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Davide Garufi non sarebbe morto a causa di intimidazioni o atti persecutori, né sul web dove insulti ne riceveva parecchi tantomeno tra le conoscenze dirette. Il giovane tiktoker che si è ucciso con la pistola del padre, regolarmente detenuta in quanto l’uomo svolge l’attività di guardia giurata, si è tolto al momento la vita per cause imprecisate. La Procura di Monza, titolare delle indagini, sta seguendo anche la pista di istigazione al suicidio.
Si attendono i risultati dell’autopsia per risalire alle reali cause della morte del giovane, intanto il padre della vittima è stato denunciato d’ufficio per incauta custodia di arma da fuoco.
Offese sul web divenute più pesanti nella seconda fase del percorso di transizione
Davide era conosciuto sul web per aver raccontato il suo percorso di transizione. Il giovane era solito pubblicare sul web contenuti ironici, parlando dapprima di Alexandra, la sua nuova identità di transgender, in seguito nuovamente di Davide, non binario. Sarebbero iniziati in questa seconda fase gli insulti sul web, ora al vaglio degli inquirenti, che non escludono implicazioni di terze persone.
La vicenda ha sollecitato anche reazioni da chi conosceva da vicino il giovane e dai movimenti per la difesa dei diritti. Secondo Sinistra Italiana, Davide sarebbe giunto al gesto estremo proprio perché ormai incapace di ignorare o dare la giusta collocazione al “bullismo transfobico” derivante dai social, frutto, si legge in un comunicato, “della cultura tradizionale che trova sostegno nei movimenti anti-scelta e nella destra intollerante”.
“Non considero la morte di Alex (Davide) un suicidio” ha scritto ancora Daniele Durante, delegato ai Diritti della segreteria di Sinistra Italiana Milano “ma un omicidio di una società che non comprende l’impatto devastante del bullismo online su chi è già in un percorso complesso di autodeterminazione, e la cultura che esprimono i movimenti anti-scelta come Pro Vita e Family Day e la destra intollerante che nega l’esistenza di queste persone, umiliandole fino a costringerle a trovare la morte”
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