Filippo Turetta condannato all’ergastolo, escluse le aggravanti di stalking e violenza
Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per il femminicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 a Fossò, in provincia di Venezia. La corte ha escluso le aggravanti di stalking e violenza non si sa a che titolo data l’efferatezza dell’omicidio e le prove di stalking. Turetta era presente in aula così come il padre di Giulia, Gino Cecchettin che ha tenuto a sottolineare quanto la violenza non vada combattuta con le pene, ma con la prevenzione alle stesse, a lui sua figlia non la restituirà più nessuno:
“La mia sensazione è che abbiamo perso tutti come società. Non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri o domani. È una sensazione strana, pensavo di rimanere impassibile. È stata fatta giustizia, la rispetto, ma dovremmo fare di più come esseri umani. La violenza di genere va combattuta con la prevenzione, con concetti forse un po’ troppo lontani. Come essere umano mi sento sconfitto. Domani si riparte coi messaggi di sempre, mi dedicherò alla Fondazione e continueremo nel nostro percorso con il comitato scientifico, cercando di salvare vite”
La sentenza è arrivata dopo cinque udienze del processo con rito abbreviato, senza l’ascolto di testimoni o la richiesta di consulenze, data la confessione dell’omicidio da parte dell’omicida. Il giudice ha accolto la richiesta di ergastolo da parte del pm che ha definito l’omicidio di Giulia “l’ultimo atto di controllo” da parte di Turetta nei confronti della ragazza che l’aveva lasciato e per la quale era ossessionato tanto da premeditarne l’omicidio in ogni particolare.
Oltre alla pena per l’imputato, la sentenza disposto un risarcimento per la famiglia della vittima, attraverso il pagamento di una sanzione di 500mila euro a Gino Cecchettin, 100mila per ciascuno dei fratelli di Giulia, Elena e Davide, 30mila ciascuno alla nonna Carla Gatto e allo zio Alessio. Entro novanta giorni verranno depositate le motivazioni dopodiché la difesa di Turetta avrà facoltà di presentare appello, non sappiamo se sarà esercitata tale facoltà, ma c’è da aspettarselo.
“Una sentenza che francamente ci aspettavamo, leggeremo le motivazioni– ha detto l’avvocato Tigani legale di parte civile di Gino Cecchettin – dal punto di vista risarcitorio la richiesta è stata soddisfatta. Nessuno vince oggi, la fine di un processo è un accertamento che vedrà gradi di impugnazione, e dovremo combattere anche là. L’ergastolo ha un’aggravante pesantissima, questa sentenza sono convinto che passerà indenne i successivi gradi”
Ci si aspettava l’ergastolo, ma il decadimento di due attenuanti su tre, lasciano aperta l’ipotesi del decadimento dell’ergastolo negli altri due gradi di giudizio, la pena potrebbe essere rimodulata in base all’aggravante della premeditazione. La corte ha ritenuto che la Cecchettin non sia stata costretta a modificare le sue abitudini a causa di Turetta, pertanto l’aggravante di stalking è decaduta, per quanto riguarda l’aggravante della crudeltà, l’Ordinamento italiano lo prevede nel caso in cui si infierisca sul corpo della vittima oltre l’azione stessa dell’omicidio, una norma opinabile che oggi ha prodotto il decadimento di una aggravante.