Chiara Tramontano: “Penso a Giulia e mi domando, perché a me”
Chiara Tramontano ha parlato per la prima volta della sorella Giulia e per farlo ha scelto le telecamere di Verissimo, a pochi giorni di distanza dalla sentenza che ha condannato l’ex fidanzato di sua sorella, Alessandro Impagnatiello, alla pena dell’ergastolo. Quello di Giulia Tramontano è stato un omicidio sadico, crudele, pianificato in ogni sua parte, la vittima è stata avvelenata giorno per giorno, per mesi, affinché perdesse il bambino che portava in grembo, per poi essere uccisa con 37 coltellate.
In studio a parlare della sorella barbaramente uccisa, c’è una ragazza composta, che cerca di evitare di piangere e vuole rendere omaggio alla memoria di Giulia e di un nipotino che non ha mai potuto conoscere. Pochi giorni prima dell’omicidio era arrivata a casa la cameretta per il neonato, mobilio che Chiara non ha mai avuto il coraggio di vedere e che è stato donato affinché fosse oggetto di gioia per qualcuno.
Un rapporto tra Giulia e il suo assassino che non è mai decollato, Impagnatiello quel bambino non lo voleva, Chiara ha raccontato che nonostante tutto Giulia voleva credere che il rapporto potesse funzionare e che qualcosa con la nascita di un figlio potesse cambiare e maturare:
” Giulia ha sempre ha cercato un punto d’incontro con l’altra persona (Impagnatiello ndr), un figlio è una scelta comune, è un momento di felicità fino poi a ritrovarsi praticamente uccisa dall’uomo che avrebbe dovuto proteggere lei e il bambino”
Poi il racconto delle ricerche, delle bugie del fidanzato di Giulia per depistare e la certezza di Chiara che non potesse trattarsi di femminicidio, in quei giorni ha sempre pensato si fosse trattato di un momento di fragilità della sorella, per quella gravidanza che non era mai stata accettata dal padre di suo figlio :
“Mia sorella non riuscivo a non immaginarla accanto a me, nelle ultime 24 ore ho creduto, non essendoci stati segni di una violenza domestica o di un rapporto comunque morboso o che in qualche modo avesse avuto dei precedenti di violenza, non ho mai immaginato potesse essere stata uccisa. Ho chiamato “Chi l’ha visto” perché volevo cercarla, ho pensato che lei davvero fosse esausta, esausta di questa gravidanza non condivisa non sopportata di questo continuo tentennare voglio il bambino non voglio il bambino ad un certo punto avesse veramente avuto bisogno di un momento per pensare a sé stessa addirittura, siccome lei era una persona molto sensibile, direi anche caratterialmente era un po’ più debole di me.”
Chiara non aveva pensato al femminicidio, ma suo padre sì:
“Io ho anche temuto che mia sorella si potesse non lo so, far del male, perché per me non c’era nessun motivo perché Giulia potesse nella vita diventare una vittima di femminicidio, non avevo mai visto ho mai sentito qualcosa per cui io stessa mi sarei allarmata in primis avrei certamente detto qualcosa per evitare che arrivasse a ciò però non sono una mamma né un padre mentre mio padre l’aveva capito. Come padre lo sai che tua figlia non si allontana senza scriverti, io stessa se se vado a bere con degli amici e rientro e non scrivo a mia madre, ‘sono a casa, ho parcheggiato quindi sono salva smesso di guidare, non ho avuto un incidente’, non sono tranquilla”
Con Impagnatiello, Chiara non ha mai avuto un rapporto sereno, lui aveva intuito la sua diffidenza, aveva alzato un muro con lei, perché conosceva tutti gli errori che lui aveva commesso e non era convinto dei sentimenti del fidanzato nei confronti della sorella :
” Io ho vissuto in Finlandia durante il periodo del COVID quando la loro relazione è iniziata, e quindi a causa dell’impossibilità di viaggiare, non sono spesso tornata a casa nei momenti in cui loro c’erano, però era anche vero che quando poi sono rientrata in Italia, ho cercato di stabilire un rapporto perché per me è essenziale conoscere la persona che era vicino a mia sorella e sentirmi vicina a questa persona, perché in fondo siamo una famiglia e credo che lui avesse alzato un muro nei miei confronti, perché sono sempre stata molto severa e non sono una persona che giudica facilmente, ma che ha ben chiaro cosa una relazione deve essere e lui nella sua relazione aveva compiuto tantissimi errori”
Dopo la morte della sorella Chiara ha lasciato l’Italia, vorrebbe che prima fosse conosciuta per quella che è e poi per la sua storia e poi, non riusciva più a vivere nei luoghi in cui era stata felice con Giulia :
“Non riesco a guardare i video in cui lei era felice. Non ho riaperto la nostra chat. Adesso so quanto è facile perdere la felicità. Abbiamo avuto il supporto di tutti, ma ho deciso di vivere all’estero perché prima fossi conosciuta io e poi la mia storia. Se non fossi andata in Olanda non avrei avuto la forza di affrontare il processo”
E a proposito del processo ha temuto non arrivasse l’ergastolo:
“È stata una giusta sentenza che porta via la paura di incontrarlo di nuovo. Questo non lenisce il dolore. Tante volte mi sono chiesta ‘perché proprio a me questo dolore’ Trovo assurdo che la sua vita sia terminata, che io non abbia mai conosciuto mio nipote. Ho temuto non arrivasse l’ergastolo”
Il fratello più piccolo è diventato papà di una bambina a cui è stato dato il nome di Giulia, ma Chiara vorrebbe che vivesse serenamente senza sentire il peso di portare il nome di una zia morta per femminicidio:
“Una bimba che porta il nome di un angelo, mi auguro che lei riesca a vivere una vita in cui questa tragedia non sia incombente come l’ombra nera. Che lei non sia considerata la ‘nipote’ che ha preso il nome di una donna uccisa. Crescerà sicuramente una bambina forte, però deve anche cercare di rappresentare quella gioia che ha un bambino avere quella leggerezza dell’età. Magari qualcuno può anche pensare che è pesante aver dato a nostra nipote il nome di una donna uccisa, invece no, perché se sei una mamma la prima paura che hai, e dimenticare la voce di tua figlia e la seconda è che il nome di tua figlia ti muoia in gola, senza che tu lo dica più, quindi che ci siano una bambina o una vita e non solo una morte associata a Giulia, penso sia un punto da cui cercare, non dico di partire, però ingranare e provare a sopravvivere”