
#image_title
Da gennaio 2024, il terreno in alcune parti dei Campi Flegrei si è sollevato di circa 20 centimetri a causa di un fenomeno chiamato bradisismo, il graduale sollevamento o abbassamento di una parte della superficie terrestre causato dal riempimento o dallo svuotamento di una camera magmatica sotterranea o dall’attività idrotermale, in particolare nelle caldere vulcaniche .
I terremoti continuano a essere registrati quasi ogni giorno. Nel 2023 ce ne sono stati 6.066 e nel 2024 sono stati addirittura 6.740. Lo sciame sismico continua nel 2025, generando ansia e paura che portano molte persone a trascorrere le notti in auto o all’aperto.
Il terremoto più violento che ha colpito la zona negli ultimi quattro decenni ha scosso edifici a Napoli e dintorni solo pochi giorni fa.
Ogni anno 700.000 turisti salgono sul grande cono del Vesuvio per ammirare uno dei golfi più belli del mondo. Ma se si allunga lo sguardo verso ovest, oltre Fuorigrotta, si intravedono altri piccoli vulcani quasi del tutto sconosciuti: sono i Campi Flegrei, un’enorme caldera che ospita più di 600.000 persone.
Altrettanti vivono attorno al Vesuvio, una densità di popolazione che rende l’intera area una delle più pericolose della Terra: un supervulcano che in media erutta ogni 50.000 anni, eventi difficili da prevedere ma dalle conseguenze potenzialmente disastrose.
Alle fumarole di Pisciarelli, Rosario Avino e Antonio Caradente, tecnici dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), giungono verso sera. Il sole sta tramontando, il fumo esce a ondate dalle fenditure e il fiume di fango bollente assume un colore rossastro.
Controllano i sensori posizionati per monitorare la Solfatara, un cratere vulcanico poco profondo a Pozzuoli, e prima di andarsene gettano un’occhiata all’interno di un edificio abbandonato. Qui le pareti sono ricoperte da incrostazioni sulfuree giallastre che stanno lentamente ma inesorabilmente sfondando i muri e il pavimento.
“Usciamo in fretta perché i livelli di anidride carbonica sono molto alti e potrebbero essere dannosi”, urla Rosario.
La Solfatara, con le sue rocce bianche e i vapori perenni, è un luogo suggestivo e meta di turisti. Ma è anche piena di pericoli. L’area è stata chiusa nel 2017 dopo che un bambino e i suoi genitori sono caduti in una cavità e sono morti.
La vera morfologia di questa terra ricca di crateri può essere realmente compresa solo dall’alto. Una vista a volo d’uccello rivela che quei cerchi camuffati da colline e ricoperti di abitazioni sono, in realtà, vulcani spenti.
Il bradisismo, letteralmente “movimento lento”, continua a sollevare il terreno nei Campi Flegrei. Ha sollevato Pozzuoli di due metri negli anni ’80, portando all’evacuazione di 40.000 persone dal quartiere Rione Terra.
Il fenomeno è sempre esistito da queste parti. Sulle colonne romane del Tempio di Serapide si possono ancora vedere i buchi fatti dagli organismi erosori delle pietre, creati quando il terreno si è abbassato di circa 10 metri nei secoli successivi. Per molto tempo sono rimasti sommersi dall’acqua del mare.
“Il terreno continua a rompersi e deformarsi”, ha spiegato Mauro Di Vito, direttore dell’osservatorio vesuviano dell’INGV. “E l’accumulo di stress genera terremoti. Ma questo è un fenomeno atteso ed è molto probabile che i terremoti continueranno. Dovremo tutti abituarci a reagire in modo positivo, senza andare nel panico. Noi scienziati non possiamo escludere nulla. Il nostro compito è monitorare e misurare i parametri”.
Chi vive nella zona di Pozzuoli dimentica che, nonostante non ci sia una montagna conica che incombe su di loro, quella che hanno sotto i piedi è una bomba a orologeria. E nessuno sa davvero quando esploderà.
I Campi Flegrei sono tra i vulcani più monitorati al mondo, progettati per rilevare il più piccolo segno di un risveglio che prima o poi avverrà. Esiste un piano di emergenza per un’evacuazione di massa, ma funzionerà mai? Se il supervulcano dovesse davvero eruttare, lascerebbe qualcuno indietro?
Ciò che sappiamo è che le eruzioni passate hanno reso la terra del Golfo di Napoli una delle più fertili al mondo.
Pensate alle albicocche, ai fichi e alle ciliegie vesuviani, al pomodoro del Piennolo e alle varietà di uva autoctone come Piedirosso e Falanghina. Hanno anche generato emissioni termiche che sono state sfruttate per secoli e hanno fornito la preziosa pietra gialla di cenere nota come tufo, con cui sono state costruite le città campane.
Ecco forse perché, pur essendo una delle terre più pericolose al mondo, l’area tra i Campi Flegrei e il Vesuvio è anche una delle più popolose.
Di certo, chi vive nella zona instaura un legame viscerale con il vulcano, fatto di paura e rispetto. Il vulcano è stato protagonista di arte, poesia, canzone popolare e vita quotidiana festosa. Ha plasmato il carattere fatalista di chi vive qui, e sa che, da un momento all’altro, tutto potrebbe finire.
Ci sono molti problemi nella zona. C’è disoccupazione, criminalità diffusa, smaltimento illegale di rifiuti e pianificazione urbana sconsiderata che alimenta frane e inondazioni con conseguenze devastanti.
In tutto questo, la possibilità di un’eruzione è secondaria e una recente indagine ha rivelato che per la popolazione dei Campi Flegrei la percezione del rischio è bassa.