In Congo le milizie dei ribelli del Movimento per il 23 marzo” hanno preso il controllo di Goma, una città strategica nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Il Nord Kivu, dove sorge la città, è una regione al confine con il Rwanda molto ricca di risorse minerarie.
Al momento il governo congolese nega la caduta della città in mano ai ribelli, nonostante i medesimi siano stati visti in ogni angolo della città. Si tratta al momento del culmine della ribellione che nelle ultime settimane è diventata devastante è ha causato oltre 400mila sfollati a causa dei saccheggi e della devastazione.
I guerriglieri M-23 secondo il governo centrale sono sostenuti dal vicino Rwanda, pertanto le Autorità Congolesi hanno equiparato l’attacco a una vera e propria dichiarazione di guerra da parte del Paese limitrofo. Il governo del Kenya si è reso disponibile per mediare tra i due Paesi per addivenire a una soluzione della crisi. Il 30 gennaio i presidenti della Repubblica Democratica del Congo e del Ruanda, Félix Tshisekedi e Paul Kagame, si incontreranno per partecipare a un negoziato.
Nel frattempo il Congo ha sospeso ogni rapporto con il Rwanda. La posizione dove sorge Goma è una regione caratterizzata da una grande instabilità, nella quale imperversano diversi gruppi armati. I guerriglieri dell’M23 da circa un anno controllano il territorio e pochi giorni fa hanno completato l’accerchiamento della città occupando Minova e Sake, le due principali città vicine al capoluogo.(
Congo, i ribelli prendono Minova)
A causa dell’occupazione, migliaia di sfollati hanno invaso i vicini campi profughi o hanno attraversato il confine con il Rwanda. I rivoltosi sono entrati nel capoluogo dopo aver dato un ultimatum di 48 ore al governo congolese affinché smettessero di difendere la città. Lunedì 27 gennaio mattina i colpi di artiglieria dei rivoltosi hanno annunciato che la città stava per cadere nelle loro mani.
Due funzionari dell’ONU hanno riferito che ci sarebbero stati anche scontri a fuoco tra truppe congolesi e l’esercito del vicino Rwanda. La rappresentante dell’ONU in Congo, signora Bintou Keita, ha anche riferito che i ribelli hanno usato gli abitanti come scudi umani. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, 24 ore prima aveva ordinato ai ribelli di ritirarsi, ma non è stato ascoltato.
L’ ONU ha fatto lo stesso invito alle truppe rwandesi di abbandonare il Congo. In territorio congolese secondo i rapporti, stazionano oltre 3000 truppe rwandesi. Sarebbe stato proprio il Paese limitrofo ad aver armato i ribelli, fornendo loro armi avanzatissime e equipaggiamenti da guerra che li avrebbero resi simili a truppe convenzionali. Non è la prima volta che il Rwanda sostiene gruppi di rivoltosi, i motivi sarebbero legati a ragioni di etnia.
I gruppi etnici dominanti sono due: gli Hutu e i Tutsi. L’apice degli scontri tra le due etnie ebbe luogo nel 1994, durante i quali gli Hutu molto più numerosi, massacrarono miglia di Tutsi in quello che è passato alla storia come il genocidio del Rwanda. I Tutsi poi tornarono al potere in Rwanda costringendo tantissimi Hutu a migrare in Congo.
I ribelli dell’M23 sono prevalentemente di etnia Tutsi e rivendicano un loro ruolo da protettori dei Tutsi congolesi. Rispetto ad allora sono cambiate alcune cose, sia per i ribelli sia per il governo ruandese. L’interesse principale oggi è quello di controllare la regione di Goma, dove ci sono moltissime miniere di coltan, un minerale dal quale sono estratti elementi essenziali per i microchip degli smartphone e dei dispositivi elettronici.
La regione rappresenta anche uno snodo commerciale importante oltre che con il Rwanda anche con l’Uganda nonché per le merci provenienti dal Kenya. La scorsa settimana l’offensiva dell’M23 ha ucciso più di 13 soldati delle missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite (MONUSCO) e della Comunità di sviluppo dell’Africa australe.
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