Solo poche settimane fa si dibatteva sull’opportunità di affidare a Stefano De Martino un programma “di punta” come Affari tuoi e si rimpiangeva, prima ancora che la trasmissione riaprisse i battenti, Amadeus.
De Martino, contrariamente a chi aveva gridato allo scandalo all’indomani della sua “investitura” se la sta cavando più che egregiamente e i risultati gli danno ragione.
Sorte diversa per Amadeus, il suo approdo al NOVE non ha portato i risultati sperati.
Vuoi perché il pubblico è abitudinario e l’access time è da anni affaire di Raiuno, vuoi perché si è scelto un programma che già sulla rete ammiraglia della Rai aveva dato evidenti segni di stanchezza. Chissà chi è alias I soliti ignoti era stato, d’altronde, già cassato dalla programmazione di viale Mazzini, nonostante tutto.
Lasciamo agli esperti, agli analisti competenti o improvvisati che siano, dibattere sulle motivazioni di questi risultati.
A contare sono i numeri, un dato di fatto di cui tristemente bisogna prendere atto.
Ma al di là di share, percentuali, compensi, aspettative e risultati reali, prendiamo spunto dalle parole di Flavio Insinna, uno dei tanti conduttori del programma ideato da Paolo Bonolis e che è arrivato sugli schermi nel lontano 2003.
“Io sto qui, studio il lavoro, registro il programma in uno studio a fianco a quello dove ho fatto Affari tuoi nel 2006 e mi ha cambiato la carriera. Qualche volta che mi capita in camerino a casa di guardarlo, io lo guardo veramente con la tenerezza e mi rivedo. Io non lo conosco Stefano, ma lo guardo come veramente fosse un figlio perché c’avevo 40, lui ce n’ha 34, 35, insomma è ancora più giovane.
Ero comunque giovane, venivo solo dai telefilm e so quanto è difficile, so quanto è bello però quando quel programma lo cominci a sentire tuo, racconti le famiglie, le emozioni, si piange, si ride. Tifo come un matto, quella cosa è nel mio cuore, è nella mia vita Affari tuoi. Quindi non è che non sono sereno nel giudizio, sono appassionato e innamorato.
Un paio di volte che l’ho visto, io ti giuro, non ti voglio dire che mi sono commosso, però sono tornato indietro al 2006, comincio a diventare “vecchiariello”. Quindi mi emoziono e lo guardo veramente come fosse un nipote, un figlio e gli auguro veramente, ma lo sta già facendo, va come un treno. Mi rivedo nell’entusiasmo quando si prende il concorrente sulla schiena, le corse nello studio, l’entusiasmo.
Mi ci rivedo ragazzo, quando facevo Affari Tuoi, che è stata un’esperienza meravigliosa.
Amadeus ha fatto delle cose pazzesche, ripeto, andrei calmo con la cosa, è un super fuoriclasse, vediamo che fa, se no è troppo facile. Cioè è possibile che non c’è memoria in questo paese, passi dal 190 mila per cento di Sanremo, l’inizio è un po’ così e quindi via, addio, mamma mia.
E’ come nella vita, che fa? Ok cambia il telefonino ogni due mesi che c’è il modello nuovo, ma con le persone non funziona così nel mio mondo. E quindi in bocca al lupo pure a lui. Qui facciamo dei mestieri, ci proviamo.
Lì c’è il mio tifo perché ripeto, l’ho condotto, l’ho cosato, lo guardo con gli occhi dell’amore, Affari Tuoi e Stefano. Amadeus lo sa benissimo, non c’è bisogno che glielo dica. Gli auguro proprio di rimanere tranquillo, centrato come sempre lui e di fare sempre meglio, ma perché se lo merita.
Ma perché poi sono sfide, sono scelte, poteva rimanere, ha preferito quello. E vabbè, allora adesso tiro al bersaglio, mamma mia. No, no, proprio no, proprio no.”
Stefano De Martino ed Amadeus si sono messi in gioco, hanno avuto il coraggio di accettare sfide dall’esito ignoto e di pagarne, coscientemente, le eventuali conseguenze.
Lo showman campano, spinto dalla voglia di confrontarsi per la prima volta in un ruolo che lo vedeva protagonista assoluto e non in un progetto corale a cui si è aggiunta, probabilmente, la voglia di affrancarsi definitivamente dal ruolo di marito di che lo accompagna da anni, ha raccolto il pesante testimone lasciato da Amadeus consapevole che era un “la va o la spacca”, che una eventuale debacle poteva costituire un insormontabile ostacolo alla sua carriera.
D’altro canto Amadeus ha lasciato la sua comfort zone, la sua gabbia dorata, per inseguire nuovi obiettivi e cimentarsi in nuove sfide professionali con la consapevolezza di avere tutto da perdere.
I risultati di entrambi hanno stupito, in un modo e nell’altro, ma piuttosto che concentrarsi su quanto entrambi abbiano messo da parte la meta per godersi il viaggio, stiamo assistendo ad uno squallido sciacallaggio.
Chi venerava uno e criticava l’altro, in poco più di un mese ha ribaltato il proprio giudizio, esprimendosi, in entrambi i casi, con elogi sperticati da una parte e malcelata cattiveria travestita da ironia dall’altra.
Sorge allora una domanda, spontanea. Saranno cambiati i numeri del telecomando, gli orari, i programmi ma De Martino ed Amadeus sono le stesse persone di un mese fa, stesso talento, stessa personalità, stessa professionalità.
Partendo dal fatto che il carro del vincitore, reale o presunto che sia, appartiene al vincitore ed a nessun altro, se salirci a convenienza crea così tanta soddisfazione, quanto può essere vuota e insoddisfacente la propria vita?
Io una risposta ce l’ho, Voi?
About The Author