cosa abbia provocato l’abbattimento del DC9 dell’Itavia proveniente da Bologna e diretto a Palermo. Nonostante le decine di rogatorie internazionali, le più recenti con Francia e Stati Uniti, e le numerose testimonianze raccolte dai magistrati non si è arrivati all’individuazione di un colpevole.
In procura staziona il dossier relativo alla vicenda, comprensivo di migliaia di pagine e documenti, verbali di testimonianze e risposte a tante domande tranne a quella definitiva. Dai Paesi alleati pur essendoci stata collaborazione, le informazioni sono state spesso fuorvianti e poco riscontrabili.
Non solo, la qualità delle risposte provenienti dall’estero, hanno sollevato dubbi sulla loro completezza, quasi ci fosse stato imbarazzo a rispondere e timore a collaborare su un caso in cui le ipotesi sono tante, ma le risposte poche.
Le ipotesi sulla strage
La procura di Roma nella sua richiesta di archiviazione, ha escluso che sul DC9 Itavia potesse esserci un ordigno predisposto per esplodere, il velivolo è caduto a causa del contatto con un oggetto esterno che lo ha diviso in due. I giudici hanno anche escluso la pista dell’attentato terroristico, unica cosa certa è che la sera in cui l’aereo è stato abbattuto, nei cieli di Ustica volarono degli intercettori “fantasma”, ma purtroppo non identificati dai radar. Velivoli in assetto da combattimento avrebbero intersecato la rotta del DC9 perché in quel momento impegnati in manovre di addestramento.
L’ipotesi di collisione
Alla fine degli anni ’90, una perizia tecnico-scientifica, aveva provato la possibilità di una collisione che avrebbe portato alla distruzione dell’aereo. Da ciò che si è evinto dal controllo dei radar, c’è la certezza che i caccia in esercitazione su Ustica assunsero una condotta da combattimento, che coincideva con la rotta del DC9. Manovre che avrebbero comportato un forte spostamento d’aria che avrebbe provocato la rottura di un’ala del velivolo italiano causandone la caduta.
La scarsa collaborazione internazionale
Gli inquirenti nelle loro rogatorie internazionali, hanno anche chiesto contezza agli Stati Uniti sulla presenza di una portaerei statunitense nelle acque del Tirreno per una esercitazione militare quel 27 giugno. Gli USA ne hanno confermato la presenza, ma hanno tenuto a sottolineare che al momento del disastro la loro nave era ferma e i radar erano spenti.
Anche le autorità francesi, in transito con i loro mezzi in quel periodo su Ustica, hanno fornito risposte non determinanti per l’inchiesta. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del 45esimo anniversario della strage, giurando sull’impegno dell’Italia sulla ricerca della verità, aveva chiesto massima collaborazione agli alleati, cosa purtroppo non avvenuta in maniera risolutiva.
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