Frosinone, suicida in carcere rimane sul pavimento per ore
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Di carcere si muore e in questo caso anche di solitudine. La vicenda che ancora una volta accende i riflettori su un sistema carcerario italiano ormai al collasso, pone l’accento anche sulla dignità che ai detenuti deve essere consentita e che nella maggior parte dei casi è a loro negata.
E’ di pochi fa la notizia della rivolta nel carcere di Pescara, una struttura che sta scoppiando, con il 180% in più dei detenuti che potrebbe contenere,(Pescara, detenuto si uccide in carcere, scoppia la rivolta) del 19 febbraio invece la notizia di un altro suicidio, questa volta a Frosinone.
Un uomo di 52 anni si è tolto la vita impiccandosi nella sua cella approfittando dell’assenza dei due compagni, uno era a lezione e l’altro impegnato in un colloquio. Stefano Anastasia, questo il nome del detenuto suicida, era arrivato nel penitenziario del capoluogo ciociaro circa un anno fa, dopo aver scontato 5 anni nel carcere romano di Regina Coeli.
Tra poco più di un anno sarebbe arrivato per lui il fine pena, ma probabilmente ad attenderlo una volta uscito non ci sarebbe stato nessuno. Si evince dal fatto che il detenuto, nell’anno trascorso a Frosinone, non ha fatto colloqui, questo è quanto riferisce il Garante dei detenuti del Lazio.
L’uomo era seguito dal Servizio per le Dipendenze e a fine gennaio l’equipe dell’Istituto lo aveva proposto per un’alternativa in comunità. È il secondo morto in un carcere del Lazio quest’anno, il dodicesimo sul territorio nazionale dall’inizio dell’anno, nella maggior parte gesti estremi dovuti alle condizioni inumane con cui sono gestiti i detenuti.
La salma rimasta ore sul pavimento tra le proteste dei detenuti
In un video divenuto virale sui social, sono palesi le proteste dei detenuti, in quanto il cinquantaduenne dopo essersi tolto la vita è rimasto per ore sul pavimento della cella, coperto solo da un lenzuolo che la polizia penitenziaria ha buttato in maniera scomposta sulla salma.
Probabilmente il protocollo carcerario prevede che il medico legale debba certificare l’avvenuto decesso prima che il corpo possa essere spostato, fatto sta che almeno davanti alla morte e alla disperazione sarebbe doveroso e dovuto quel rispetto che tante volte viene a mancare e che spesse volte non è contemplato dai protocolli.
Attualmente, come riporta la Fns Cisl Lazio, il penitenziario di Frosinone risulta sovraffollato di circa 60 detenuti in più, al quale fa da contraltare una cospicua carenza di personale di Polizia Penitenziaria. Solo nella provincia di Frosinone, manca personale carcerario pari a -121 unità, 6 le unità che mancano a Paliano, sempre secondo il sindacato, 77 a Frosinone e 38 a Cassino.
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