Inaugurazione anno giudiziario, la protesta delle toghe
In segno di protesta contro la riforma della separazione delle carriere, il ministro della Giustizia Carlo Nordio è stato contestato durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del distretto della Corte di Appello di Napoli.
I magistrati, con indosso la toga e una coccarda tricolore e tra le mani un pieghevole con i principi fondamentali della Costituzione, hanno abbandonato il Salone dei Busti di Castel Capuano quando il ministro ha preso la parola.
“Il dissenso è il sale della democrazia e ringrazio i magistrati per aver espresso il loro dissenso in maniera composta. Ma pensare che un ex magistrato come me, che ha servito lo Stato per oltre 30 anni, possa avere l’obiettivo di umiliare la magistratura è ingiusto”.
Nordio commenta così il dissenso dei magistrati che hanno alzato la Costituzione sulle note dell’inno di Mameli.
Giuseppe Meliadò, presidente della Corte d’Appello di Roma, nella relazione alla cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario afferma “E’ arduo sostenere che le nuove riforme siano in grado di realizzare, almeno a Roma, in tempi brevi un significativo cambio di passo nei tempi della giustizia civile e penale”.
Quel che è, invece, certo è che, nell’anno decorso, vi è stato in ogni ufficio del distretto un grande sforzo per ridurre l’arretrato e migliorare i tempi dei processi civili e penali e che questi risultati sono tanto più importanti in quanto realizzati come se tutti gli uffici del distretto operassero ad organico pieno.
Laddove, invece, tutti gli uffici, ad iniziare da quelli più grandi, sono stati costretti ad operare in quest’ultimo anno con vuoti di organico, sia del personale di magistratura che di quello amministrativo, sempre più importanti e ormai insostenibili”.
Anche a Roma, un gruppo di magistrati, stringendo tra le mani una copia della Costituzione, ha lasciato l’aula Europa prima dell’intervento del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.
“Vogliamo fare una riforma per i cittadini e non contro i magistrati” afferma Mantovano, nel corso del suo intervento.
“Non abbiamo nessuna intenzione di fare una riforma contro i magistrati ma per i cittadini. Immaginavamo di fare la riforma con il contributo critico dei magistrati”, ha aggiunto.
L’ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo, presente al sit-in delle toghe milanesi per protestare contro la riforma costituzionale della giustizia che prevede la separazione delle carriere afferma “Quello che sta succedendo è molto dannoso per i cittadini e per l’organizzazione dello Stato. Credo sia necessario richiamare l’attenzione perché secondo me è molto grave”.
Schierati compatti sulla scalinata antistante il Palazzo di Giustizia di Milano, giudici e pm con toga, coccarda e copia della Costituzione hanno srotolato due striscioni che riportano frasi di Pietro Calamandrei.
Come indicato dall’Anm, anche loro, durante la cerimonia di inaugurazione, lasceranno l’Aula magna quando a prendere la parola sarà il rappresentante del Governo.
“Purché tutto sia nell’alveo della Costituzione, nessuno può arrogarsi il diritto di cancellare quelle che sono le decisioni che prende il Parlamento, ma deve prenderle avendo capacità di ascolto e di confronto”.
Ignazio La Russa commenta così sulle proteste dei magistrati rispondendo ai cronisti.
Anche a Palermo i magistrati sono entrati nell’aula magna della Corte d’appello per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, tenendo in mano la Costituzione.
Un centinaio ha trovato posto in tre file dell’aula, rimanendo in piedi ad ascoltare il presidente della Corte d’appello Matteo Frasca e gli altri relatori.
Negli ultimi giorni, il Parlamento italiano sta esaminando una proposta di riforma costituzionale che mira a separare le carriere dei magistrati giudicanti e requirenti.
Attualmente, i magistrati italiani possono svolgere sia la funzione giudicante, ossia quella del giudice, sia quella requirente, corrispondente al pubblico ministero (PM), con la possibilità di passare da una funzione all’altra nel corso della carriera.
La riforma proposta prevede che, all’inizio della carriera, ogni magistrato scelga se intraprendere la funzione giudicante o requirente, senza possibilità di cambiare successivamente.
Una delle principali modifiche riguarda la creazione di due Consigli Superiori della Magistratura distinti: il Consiglio Superiore della Magistratura Giudicante e il Consiglio Superiore della Magistratura Requirente.
Attualmente, esiste un unico CSM che governa l’intera magistratura. La riforma prevede anche l’istituzione di un’Alta Corte Disciplinare, composta da quindici membri, incaricata di giudicare le questioni disciplinari riguardanti i magistrati.
I sostenitori della riforma sottolineano che la separazione delle carriere garantirebbe una maggiore indipendenza dei giudici, evitando possibili conflitti di interesse derivanti dal passaggio tra le funzioni di PM e giudice.
Essi ritengono che un magistrato che ha svolto per anni il ruolo di accusa potrebbe non essere completamente imparziale nel giudicare successivamente.
D’altro canto, i critici della riforma temono che la separazione delle carriere possa indebolire l’autonomia della magistratura, esponendo i PM a una maggiore influenza del potere esecutivo.
Essi sottolineano che, in molti paesi dove le carriere sono separate, i PM dipendono dall’esecutivo, il che potrebbe compromettere l’indipendenza delle indagini e delle azioni penali.
Il percorso legislativo della riforma è ancora lungo.
Trattandosi di una modifica costituzionale, il disegno di legge deve essere approvato due volte sia dalla Camera dei Deputati che dal Senato, con un intervallo di almeno tre mesi tra le votazioni.
Se in una delle due votazioni non si raggiunge la maggioranza dei due terzi, la riforma dovrà essere sottoposta a referendum popolare per la conferma definitiva.
La discussione sulla separazione delle carriere dei magistrati è complessa e coinvolge principi fondamentali come l’indipendenza della magistratura, l’efficienza del sistema giudiziario e le garanzie per i cittadini.
Il dibattito pubblico e parlamentare continuerà nei prossimi mesi, con posizioni divergenti sia all’interno delle forze politiche che tra gli operatori del diritto.