Cecilia Sala, la prigionia ed il ritorno alla libertà
Cecilia Sala è rimasta 21 giorni nel carcere di Evin a Theheran in Iran, 21 giorni di paura e angoscia senza sapere quale sarebbe stato il suo destino.
Mercoledì l’annuncio, a sorpresa, della sua liberazione e del suo imminente rientro in Italia ha messo fine ad una vicenda che aveva suscitato molta ansia e preoccupazione.
Oggi Cecilia è tornata sui social media.
“Ho la fotografia più bella della mia vita, il cuore pieno di gratitudine, in testa quelli che alzando lo sguardo non possono ancora vedere il cielo. Non ho mai pensato, in questi 21 giorni, che sarei stata a casa oggi. Grazie”
Poi il racconto a Mario Calabresi, direttore di Choramedia, nella puntata di “Stories”, il suo podcast, delle sue ultime settimane.
“L’Iran era il Paese dove più volevo tornare, dove c’erano le persone a cui mi sono più affezionata; quel viaggio era iniziato per dare voce a queste persone.
“Il silenzio è il nemico in quel contesto e in due occasioni ho riso, quando ho visto per la prima volta il cielo e per un uccellino che faceva un verso buffo e mi sono sentita bene. Mi sono concentrata su quei piccoli attimi di gioia, ho pianto di gioia.
La cosa che più volevo era un libro, immergermi nella storia di un altro che non fosse la mia. Fino agli ultimi giorni non ho avuto occhiali o lenti a contatto, neanche una penna per scrivere: ho chiesto il Corano perché pensavo ci fosse una edizione in inglese ma non mi è stato dato.
“Avevo una coperta e mangiavo molto riso, lenticchie e carne. Ma il problema non era mangiare, piuttosto dormire. Nessun materasso o cuscini.”
Cecilia Sala è stata arrestata il 19 dicembre con l’accusa di aver violato la legge islamica.
E’ stata interrogata tutti i giorni nelle prime due settimane in carcere: “Mi accusavano di tante azioni illecite compiute in tanti luoghi diversi, ma non è stata mai minacciata la mia incolumità”.
La paura, però è stata tanta: “nella mia testa ho pensato che mi avrebbero potuto uccidere”.
La Sala non ha mai conosciuto il motivo del suo arresto ma lo ha subito collegato al caso di Mohammad Abedini Najafabadi: “Ho pensato che potessero avere l’intenzione di usarmi per quello. Avevo chiara questa ipotesi e pensavo fosse uno scambio molto difficile”.
Le condizioni della prigionia sono migliorate, improvvisamente, il 7 gennaio. Cecilia è stata tolta dall’isolamento e trasferita in una cella più grande dove ha incontrato Farzanè, la sua compagna di cella.
“Quando mi hanno detto che sarei stata libera non c’ho creduto, ma poi ho pensato a come dirlo a lei, a Farzanè la mia compagna di cella. Con lei c’è stato un abbraccio molto potente.
Alle 9 del mattino una guardia mi ha detto che sarei stata liberata”
Mercoledì la liberazione, il volo che la riportava a casa, l’abbraccio con il fidanzato e con i genitori all’aeroporto.
Cecilia non sa cosa farà nel prossimo futuro ma di una cosa è certa, nulla le impedirà, da ora in poi, di godersi tempo all’aria aperta, quell’aria che per 21 giorni ha temuto di non poter più respirare.
Per quanto riguarda l’Iran: “L’idea di quel Paese per me non cambia: continuerò ad amare l’Iran nella sua complessità”.