Chiara Balistreri, viva per miracolo, denunciare non basta
Ospite di Verissimo, oggi pomeriggio, Chiara Balistreri, la giovane donna di Bologna che ha denunciato i gravi episodi di violenza domestica subiti dall’ex fidanzato, culminati in pestaggi che le hanno causato gravi lesioni fisiche.
La prima volta che abbiamo sentito la sua storia è stata qualche giorno fa, attraverso un video da lei stesso registrato, un video che lanciava un messaggio terribile:
“Preferisco dare la mia testimonianza e parlarne ora e raccontare tutto quello che c’è dietro a una donna che denuncia, a uno stato che non ascolta e che non ci tutela. E preferisco registrarmi da viva prima che diventi l’ennesimo caso di femminicidio.”
Chiara racconta la sua storia, una storia che nasce come tante.
Incontra Gabriel, il suo ex fidanzato ad ottobre 2017, lei all’epoca era minorenne, grazie ad alcuni amici in comune e con il tempo inizia a trascorrere molto tempo a casa sua considerando anche che era più vicina alla scuola che stava frequentando.
Il primo segnale che qualcosa non andava le arriva nel 2018, uno schiaffo in un parco pubblico per futili motivi e, come spesso accade in questi frangenti, quello schiaffo ha dato il via ad una escalation di violenza.
Nel 2019 Chiara decide di tornare a casa dalla madre e Gabriel, che non si arrende, le chiede di incontrarlo per chiarirsi.
E’ quella l’occasione in cui Gabriel la costringe a salire in auto per tornare a casa sua; la nonna materna di Chiara ha assistito al sequestro dalla finestra e ha immediatamente denunciato l’accaduto, è settembre 2019.
Il secondo sequestro, durato settimane, avviene nel 2020. Chiara raggiunge Gabriel in Romania per il Capodanno. Trascorsa qualche settimana vuole tornare a casa della madre ma lui, dopo averla presa a calci e pugni, le sequestra il cellulare per impedirle di partire.
Chiara riesce a tornare in Italia solo ad aprile, con un volo messo a disposizione dall’ambasciata italiana, causa pandemia, per il rimpatrio degli Italiani ancora bloccati nel paese.
Giungiamo all’epilogo di questa folle storia: è il 2022, Chiara ha ripreso da poco la storia con Gabriel e si ritrova vittima di una aggressione violenta che dura tra i 15 e i 20 minuti: setto nasale rotto, e diverse ecchimosi sul volto e sulle braccia, è il 15 febbraio.
“Nel 2022 mi sono decisa a denunciare Gabriel, dopo che mi aveva chiesto di vederci a casa sua per un chiarimento, l’ennesimo.
Mi ha picchiato a sangue e rotto il naso. Se in casa non ci fosse stata la sua famiglia, mi avrebbe sicuramente uccisa. Nonostante tutto questo, Gabriel è stato messo agli arresti domiciliari senza neppure l’applicazione di un braccialetto elettronico.
Lui ha iniziato comunque a picchiarmi, io a un certo punto ero a terra, lui mi prendeva a schiaffi, a pugni in testa, calci e sono intervenuti i suoi genitori. Lui ha aperto la porta di casa e io ero nel pianerottolo, ero aggrappata alle ringhiere e diceva a sua madre «lasciatemi perché la ammazzo giù, lasciatemi, la ammazzo giù». Non sopportava il fatto che si mettessero in mezzo anche solo per togliermi da lui in quel momento.
Sono riuscita a togliermelo di dosso e io sono riuscita a rialzarmi, nel momento in cui mi sono rialzata lui è ritornato verso di me e mi ha preso a pugni e lì mi ha rotto il naso.
In questi due anni e mezzo non ha mai smesso quelle minacce, non ha mai smesso di dire che sarebbe ritornato a bruciarmi con l’acido, a uccidermi, a farmela pagare per averlo denunciato.”
L’ordinanza di misura cautelare riporta e conferma il pericolo sociale costituito da Gabriel, eppure, per lui vengono disposti gli arresti domiciliari e nessun braccialetto elettronico.
Gabriel, quindi, non ha alcun problema a fuggire in Romania.
“Io oggi sto pagando il prezzo di aver denunciato, perché questo è il prezzo che si paga. Perché fai solo che incattivire il tuo carnefice, non verrà arrestato, non verrai tutelata, dando a lui la possibilità di ammazzarti.”
Il decreto della latitanza è stato emesso l’11 ottobre 2022; un mese fa una telefonata anonima al 113 informa la polizia che Gabriel è in Italia, nella mia stessa città e, a distanza di un mese, sempre una telefonata anonima ne permette l’arresto.
Gabriel è tornato ai domiciliari, ancora una volta senza il braccialetto, nonostante sia già scappato una volta e, poco dopo la pubblicazione del video su Tik Tok di Chiara è nuovamente evaso.
“Ieri notte ho ricevuto una telefonata dalla polizia che mi avvisava che Gabriel è scappato dagli arresti domiciliari.
Mi domando perché in Italia bisogna per forza aspettare la tragedia per muoversi e per fare qualcosa nel giusto modo.”
Chiara si ritrova nuovamente esposta al pericolo: il suo ex è riuscito a evadere dai domiciliari solo pochi giorni dopo essere stato arrestato.
Il suo video è una denuncia sull’inefficacia del sistema giudiziario e l’assenza di protezione adeguata per le vittime di violenza. Evidenzia come la lentezza e l’inefficienza della burocrazia mettano a rischio la vita di molte donne, sottolineando che le decisioni prese non tengono conto della gravità delle situazioni e dei rischi reali.
La sua testimonianza è diventata un simbolo della lotta contro la violenza di genere e della necessità di riforme che garantiscano sicurezza e giustizia per le vittime
“E io non avevo ai tempi miei, quando avevo 15 anni, non avevo la possibilità di confrontarmi con qualcuno che questa cosa l’ha vissuto, la stava vivendo. C’era il vergognarsi, nascondere i lividi, sperare che non succedesse più. Ad oggi invece voglio essere d’aiuto a tutte quelle ragazze, a tutte quelle donne che stanno passando e stanno lottando la stessa battaglia che sto portando avanti io.
Pensa un po’ cosa può comportare amare un uomo sbagliato. Purtroppo sì. Io ad oggi voglio… sono stata tanti anni una di quelle donne che non ha avuto voce e penso che tante ragazze, e me ne rendo conto anche dai messaggi che ricevo sui social, si trovano in situazioni comunque tossiche o in relazioni disfunzionali.”
La violenza sulle donne rimane una delle questioni sociali più gravi, spesso aggravata dalla lentezza delle istituzioni nel fornire protezione adeguata e giustizia alle vittime: ritardi nell’assegnazione di misure cautelari, mancanza di sostegno alle vittime e un sistema giudiziario percepito come inefficace nel prevenire recidive.
Chiara Balistreri, come molte altre donne, ha denunciato un ex partner violento, ma ha dovuto affrontare l’inerzia istituzionale, che ha permesso all’aggressore di evadere dai domiciliari. Questo dimostra come l’assenza di interventi rapidi e decisi metta a rischio la vita delle vittime
Dati statistici rivelano che, nonostante l’aumento delle denunce, le misure di prevenzione, come i centri antiviolenza e i programmi di riabilitazione per gli aggressori, spesso non sono adeguatamente finanziati o implementati con sufficiente rapidità.
Il caso di Chiara e altri simili sottolineano la necessità di un cambiamento radicale nelle istituzioni per prevenire femminicidi e tutelare le donne in modo più efficace.
“Mi domando perché in Italia bisogna per forza aspettare la tragedia per muoversi e per fare qualcosa nel giusto modo.”
Ecco Chiara, continuiamo a chiedercelo anche noi.