Crollo a Scampia, l’assenza dello Stato, la rabbia di Geolier e Deborah De Luca

Si chiamava Patrizia Della Ragione e aveva 53 anni la terza vittima a causa del crollo di un ballatoio a Scampia. Patrizia era la madre di Roberto Abbruzzo, la prima vittima della tragedia, di 29 anni nonché zia di Margherita Della Ragione, 35 anni, seconda vittima del crollo. Giuseppe e Luisa Abbruzzo, rispettivamente di 34 e 23 anni, figli di Patrizia Della Ragione, sono ricoverati nell’Ospedale del Mare, Giuseppe in gravi condizioni, la donna deceduta era la nonna di quattro delle sette bambine ricoverate nell’ospedale pediatrico Santobono di Napoli. Un quadro generale devastante, orribile, una tragedia annunciata che ha decimato famiglie e lasciato per strada 800 persone.
Di Scampia e dei tanti ecomostri italiani se ne è sempre parlato, si sono spese parole ogni volta che il degrado ha generato tragedie per poi concludere con il solito italico “non dovrà accadere mai più“, una maniera come un’altra per pulirsi la coscienza e non fare forse i conti con la propria incapacità. Appartamenti di edilizia popolare ricavati in serie con strutture fatiscenti e senza manutenzione, un ballatoio al terzo piano carico di persone in una notte estiva che ha ceduto portandosi appresso i due sottostanti come in un effetto domino, impedendo a chi è rimasto dentro gli appartamenti di poter scappare.
Ottocento sfollati a cui è stata promessa una sistemazione alternativa, tre morti, diversi feriti tra cui 7 bambini tutti in condizioni critiche e a condire il tutto le parole di circostanza di uno Stato assente, le cui cariche istituzionali non si sono viste sul posto neanche nelle ore e nei giorni successivi alla tragedia. In questo stato di cose il grido disperato di Geolier e della dj Deborah De Luca, nati e cresciuti vicino a Scampia assume la rabbia di chi da quando esiste sente ripetere le stesse parole.
I due hanno pubblicato sui social la stessa foto, in bianco e nero con una donna sporca e in lacrime dopo il crollo: “Siamo cinematografici ma abbandonati. Senza più lacrime, così non si può” ha scritto il rapper, riferendosi alle tante volte che troupe televisive e cinematografiche hanno raccontato Scampia senza che nulla accadesse. Più dura la dj che ha scritto:
“Ho usato anche io, come tanti altri, le Vele di Scampia come set per il mio lavoro. Perché sono nata nei palazzi di fronte e perché le ho avute come panorama affacciandomi quasi tutta la vita. Ora, pretendo, non chiedo, PRETENDO che chiunque abbia usufruito di questo posto usandolo per i propri tornaconto e poi lasciato così com’è senza aiutare o migliorare la vita di chi ci abita, metta mano alla tasca. Me compresa, e dia il suo contributo, io ovviamente sarò la prima”
Poi ha aggiunto :
“Non sono a Napoli ma torno domani, e vado diretta a portare la mia parte in denaro e beni di prima necessità, non una stretta di mano. Che facciano così anche gli altri, Tv, serie, cinema, foto, musica. Ripeto, io sarò la prima”
C’è un passaggio fondamentale nelle parole della dj, “migliorare la vita di chi ci abita”, perchè accanto all’edilizia popolare sulla carta c’è sempre un progetto di riqualificazione del territorio e di inclusione di chi vi abita, ma tali progetti rimangono spesso sulla carta senza che non ci sia seguito alle parole. Torniamo quindi all’inizio e a quell’italico “Non dovrà accadere mai più” che con il passare degli anni assume sempre più il sapore della presa in giro e del menefreghismo.
About The Author
