Groenlandia, elezioni parlamentari, vince l’indipendenza

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Si sono tenute ieri in Groenlandia le elezioni parlamentari per rinnovare i 31 membri dell’Inatsisartut, il parlamento locale.
Queste elezioni sono state anticipate di circa un mese rispetto alla scadenza naturale della legislatura, prevista per aprile 2025, su proposta del Primo Ministro Múte Bourup Egede, al fine di ottenere un rinnovato supporto popolare per le sue politiche.
Il tema centrale della campagna elettorale è stato l’indipendenza dalla Danimarca.
Il governo, infatti, aveva dichiarato nel febbraio 2024 l’obiettivo di raggiungere l’indipendenza.
Tuttavia, dopo che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha rinnovato il suo interesse per l’acquisizione della Groenlandia, il Primo Ministro Egede ha ridimensionato l’idea di un’indipendenza immediata, sottolineando invece la necessità di riforme nella cooperazione tra i governi di Danimarca e Groenlandia.
I risultati delle elezioni hanno segnato un cambiamento significativo nel panorama politico groenlandese:
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Demokraatit: partito di centro-destra favorevole a un’indipendenza graduale, ha ottenuto il 29,9% dei voti, pari a 10 seggi, triplicando il suo supporto rispetto alle elezioni precedenti.
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Naleraq: partito populista e fortemente indipendentista, ha raggiunto il 24,5% dei voti, ottenendo 8 seggi.
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Inuit Ataqatigiit (IA): partito socialista precedentemente al governo, ha subito una significativa perdita di consensi, scendendo al 21,4% e ottenendo 7 seggi.
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Siumut: partito socialdemocratico, anch’esso al governo nella precedente legislatura, ha ottenuto il 14,7% dei voti, pari a 4 seggi.
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Atassut: partito conservatore, ha ricevuto il 7,3% dei voti, ottenendo 2 seggi.
Il voto di martedì ha attirato l’attenzione mondiale dopo le ripetute affermazioni di Donald Trump sull’acquisizione del territorio autonomo, ricorrendo se necessario alla forza militare ed economica.
La nuova formazione politica Qulleq, focalizzata sull’indipendenza groenlandese e fondata nel 2023, non è riuscita a ottenere seggi, avendo ricevuto solo l’1,1% dei voti.
Questi risultati indicano una crescente inclinazione dell’elettorato verso l’indipendenza, sebbene vi siano differenze significative riguardo ai tempi e alle modalità per raggiungerla.
Mentre Naleraq spinge per una separazione rapida dalla Danimarca, Demokraatit preferisce un approccio più graduale, sottolineando la necessità di uno sviluppo economico sostenibile prima di ottenere l’indipendenza completa.
Le recenti dichiarazioni del presidente Trump riguardo all’acquisizione della Groenlandia hanno aggiunto ulteriore pressione al contesto politico locale.
Nonostante le promesse di investimenti, la maggior parte dei groenlandesi rimane scettica riguardo alle intenzioni degli Stati Uniti, ricordando il trattamento riservato alle popolazioni indigene all’interno del Paese.
Il voto di martedì ha attirato l’attenzione mondiale dopo le ripetute affermazioni di Donald Trump sull’acquisizione del territorio autonomo, ricorrendo se necessario alla forza militare ed economica.
Le elezioni sono state attentamente monitorate anche dalla Danimarca, che ha governato la Groenlandia come colonia fino al 1953 e continua a controllarne la politica estera e di sicurezza.
La Groenlandia, insieme alle Isole Faroe, rimane parte del regno danese.