Fabrizio Moro, dichiarazione infuocata sul Festival di Sanremo “Sistema malato e senza gavetta”
Occasione per una lunga dissertazione sulla musica è stata la partecipazione a Per la pace – Live contro le guerre, un evento benefico il cui ricavato verrà devoluto a Emergency e Medici Senza Frontiere per la risposta sanitaria all’emergenza nella striscia di Gaza. Una iniziativa che vedrà alternarsi sul palco allestito al Forum di Assago moltissimi artisti italiani. Fabrizio Moro è da sempre stato aduso a metterci la faccia quando si tratta di opere umanitarie, ha conosciuto Gino Strada e nella sua associazione crede moltissimo.
Il cantautore in una lunga intervista concessa a La Stampa si è scagliato contro il Festival di Sanremo, affermando tra le righe che dopo il Covid a decidere non è il solo direttore artistico. Una stilettata non indifferente a quei discografici che hanno gonfiato all’inverosimile il mercato musicale ed uno strale verso tutti quei ragazzini, che intasano con i loro pezzi le piattaforme streaming gonfiando il mercato con musica usa e getta. Tra le righe, ma neanche troppo, il cantautore ha bocciato la gestione Amadeus e criticato quella che sta organizzando Carlo Conti :
“Ogni anno si fa il mio nome e non mi presento mai. Questo è un momento della mia vita nel quale non voglio avere troppa pressione sulle spalle, non riesco a sopportarla. Voglio godermi quello che sono riuscito a creare e costruire in vent’anni di carriera. Glielo dico, non mi piace mettermi in fila. Ho una storia sanremese piuttosto importante e viste le dinamiche che ci sono adesso non mi va di fare sala d’attesa insieme a una pletora di ragazzini che hanno pubblicato un singolo o poco più. Sanremo è una luce che ha illuminato il mio percorso e porto un rispetto enorme ma no, non ci sarò”
Il cantautore, pur salvando Geolier, ha criticato i rapper e quello che ha definito un sistema malato in cui la gavetta e l’esperienza non contano più, sottolineando che tra streammare e acquistare corre una bella differenza :
“Geolier mi piace molto, nei suoi testi c’è una rabbia sociale nella quale mi riconosco. Purtroppo, però il vero danno lo hanno fatto le piattaforme di streaming. Non ci sono filtri. Prima dovevi affrontare il direttore artistico e lui ti diceva se era giusto o sbagliato quello che facevi oggi no. C’era un filtro tra tè, i media e il pubblico. Oggi viviamo in un sistema malato, non c’è più gavetta. Ogni anno c’è il disco più strimmato della storia della musica ma è una bufala. Non è vero. Tra acquistare e strimmare è tutta un’altra cosa. Vedo i miei figli che hanno un ascolto compulsivo della musica. Dovrebbero fare due classifiche diverse. IL cantautorato della mia generazione sta per essere soppresso. A voglia a chiamarci per fare i concerti per la pace chiamate i rapper o i rapper che farciscono le classifiche di streaming e vediamo cosa succede”.
Una denuncia piuttosto amara in cui si scorge la preoccupazione per la fine del cantautorato, che ha portato Moro a selezionare gli impegni e a limitare le apparizioni televisive al minimo indispensabile :
“Ultimamente sto male prima e dopo un’esibizione in tv. Non riesco a sopportare la pressione prima di un’esibizione, figuriamoci a Sanremo dove ti giochi una carriera. Quello che voglio fare è riempire i palazzetti con la mia musica ma non voglio prestarmi a fare altro perché lo soffro molto. Prima del Covid c’era più equilibrio fra chi aveva una carriera e un rapper con la catena al collo, appena arrivato, ma forte su social. Non lo sopporto”
Una distanza che Amadeus e probabilmente anche Conti, hanno accorciato per portare al Festival anche i rapper che possono contare su un vasto consenso social. Il cantante, che ha vinto nel 2007 nella categoria giovani con Pensa e nel 2018 insieme a Ermal Meta con il brano Non mi avete fatto niente, e ha all’attivo la partecipazione a sette edizioni, sta cominciando a sentirsi escluso da un sistema discografico che premia la quantità invece della qualità, una riflessione da parte delle major discografiche sarebbe più che opportune.