Bruce Springsteen nel 2025 il biopic, il racconto della disillusione del sogno americano
Bruce Springsteen ha fatto visita a Jeremy Allen White, che ha interpretato il personaggio di Springsteen negli anni ’80, sul set della biopic del cantautore Deliver Me From Nowhere.
I due sono stati fotografati a Bayonne, NJ, lunedì, mentre Allen White e il regista Scott Cooper giravano una scena in quello che sembra il parcheggio di una concessionaria di automobili.
Springsteen e Allen White sono stati avvistati abbracciati e intenti a dare un’occhiata ad alcune auto d’epoca, tra cui una Chevrolet Z28 Camaro, che Springsteen ha detto essere stata la prima auto che abbia mai acquistato.
Allen White sta interpretando Springsteen durante la realizzazione del suo album del 1982 Nebraska. Le riprese si stanno svolgendo principalmente nel New Jersey e a New York, città natale di Springsteen, con una produzione aggiuntiva a Los Angeles.
Il film, proveniente dai 20th Century Studios della Disney, dovrebbe uscire nei cinema l’anno prossimo.
Springsteen e il suo manager storico, Jon Landau, sono strettamente coinvolti in Deliver Me From Nowhere. A maggio, Variety ha riferito che la star di Succession, Jeremy Strong, è in trattative per interpretare Landau.
“È un onore irripetibile collaborare con Bruce Springsteen, un artista stimolante e incomparabile che rappresenta così tanto per così tante persone”, ha affermato il presidente di Disney Live Action e 20th Century Studios David Greenbaum in una dichiarazione. “La profonda autenticità della sua storia è in ottime mani con il mio amico Scott Cooper, con cui sono entusiasta di collaborare ancora una volta”.
Bruce Springsteen è il volto indurito dal vento e dalle strade d’America, un narratore del sogno e della disillusione che l’America stessa ispira.
Dagli anni Settanta fino ad oggi, il suo percorso è stato una corsa attraverso le contraddizioni della vita: la lotta e la speranza, la nostalgia e la rinascita, l’amore e la perdita.
Ha raccontato una generazione, ma anche l’anima di ogni singolo individuo che si è riconosciuto nei suoi racconti sinceri.
La sua evoluzione è stata una trasformazione instancabile, che gli ha permesso di passare da giovane ragazzo del New Jersey a poeta e voce di intere comunità, di territori interni fatti di polvere, sogni infranti e cieli aperti.
In Born to Run, forse il brano più iconico di Springsteen, Bruce racconta l’urgenza della fuga, della libertà da trovare sulla strada, del desiderio di qualcosa di più grande e indefinibile, in bilico tra speranza e abbandono.
Born to Run non è solo una canzone: è un manifesto, un grido che riecheggia la frenesia e la debolezza della gioventù, una promessa di qualcosa di meglio, una possibilità di rinascita.
Con la voce rauca, carica di passione, e una musica che esplode come un motore in corsa, Springsteen ha dato vita a un inno per chiunque abbia mai sognato di andarsene, di abbandonare tutto per ritrovare sé stesso.
In quelle parole – “Vagabondi come noi, tesoro, siamo nati per correre” – c’è un senso di urgenza, di energia e di libertà che non smette mai di risuonare.
Ma il percorso artistico di Springsteen non si è fermato al mito della strada.
Negli anni, ha temi di maggiore maturità e introspezione. Album come Nebraska e The Ghost of Tom Joad parlano di un’America oscura, spoglia di illusioni, raccontano le difficoltà di chi cerca dignità nella povertà, nei fallimenti e nelle ingiustizie.
Springsteen ha iniziato ad esplorare il lato più cupo e profondo del sogno americano, portando avanti la sua missione di cantastorie di una nazione, di una vita fatta di sacrifici, di amori e di sofferenze.
Oggi Bruce Springsteen non è solo un musicista: è un simbolo, un narratore del tempo, di un’umanità che trova significato nel viaggio, nella resistenza, nell’eterna corsa verso la libertà.