Marco Columbro, così Mediaset mette da parte i suoi artisti, dimenticato dopo una malattia
E’ un vero peccato che Ciao Maschio vada in onda a notte fonda il sabato dopo la maratona televisiva della Carlucci. Attraverso i racconti degli ospiti si possono ritrovare similitudini con la propria vita o con la società in cui a volte si è immersi a tal punto da non riuscire a distinguerne le sfaccettature. Il racconto di Marco Columbro, pur rappresentando una sua esperienza personale, può avere aderenze con un modus operandi diffuso e di cui molti sono vittime.
La puntata andrà in onda il 12 ottobre e per ben comprendere il torto subito da Marco Columbro bisogna fare un salto indietro agli anni ’80 e ’90, nei quali il conduttore è uno dei personaggi di punta di Canale 5, “Tra moglie e marito” un quiz game per coppie sposate diventa un fenomeno di costume tale da levare ascolti ai Tg nazionali piazzato dalle 19,30 alle 20,30 riesce a coprire con risultati straordinari una fascia oraria fino ad allora problematica per i canali di Berlusconi che al tempo non potevano ancora contare sulla diretta e neanche del telegiornale.
Columbro con Lorella Cuccarini forma una coppia professionale imbattibile, una alchimia e una sintonia difficili da trovare in un ambiente come quello dello spettacolo poco propenso alla condivisione degli spazi. A loro due viene affidata la prima trasmissione in diretta della storia Mediaset che al tempo si chiamava Fininvest, quel Buona Domenica lungo 6 ore capace di superare in ascolti Domenica in, poi sempre con la Cuccarini record d’ascolti con Paperissima e 30 ore per la vita, la showgirl dopo qualche anno ritorna in Rai e le strade professionali dei due si separano.
Marco Columbro continua a rimanere uno dei volti simbolo delle reti di Berlusconi fino agli inizi degli anni 2000, lo stop non è dovuto a un programma non andato bene ma a un ictus che lo colpisce improvvisamente e che lo riduce in coma per venti giorni, mentre lui è attaccato alle macchine e combatte, suo padre viene a mancare. Columbro lo scoprirà molte settimane dopo. Nel mentre, messaggi di incoraggiamento da parte dei colleghi e da parte dell’azienda poi incredibilmente l’oblio.
Marco Columbro ha raccontato alla conduttrice come da essere cercato e adulato da tutti si è ritrovato all’improvviso messo da parte e dimenticato :
“Ho avuto un periodo molto particolare, troppo lavoro, troppo stress, la mia pressione ha cominciato a essere ballerina, ho avuto un picco pressorio, un’emorragia cerebrale, e sono stato in coma per 20 giorni. Dopo un periodo di degenza e convalescenza, nonostante la totale ripresa a livello fisico e mentale, non mi hanno più proposto alcun programma. Nessuno mi ha più chiamato. Io all’epoca, quando ho avuto la malattia, ero al massimo della mia notorietà, per cui non è che fossi uno che era andato male. Però c’erano altri motivi, non lo so. Vorrei arrivare a capire un giorno perché dopo il mio ictus io non ho più fatto televisione. Prima di lasciare questo corpo, magari qualcuno mi darà una motivazione, magari, non lo so. Quando sono uscito, anche se ero vivo, per i media ero morto. Per la televisione in generale non esistevo più. A un certo punto me ne sono fatto una ragione però è stata dura i primi anni.”
Forse invidie, forse qualcuno che ha cercato di sminuirlo durante la sua assenza, oppure le malevolenze di quelle persone che lavorano nell’ombra, che danno una pacca sulla spalla e adulano per poi lavorare alle spalle con il preciso obiettivo di levare il terreno da sotto i piedi e isolare. La storia di Columbro rappresenta purtroppo uno spaccato di società in cui non si gioisce per i successi degli altri, quasi fossero gli altri la causa dei propri insuccessi. Una comunità in cui non si è in gara con se stessi ma si tende a prevaricare e a sminuire per apparire.
Di storie come quella di Columbro ce ne sono tante disseminate lungo lo Stivale, c’è chi riesce a uscirne non dandola vinta a chi ha voluto il suo male chi invece soccombe ed entra in depressione e non si tratta di merito o demerito di chi subisce, ma di chi di quella sofferenza è stato la causa. Mediaset e la televisione in generale, di figli per strada ne ha dimenticati parecchi, pensando a uno dei primi slogan del Biscione, che recitava “a casa vostra su Canale 5” possiamo dire che di quel gruppo imprenditoriale, di quel focolare televisivo e di quella “famiglia” è rimasto ben poco, i tempi sono cambiati e con loro anche le persone…in peggio!