Chiave d’Oro, Sangiuliano ne conosceva il valore da luglio
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La Chiave d’Oro che l’allora ministro Sangiuliano ha ricevuto dall’amministrazione comunale di Pompei il 23 luglio scorso, sta costituendo nelle ultime ore oggetto di interesse da parte della stampa. La vicenda abbastanza complessa è deflagrata i primi di settembre, allorché all’ex ministro è stata attribuita una relazione con la sua assistente Maria Rosaria Boccia.
Per intercessione della medesima, residente nel capoluogo vesuviano, all’allora ministro è stata conferita la Chiave d’Oro della città, si tratta di un oggetto di grande valore, non solo per il valore morale che rappresenta, ma anche per quello economico dati i 9 carati in oro con cui è realizzata e i 14mila euro che servirebbero volendola acquistare.
Di tale dono si è a lungo discusso quando il caso Boccia-Sangiuliano è deflagrato, in quanto il ministro dapprima ha dichiarato di aver dato poco valore al dono, poi ha coinvolto il suo predecessore al dicastero della Cultura, Franceschini, infine ha affermato che la medesima fosse custodita al ministero (Pompei, danni al sindaco per la chiave d’oro a Sangiuliano).
La verità è che tale chiave al ministero sembra non esserci mai entrata, mentre Franceschini ha restituito la sua, la preziosa Chiave di Sangiuliano non è stata mai trovata, l’ex ministro messo alle strette si è reso disponibile al suo acquisto, versando per ottenerne il possesso definitivo la differenza tra il valore di 300 euro da lui attribuito e il valore reale. I motivi di un gesto simile sono ignoti in quanto Sangiuliano ha sempre mostrato disinteresse verso l’oggetto.
La spiegazione più logica è che l’ex ministro messo alle strette e non sapendo dare una spiegazione che convincesse tutti per la sparizione della Chiave, abbia voluto acquistandola mettere fine alle polemiche. Sangiuliano prima di provvedere al pagamento, ha cercato di riversare le responsabilità sulla Boccia, dichiarando che il dono fosse nella disponibilità della sua assistente, affermazione poi rivelatasi non corrispondente alla realtà.
In queste ore a fronte di una indagine aperta nei confronti del Comune di Pompei per i doni elargiti a esponenti delle Istituzioni, è tornato preponderante il quesito di dove possa essere la famosa Chiave.
La chat che sbugiarda Sangiuliano
Una cosa è certa, Sangiuliano ha mentito, lo dimostra una chat whatsapp in nostro possesso, in cui l’allora ministro, in data 24 luglio chiede spiegazioni al suo interlocutore su chi sia tale Marino Veglia, un consigliere di Opposizione del Comune di Pompei che in un lungo post social accusa il sindaco e altri consiglieri per l’elargizione del costoso regalo.
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Nella chat, Sangiuliano, commentando il post in cui Veglia accusa l’Amministrazione locale per gli sprechi, alle 11,02 chiede piccato al suo interlocutore “Ho una persona qui (non posso parlare). Chi è Marino Veglia?” Il ministro deve essere rimasto molto colpito dal post perché alle 11,04 tramite whatsapp chiama subito l’interlocutore 2 volte per discutere il da farsi.
Sangiuliano pertanto già dal 24 luglio, giorno successivo al conferimento del dono, era a conoscenza del valore del medesimo, talmente consapevole del prezzo di mercato che non porta la Chiave al ministero, ma presumibilmente se la porta a casa per poi mostrarsi a settembre non solo ignaro di tutto, ma accusando la dottoressa Boccia di detenere il bene.
Le chat oggetto dello scambio di informazioni e a questo punto rivelatrici, sono al momento in Procura. Sangiuliano non ha commentato, impegnato nel giro di promozione del suo libro, una riedizione di un suo scritto su Trump, guarda caso tutte tappe campane, tutte organizzate da politici e non da rassegne di settore, in luoghi comunali o comunque di proprietà pubblica.
Come mai proprio la Campania teatro delle sue tappe? Sembrerebbe che il suo giro promozionale non sia altro che una perlustrazione atta ad ottenere visibilità per una sua prossima candidatura a Presidente della Regione Campania, ebbene sì, un altro ruolo politico e di spessore, per un uomo che dopo le dimissioni da ministro ha dichiarato sarebbe tornato a fare il giornalista.
Un modus operandi che ha il sapore di una presa in giro da parte di Sangiuliano, di cui è palese l’intento di voler passare lui per vittima (per riabilitarsi come politico e candidarsi alla presidenza della regione Campania) svilendo l’immagine di una donna, Maria Rosaria Boccia, che non ha volto seguire i “suoi ordini”, ossia prendere fango in silenzio e rovinarsi la reputazione per cose che non ha commesso.
La complicità della stampa nazionale
In tutto ciò la stampa nazionale, presta il fianco a un ex ministro che adduce come scusa per non parlare il rispetto per i magistrati. Rispetto che è venuto meno quando Sangiuliano si è “nascosto” dietro il cellulare di Italo Bocchino in diretta a Piazzapulita per “disintegrare” la Boccia.
Chi rischia di uscire disintegrato da tutta questa vicenda invece è proprio Sangiuliano, a causa del suo atteggiamento contraddittorio. Dice di non voler parlare della Boccia quando è invitato in tv, poi invece fa contattare i giornali dal suo avvocato che fa chiari riferimenti all’imprenditrice campana, sperando che questi la sbattano in prima pagina con titoloni denigratori, spesso riuscendoci.
Ma davvero vogliamo essere governati da personaggi del genere? Sangiuliano oltre a rischiare di diventare il prossimo governatore della Campania, ha un contratto dirigenziale in Rai, la tv pubblica, pagata dai contribuenti e che dovrebbe avere come bandiera una informazione veritiera e pluralista. E’ normale tutto ciò?
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