Jim Morrison, Kurt Cobain, Il Club dei 27 e la maledizione del talento
Il Club dei 27 è un termine che si riferisce a un gruppo di musicisti, artisti e attori famosi che sono morti all’età di 27 anni, spesso a causa di overdose, suicidi o incidenti legati a una vita tumultuosa e alle dipendenze.
La coincidenza dell’età ha creato una sorta di mito intorno al Club, e la lista comprende alcune delle icone più leggendarie della storia della musica.
Il termine è diventato popolare dopo la morte di Kurt Cobain nel 1994. Tuttavia, il concetto era già presente, poiché negli anni ’60 e ’70 molti artisti famosi erano già morti a 27 anni.
Ad accomunare gli artisti che spesso vengono di fatto accomunati al mitologico club non è solo la questione dell’età.
Anche se alcuni ritengono che 27 anni sia un’età particolarmente critica per gli artisti a causa dello stress, delle pressioni dell’industria musicale e della loro vulnerabilità personale.
È spesso un’età in cui gli artisti, dopo aver raggiunto il picco del successo, faticano a gestire la fama e le aspettative.
Ma gli artisti del Club dei 27 erano accomunati da alcuni aspetti artistici e personali che ne hanno definito l’impatto e l’eredità culturale:
- Tutti hanno rivoluzionato i generi a cui appartenevano. Jimi Hendrix ha ridefinito il ruolo della chitarra elettrica nel rock, Janis Joplin ha fuso blues e rock con una potenza emotiva unica, Kurt Cobain ha dato voce alla rabbia e al disagio della generazione X attraverso il grunge, mentre Amy Winehouse ha mescolato jazz, soul e R&B con un tocco moderno.
- Erano artisti che mettevano tutta la loro anima nella musica. Le loro interpretazioni erano caratterizzate da un’intensità emotiva estrema. Amy Winehouse, ad esempio, cantava spesso di esperienze personali, rendendo le sue canzoni incredibilmente sincere e toccanti.
- Questi artisti erano ribelli, sia musicalmente che culturalmente. Sfidarono norme sociali, sperimentarono nuovi stili e affrontarono temi come alienazione, disillusione e ribellione. Jim Morrison dei The Doors, con la sua poesia visionaria e le esibizioni teatrali, ne è un esempio.
- Oltre alla musica, la loro arte è stata plasmata da vite personali tormentate, spesso segnate da abusi di sostanze, depressione e un senso di alienazione. Il loro malessere esistenziale era spesso riflesso nella loro musica e immagine pubblica, che amplificava il loro fascino.
- La loro morte precoce ha alimentato la loro mitologia. La tragica fine a 27 anni ha contribuito a creare un alone di mistero attorno a loro, rendendoli simboli della fragilità e della caducità della vita, ma anche dell’arte pura e ribelle.
Questi elementi li rendono figure di culto, ancora oggi celebrati e influenti nel panorama musicale e culturale.
Chi sono i membri più famosi del club?
Jimi Hendrix
Nato nel 1942 a Seattle, Hendrix iniziò a suonare la chitarra da giovane e divenne rapidamente un innovatore nel mondo della musica rock.
Con il suo gruppo, The Jimi Hendrix Experience, pubblicò album iconici come Are You Experienced e Electric Ladyland ed era noto per le sue innovative tecniche chitarristiche e per l’uso di effetti sonori: iconica la sua interpretazione, con la sola chitarra, dell’inno statunitense.
Hendrix era mancino, ma suonava una chitarra per destrimani, spesso ribaltandola per adattarsi al suo stile. Questa scelta ha contribuito al suo approccio unico.
Morì nel 1970 a Londra per asfissia accidentale causata da un’overdose di barbiturici. La sua morte prematura ha contribuito a creare un mito attorno alla sua figura.
Janis Joplin
Nata nel 1943 a Port Arthur, Texas, Janis si trasferì a San Francisco, dove divenne un’icona del movimento musicale della controcultura degli anni ’60.
È famosa per la sua voce potente e il suo stile di canto emotivo. I suoi album, come Cheap Thrills con i Big Brother and the Holding Company, la consacrarono.
Era conosciuta come “La regina del blues bianco” per la sua capacità di infondere il blues con una potenza e un’intensità uniche.
Morì nel 1970 per overdose di eroina, solo 16 giorni dopo Hendrix. La sua vita tumultuosa e la sua lotta contro la dipendenza hanno segnato profondamente la sua musica.
Jim Morrison
Nato nel 1943 a Melbourne, Florida, Morrison era un poeta e un cantante carismatico, fondatore dei The Doors.
Con le sue liriche poetiche e la sua presenza scenica magnetica, Morrison ha lasciato un segno indelebile nel rock. Il brano Light My Fire è uno dei suoi successi più celebri.
Oltre a essere un musicista, Morrison scrisse anche poesie e un libro di poesie intitolato The Lords and the New Creatures. La sua scrittura rifletteva il suo interesse per la filosofia e la spiritualità.
Morì nel 1971 a Parigi, apparentemente per un attacco cardiaco, ma le circostanze rimangono poco chiare. È sepolto nel cimitero di Père Lachaise. La sua tomba è uno dei luoghi di pellegrinaggio più visitati da fan di tutto il mondo.
Kurt Cobain
Nato nel 1967 a Aberdeen, Washington, Cobain è stato il frontman dei Nirvana, una delle band più influenti degli anni ’90.
Con l’album Nevermind, i Nirvana portarono il grunge al mainstream, esplorando temi di alienazione e disillusione.
Ha iniziato a suonare la chitarra all’età di 14 anni e già da adolescente scriveva canzoni e si esibiva in piccoli locali.
Cobain era anche un talentuoso artista visivo e creò numerosi schizzi e opere d’arte, molti dei quali riflettevano il suo stato d’animo e le sue esperienze.
Morì nel 1994 per suicidio, un evento che scosse profondamente il mondo della musica e i fan di tutto il mondo. La sua lotta contro la depressione e la dipendenza ha segnato la sua vita e la sua musica.
Amy Winehouse
Nata nel 1983 a Londra, Winehouse si distinse per la sua voce soul e il suo stile musicale unico, che mescolava jazz, R&B e pop.
Il suo album Back to Black ha avuto un enorme successo, trattando temi di amore, perdita e autodistruzione.
Il suo iconico look, con le trecce e il trucco occhi accentuato, ha ispirato un’intera generazione di artisti e stilisti.
Amy amava i dischi e collezionava vinili, con una predilezione per artisti come Billie Holiday e Sarah Vaughan, che hanno influenzato profondamente il suo stile musicale.
Morì nel 2011 per avvelenamento da alcol, dopo anni di lotta con la dipendenza e problemi personali. La sua musica continua a influenzare molti artisti.
Brian Jones
Nato nel 1942 a Cheltenham, Inghilterra, Jones era un musicista polistrumentista e uno dei membri fondatori dei Rolling Stones.
Fu una figura chiave nel definire il sound della band nei primi anni, Jones contribuì a definire il sound della band nelle sue fasi iniziali con la sua versatilità e il suo amore per la musica blues.
Jones era noto per suonare una vasta gamma di strumenti, tra cui chitarra, armonica, sitar e mellotron, contribuendo a dare ai Rolling Stones un sound distintivo.
Morì nel 1969 in circostanze misteriose; il suo corpo fu trovato nella piscina della sua casa. La sua morte ha alimentato speculazioni e leggende.
Altri membri meno noti:
Robert Johnson (1911-1938) – Leggendario bluesman americano, noto per il mito di aver venduto l’anima al diavolo in cambio delle sue straordinarie abilità musicali. La sua influenza sul rock e sul blues è stata immensa.
Ron “Pigpen” McKernan (1945-1973) – Membro fondatore dei Grateful Dead, Pigpen era il tastierista e frontman nei primi anni della band. Morì a causa di complicazioni legate all’alcolismo.
Mia Zapata (1965-1993) – Cantante della band punk The Gits, la sua musica era caratterizzata da testi forti e da una voce potente. Fu tragicamente assassinata, un caso che rimase irrisolto per anni.
Kristen Pfaff (1967-1994) – Bassista della band Hole, guidata da Courtney Love, vedova di Kurt Cobain. Pfaff contribuì all’album di successo Live Through This ma morì di overdose poco dopo la sua uscita.
Jean-Michel Basquiat (1960-1988) – Artista visivo, noto per i suoi dipinti espressionisti e graffiti che combinavano immagini primitive e testi. Fu una figura centrale della scena artistica newyorkese degli anni ’80 e morì per un’overdose di eroina.
Il Club dei 27 ha influenzato non solo la musica, ma anche la cultura popolare, con numerosi libri, documentari e film che esplorano il fenomeno. Viene visto come una sorta di “maledizione” associata alla creatività e all’autodistruzione.
Nonostante il fascino del Club dei 27, è importante però ricordare che molte di queste morti sono legate a problemi di salute mentale, abuso di sostanze e stress emotivo, problemi ancora molto attuali oggi.