Autonomia Differenziata, primo sì al referendum per l’abrogazione
La Corte di Cassazione giovedì 12 dicembre ha dato il via libera preliminare al referendum abrogativo sull’Autonomia Differenziata, anche se l’iter non è ancora concluso in quanto si dovrà aspettare il parere sulla ammissibilità del quesito dalla Corte Costituzionale entro il 20 gennaio 2025.
Il quesito referendario per abolire la legge, aveva superato il quorum delle 500 mila firme in pochissimi giorni, tanto da suscitare subito il plauso del Comitato “Sì all’Italia, unita – libera – giusta” composto da molti partiti politici, sigle sindacali e l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia-Anpi, nonché molti Presidenti di regione del Sud Italia.
Il testo di legge, per come è formulato, rappresenterebbe grave attacco all’impianto costituzionale del Paese. Non a caso, la Corte Costituzionale si è recentemente espressa in termini piuttosto duri, considerando “illegittime” sette specifiche disposizioni.
Ma procediamo per gradi: cosa si intende per Autonomia Differenziata? . Le Regioni fanno richiesta di autonomia su alcune o tutte le 23 materie, tra le quali ci sono la tutela della salute, l’istruzione, l’ambiente, lo sport, l’energia, i trasporti, la cultura, il commercio estero. Su quattordici di queste materie devono rispondere ai cosiddetti Lep, cioè i Livelli essenziali, ovvero dei criteri di servizi minimo garantiti su tutto il territorio nazionale.
Il governo potrà sostituirsi alle Regioni quando gli enti interessati si rivelino inadempienti rispetto a trattati internazionali o normative comunitarie o sussista pericolo per la sicurezza pubblica o per tutelare unità giuridica e economica.
L’autonomia differenziata, a parere di molti, è destinata a dividere l’Italia, aumentando il divario e la burocrazia, compromettendo le politiche ambientali, l’istruzione e la sanità pubblica e penalizzando, tra le altre cose, i comuni e le aree interne. L’economia del Sud, per quanto in lieve crescita grazie ai fondi del PNRR, potrebbe risentirne in maniera massiccia. Qualora anche la Corte Costituzionale desse parere positivo al Referendum si voterà nella prossima primavera.