Lo sfogo di Angelica Schiatti, ex di Morgan, da 5 anni in attesa della prima udienza
La denuncia risale al 2020, e riguarda comportamenti che Schiatti ha definito persecutori e diffamatori, avvenuti dopo la fine della loro breve relazione.
Morgan ha reagito in vari modi alle accuse di stalking mosse da Angelica. In pubblico, ha chiesto scusa per alcuni dei suoi comportamenti, ammettendo di aver detto cose “orribili” durante un periodo difficile.
Morgan ha dichiarato di non essere una persona violenta e di essere stato già condannato dal “tribunale del popolo” a causa della copertura mediatica del caso.
Nonostante le sue scuse, ha continuato a lanciare attacchi contro Schiatti e il suo attuale compagno, Calcutta, accusandoli pubblicamente con espressioni pesanti e diffamatorie.
Il Tribunale di Lecco ha ammesso Morgan a un percorso di giustizia riparativa, che prevede il coinvolgimento di mediatori per cercare una risoluzione tra le parti.
Tuttavia, questa procedura non sostituisce il processo penale, che proseguirà con le accuse di stalking e diffamazione. Angelica Schiatti e il suo legale si sono opposti fermamente a questa iniziativa, ritenendo inaccettabile un tentativo di conciliazione senza una condanna per i reati.
Alla notizia della decisione del tribunale di Lecco risponde Angelica, dopo mesi di silenzio, con una storia su Instagram.
“Altri sei mesi nel congelatore, così arriviamo a 5 ANNI senza alcuna tutela.
Non 5 anni per avere una sentenza (quella magari), 5 anni per arrivare FORSE ad una PRIMA UDIENZA.
5 anni, DUE RINVII A GIUDIZIO, vita compromessa, anni di malessere, di rospi ingoiati, di fiducia mal riposta di dignità calpestata, di paura e soprattutto nessuna tutela se non la mia buona stella e la fortuna che ho di aver potuto stravolgere la mia vita, le mie abitudini.
E chi va in ufficio tutti i giorni facendo la stessa strada come fa?
A chi si dichiara vittima di una persona “fuori di testa”, “starfucker” e “in cerca di visibilità”, solo per citare alcuni degli appellativi a me riservati negli ultimi giorni, GIORNI, non ANNI diamo pure sei mesi di tempo per provare ad avere uno sconto di pena.
Perché di questo si tratta, non certo di pentimento o ravvedimento.
Basti guardare l’ultimo post.
A ME lasciate pure nel congelatore per altri sei mesi, tanto cosa cambia.
Chi mi ridà indietro questi 5 anni passati in queste condizioni?
Questo è il trattamento che si riserva in Italia a chi aspetta giustizia in silenzio.
Però mi raccomando eh, continuate a dirci, “denunciate donne”, invitandoci poi ad incontrare la persona che più vi ha fatto male”.
L’ultima storia a cui si riferisce Angelica è, ovviamente, di Morgan.
“I giornalisti LA SMETTANO DI SCRIVERE FANDONIE. Io non andrò in nessun centro antiviolenza perchè io NON SONO UN VIOLENTO E NON HO FATTO VIOLENZA A NESSUNO. Io sono un centro antiviolenza”
Questi i fatti, nulla di più e nulla di meno.
Vanno però approfondite le parole di Angelica che in poche righe descrive non solo la sua situazione ma quella di migliaia di donne che, stanche di subire, hanno trovato il coraggio di denunciare e che, invece di trovare “rifugio” in uno Stato che dovrebbe proteggere le vittime, diventano vittime due volte.
La vicenda, appena divenuta nota, ha suscitato clamore: messaggi di solidarietà, di sostegno sono piovute alla Schiatti da ogni dove; sembrano passati secoli ma è successo solo pochi mesi fa.
“Passato il santo passata la festa”, però, come spesso accade in questo Paese. E la notizia è stata risucchiata dall’oblio generale e non solo perché la Schiatti non ha cavalcato l’onda ed ha preferito il silenzio.
Ma anche perché, diciamola tutta, non appartiene al gotha del mercato musicale italiano, non domina le classifiche, non genera interesse in qualche modo monetizzabile.
Viene da pensare che se non fosse stata la compagna di Calcutta e lui stesso non si fosse speso in sua difesa, neanche il clamore iniziale sarebbe stato tale.
Angelica è una donna come tante, troppe ce ne sono. Una donna che vive un incubo da ben cinque anni nel disinteresse generale, a parte chi le è quotidianamente accanto.
E lei, per sua stessa ammissione, ha la fortuna, se così possiamo definirla, di poter cambiare strada, percorsi, quotidianità per sottrarsi alla “violenza”. Fortuna che la maggior parte delle donne vittime di stalking e persecuzioni non ha.
Cinque anni per una prima udienza, un tentativo di riconciliazione tra le parti quando una delle due continua a palleggiarsi tra finte scuse e giustificazioni e deliri di onnipotenza.
Poi, però, quando gli eventi precipitano, corriamo tutti, rappresentanti del Governo in primis, a metterci il fiocchetto rosso ed a piangere per la tragedia.
Angelica poteva parlare di se stessa, ne aveva il diritto, eppure ha deciso di parlare per chi neanche una voce, seppur flebile, la ha. Chapeau!