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Nel silenzio, una nota si solleva come un respiro. La musica nasce così: semplice, invisibile, eppure capace di muovere mondi. Non è solo arte, ma linguaggio, rifugio, strumento di identità.
Oggi, in un’epoca di streaming e algoritmi, la musica continua a essere protagonista della nostra vita quotidiana, trasformandosi con noi e per noi.
Ma cosa significa davvero ascoltare musica? E quali sono le nuove tendenze?
Vi portiamo con noi in questo viaggio, alla scoperta delle nuove proposte della settimana.
CRISTIANO GODANO – STAMMI ACCANTO
Da venerdì 4 aprile, è disponibile Stammi accanto (etichetta Al-Kemi Records di Ala Bianca Group / distribuzione fisico Warner Music / distribuzione digital Fuga), il nuovo album di inediti di CRISTIANO GODANO Stammi accanto – Album .
«”Stammi accanto” è un disco puro, e non cerca colpi ad effetto perché è fiducioso nella musica: forse proprio per questo, di questi tempi, potrebbe quasi apparire alieno.
Il contesto sociale in cui viviamo è nuovamente sfibrato, estenuato, impaurito, incredulo per tutto quello che sta accadendo, fantasmi della guerra inclusi, e la dignitosa vulnerabilità di “Stammi accanto”, nato nel periodo della pandemia, è tornata a sembrarmi plausibile e adeguata.
Servono il coraggio della fragilità e della sensibilità, serve non aver paura di riconoscersi deboli e impauriti, serve tenere in vita la speranza dopo aver preso consapevolezza che in sua assenza ci ritroveremmo immobili e irrigiditi nell’angoscia» racconta Cristiano Godano.
Stammi accanto, con testi e musica di Cristiano Godano, prodotto insieme a Luca Rossi (Ustmamò, ecc.), è composto da otto brani inediti tra cui Dentro la ferita con Samuele Bersani.
Dopo oltre 30 anni di carriera come leader dei Marlene Kuntz, il progetto artistico solista di Cristiano Godano è iniziato 5 anni fa con l’album Mi ero perso il cuore, un esordio apprezzato dalla critica per la sua poetica e la sua musicalità.
Godano è un intellettuale capace di parlare al cuore ed alla mente di più generazioni, una voce unica nel panorama musicale italiano che emoziona e ispira riflessioni, un punto di riferimento imprescindibile nel cantautorato.
MATTEO MACCHIONI – PRENDI LE MIE MANI
Da venerdì 4 aprile, è in radio e in digitale Prendi le mie mani (Unalira, https://lnk.fuga.com/matteomacchioni_prendilemiemani), il nuovo brano del tenore Matteo Macchioni, che anticipa il suo secondo album in uscita prossimamente.
Prendi le mie mani nasce dalla collaborazione tra Piero Cassano, Matteo Macchioni e un testo di Giancarlo Golzi.
Il brano trasmette un messaggio universale attraverso la frase Prendi le mie mani, un’espressione carica di significato che simboleggia connessione, sostegno e fiducia. Le mani, da sempre emblema di accoglienza e vicinanza, diventano un mezzo per comunicare emozioni positive, evocando un’atmosfera di gioia, calore e libertà. Il gesto di tendere le mani si trasforma così in un invito a lasciarsi ispirare, a vivere con intensità, a ritrovarsi e a stare insieme.
“Piero Cassano, quando possibile, viene ad ascoltarmi ai concerti dal vivo dove canto brani nati dalla nostra collaborazione – afferma Matteo Macchioni – In una di quelle occasioni mi ha parlato di un nuovo pezzo che poteva essere molto interessante per me.
Un brano che, per il testo, aveva scritto il compianto Giancarlo Golzi. È nato quindi questo nuovo brano e sono onorato di averci messo voce e anche qualche idea per il testo, che già comunque nella versione originale era molto bello.
Se penso al fatto che a 18 anni partecipai all’accademia della canzone di Sanremo e una delle persone coinvolte nel parlare a noi giovani artisti era proprio Golzi, beh ritrovarmi co-autore e interprete di un suo pezzo è un’emozione molto forte”.
DAVIDE AMATI – CAMPI ELISI
Campi Elisi, il nuovo singolo di Davide Amati, è un’esplosione hard rock che mescola distorsioni e aperture melodiche, in un costante alternarsi di chitarre taglienti e ritmi serrati, tra rabbia e trascendenza.
Un riff di chitarra elettrica spiana la strada a un motore ruggente, la gran cassa scandisce il battito di un cuore in accelerazione, e poi la voce che irrompe come un grido d’aiuto: “Ma non lo vedi che sanguino! Chiedo pietà! Chiedo Pietà!”.
Il nuovo singolo di Davide Amati è pregno della sua energia furiosa, la quale si placa all’improvviso sul ritornello, cambiando registro. La melodia si adagia su toni più sognanti in un innuendo nirvanico che contrasta con la guerra interiore della strofa: “Sognami in mezzo ai Campi Elisi, sognami e sorridi, dimmi che siamo vivi” è un invito alla fuga in una dimensione ultraterrena.
Tra accelerazioni e frenate improvvise, Campi Elisi si muove tra tensione e liberazione, tra desiderio e condanna. L’arrangiamento segue un loop di intenzioni sospette con chitarre incandescenti che si infrangono su momenti di sospensione melodica.
La voce, dall’altra parte, oscilla tra un interpretazione più viscerale e il sussurro. L’ultimo ritornello ribalta il senso del viaggio, trasformandolo in un’estasi carnale: “Scopami in mezzo ai Campi Elisi”, un atto di resa totale, un abbandono definitivo al sogno o alla dannazione.
Davide Amati firma un brano che incarna l’anima più autentica dell’hard rock, mantenendo una forma canzone accessibile e mai prevedibile.
Un viaggio tra luci e ombre, tra il divino e il profano, senza paura di spingersi fino al punto di non ritorno. Campi Elisi esce il 4 aprile 2025 e insieme a Rabbit anticipa il nuovo omonimo disco, in uscita il 18 aprile 2025, un album imprevedibile e originale, tra sperimentazione rock e cantautorato: riff di chitarra a tratti psichedelici si mescolano ad elementi prog, blues, ma anche punk e noise.
FLORILEGIO – La felicità non esiste
La felicità non esiste, il nuovo singolo di Florilegio, è il mantra assoluto per una nuova consapevolezza dell’artista anconetano di base a Bologna che, inaspettatamente, suona su chitarre brit-rock.
Il nuovo singolo di Florilegio esordisce con una chitarra stuzzicata, aprendo da subito a un mood inedito. Se c’è una cosa che non cambia (e non cambierà) mai nella musica dell’artista in forza a EDAC Music Group, è il suo sacro studio delle disillusioni: Florilegio è un antropologo che scrive canzoni, un fanatico ricercatore di come la vita ci dissuade e fa barcamenare le nostre esistenze.
Senza essere didascalico, ne La felicità non esiste, l’artista vuole far sapere al mondo che la felicità è qualcosa di fittizio, o meglio, esiste come esperienza transitoria e intermittente della vita, ma è circondata da una miriade di altre accezioni di umore o stati di natura.
Florilegio sa che la felicità è solo una prospettiva, spesso forzata: non qualcosa da raggiungere, al massimo qualcosa che a volte ci attraversa sospendendo temporaneamente tutto quello che sta accadendo. Il melograno presente in copertina simboleggia il dualismo tra vita e morte, desiderio e frustrazione, rappresentando la dolcezza e l’amarezza di questa ricerca.
Il nuovo singolo di Florilegio è una lotta per restare realisti in un mondo che si perde la realtà fra le mani. Nel tessuto di chitarre e batteria brit-rock del brano, si accenna in parte anche a una forma canzone oggi vicina alle nuove tendenze del pop in Italia. L’autore stende un testo ricco di immagini nitide: la fuga dalla realtà e dall’ordinario tramite il fumo e i farmaci, le serate techno in cui perdersi, i denti digrignati e le notti insonni.
La ripetizione della frase “La felicità non esiste“ reitera la visione cinica e rassegnata verso l’idea che il benessere o la pace mentale siano illusioni irraggiungibili. Dopo tutto Florilegio, un po’ come tutti noi, vuole solo arrivare a sera con una mano ad accarezzargli la fronte e sentirsi dire che va tutto bene.
Nel mondo allucinato dell’artista una richiesta di aiuto significa chiedere troppo poco o tutto, restando perennemente in bilico tra il sentirsi disponibili agli altri e l’auto-emarginazione.
La felicità non esiste, oltre che un monito da ricordare per non sentirsi delusi dalla vita, è il nuovo singolo di Florilegio uscito il 3 aprile 2025 per Edac Music Group e distribuito Believe Italia.
Nonostante le innumerevoli prese di coscienza, l’artista è ancora alla ricerca di una serenità che duri più del tempo di una canzone.
KAWAKAMI – MOMENTO
Ciò che non uccide fortifica. Quante volte ci si trova accanto a qualcuno senza sapere più se ci stia davvero guardando? È da questa domanda che nasce Momento, il nuovo singolo di Kawakami, disponibile su tutte le piattaforme digitali per Keyrecords/KMusic con distribuzione ADA Music Italy.
Dopo l’ibridazione culturale di Gitana, l’artista milanese classe 1999 torna con una traccia intima ma lucida, in bilico tra malinconia e resistenza, che racconta cosa accade quando il sentimento si ritrova imbrigliato nella routine, e l’amore non basta più a coprire le crepe del quotidiano.
Un brano che mette a fuoco l’esatto momento in cui si smette di essere certi e si comincia a cercare conferme. Quell’istante in cui le parole si fanno preghiera, la consuetudine diventa abitudine e l’unico appiglio resta chiedere: «Per un momento, chiedimi che cosa penso».
Una domanda che non riceve risposta, uno sguardo che sfugge e parole trattenute troppo a lungo. E in amore, così come nella vita, c’è chi resta e chi si allontana, anche stando nella stessa stanza. Ed è così che alla fine, quella voce che prima confortava, ora confonde: «Lasciami stare, perdo il respiro, voglio sbagliare, sono sola per un po’».
In un’epoca in cui il tempo sembra sfuggire dalle nostre mani e le relazioni soffrono la pressione di questa velocità, Momento diventa parte di un discorso urgente: secondo l’Istat, quasi un terzo delle giovani coppie italiane si separa entro i primi 5 anni di relazione, e il 68% cita come causa principale “l’incapacità di comunicare e condividere”.
In questo senso, il brano assume i tratti di un racconto generazionale, collettivo, in cui il disincanto affettivo si intreccia con l’incapacità diffusa di stare davvero dentro il presente emotivo di sé e dell’altro.
Momento intercetta il punto in cui ci si sente più soli: non quando l’amore finisce, ma quando comincia a trasformarsi in qualcosa che non riconosciamo più. KAWAKAMI restituisce questa frattura senza alcuna sovrastruttura, scegliendo la nudità del dubbio come forma narrativa.
E proprio perché non forza un significato e non offre facili soluzioni, il pezzo lascia spazio a quel margine sottile in cui si smette di comprendere l’altro, ma non si ha ancora il coraggio di ammetterlo. È lì che Momento si ferma: in quel punto cieco dove le cose cambiano senza che nessuno riesca a dirlo ad alta voce.
«Scrivere MOMENTO è stato come fermare un fotogramma di qualcosa che stava per sfuggirmi – racconta l’artista –. Avevo bisogno di capire se quella persona mi vedeva ancora per davvero, o solo per abitudine. È difficile restare, ma è ancora più difficile sentirsi dimenticati mentre si è presenti.»
SOS-SAVE OUR SOULS – MACTE ANIMO!
È in radio e in digitale Macte Animo! (SA Project / Believe), il nuovo disco della band che ha trasformato la musica in uno strumento per sensibilizzare sulla sicurezza sul lavoro SOS – SAVE OUR SOULS (https://bfan.link/macte-animo-1).
Con una carriera consolidata da molti concerti in tutta Italia e in importanti manifestazioni e concorsi come Sanremo Rock, dal 2018 gli SOS hanno trasformato la loro musica in uno strumento potente per sensibilizzare il pubblico su un tema cruciale: la sicurezza sul lavoro.
Grazie a questo impegno, sono numerose le aziende e le organizzazioni che hanno la band rock come punto di riferimento.
Macte Animo!, che in latino significa “Coraggio!”, raccoglie i brani più significativi della band usciti negli ultimi anni, inerenti alla sicurezza e alla prevenzione nella vita di tutti i giorni.
Il disco contiene anche il nuovo brano Con gli occhi aperti, che promuove una cultura della sicurezza che nasce dai comportamenti quotidiani di ogni individuo, in collaborazione con Faraone Academy che si occupa di formazione aziendale.
Bruco e gli SOS – Save Our Souls utilizzano il rock come strumento per spronare gli ascoltatori ad affrontare le difficoltà con determinazione, vivendo il presente in modo consapevole e responsabile.
‹‹Macte Animo è un album che racchiude il nostro percorso musicale e umano degli ultimi anni – spiega Bruco – Con questo disco vogliamo continuare a portare avanti il nostro impegno sui temi che ci stanno particolarmente a cuore, come la salute e sicurezza sul lavoro.
Il brano “Con gli occhi aperti”, che fa parte dell’album, è il nostro modo di affrontare la prevenzione in modo positivo con la consapevolezza che ognuno di noi può fare davvero la differenza››.
Questa la tracklist dell’album: Con gli occhi aperti, Schegge, La bestia, Giuda, Terra, Sono colpevole, Ancora vivere, Vita e L’ultimo tornante.
CALIBRO 35 – DISCOMANIA
Verrete risucchiati in una tipica domenica pomeriggio italiana degli anni’80, fra schedine del totocalcio da controllare e ricontrollare. E, in TV, la carrellata di gol della giornata di campionato appena conclusa.
E’ uscito infatti Discomania, il secondo singolo dei Calibro 35 estratto dal nuovo album Exploration, fuori il 6 giugno per Record Kicks e già disponibile in pre-order dallo scorso 5 marzo.
Una rilettura in chiave afrobeat dell’iconico brano, che per diversi anni fu sigla di coda del mitico programma RAI 90° Minuto, firmata da uno dei grandi maestri della musica per il cinema di tutti i tempi, Piero Umiliani, oggi artista di culto per producer, dj e musicisti di tutto il mondo, dal Giappone al Brasile.
“Ci sono pezzi in cui incappiamo quasi per caso ma rimangono nella nostra memoria indelebilmente, entrando a far parte di noi. Discomania – che fu sigla di 90° Minuto quando eravamo bambini – è decisamente uno di questi.
Lo conosci e quasi non ci fai caso ma quando ti fermi ad ascoltarlo per bene ti si apre un mondo” commentano i Calibro 35 a proposito di un pezzo che è una scintilla nata dalla fusione fra ricordi d’infanzia, memoria collettiva e gusto iper-contemporaneo.
La loro madelaine proustiana in versione post-moderna.
L’uscita del brano è accompagnato da un video in cui i nostri eroi vengono ripresi mentre registrano la traccia nello storico Sound Work Shop del quartiere Trionfale a Roma, che fu il tempio della produzione musicale di Umiliani, la sua casa artistica.
Un video da cui emerge chiaramente lo spirito che informa il nuovo album di prossima uscita della super band più cinéphile della scena musicale, articolato in tre parole chiave: sete esplorativa, divertimento, interazione fra i musicisti.
“Amiamo da sempre il Maestro e da qualche anno siamo quasi di famiglia con le figlie Alessandra ed Elisabetta che recentemente hanno rimesso in piedi quel paradiso del sound work shop a Roma che era lo studio del padre, dove sono nate molte tra le colonne sonore che più amiamo.
Con Discomania Umiliani, dietro ad una semplicità apparente, ci ha regalato un tema super memorabile. Per questo lo puoi prendere, declinare in altri modi ma il brano ti segue e rimane sempre incisivo. Così ci siamo messi a giocare e nel farne una ‘versione Calibro’ abbiamo deciso di discostarci abbastanza dalla forma originale, portandola in un territorio afrobeat. Buon ascolto.”
PATRIZIA CIRULLI – IL VISIONARIO
Patrizia Cirulli annuncia due concertiper presentare dal vivo il suo nuovo album, Il Visionario (Francesco D’Assisi) (Egea Music), disponibile in fisico e in digitale (https://link.egeamusic.com/ilvisionario).
L’11 aprile, alle ore 21.00,la cantautrice si esibirà a San Leo (Rimini), presso il Palazzo Mediceo e il 12 aprile, sempre alle ore 21.00, a Montefiore Conca (Rimini), presso il Teatro Malatesta.
In queste due occasioni, Patrizia Cirulli sarà accompagnata dal chitarrista Marcello Peghin, dalla violinista Maria Vicentini e dal percussionista Paolo Zuddas.
Il progetto discografico è una reinterpretazione in chiave acustica di L’infinitamente piccolo, album di Angelo Branduardi, nel quale il cantautore musicò le Fonti Francescane, raccolta di testi di Francesco e Chiara d’Assisi e si presenta come un omaggio intimo ed elegante al compositore e alla poetica del santo umbro.
L’interpretazione della cantautrice, eseguita con profondità e delicatezza, crea un ponte emozionale in grado di fondere poesia e musica. Patrizia Cirulli regala all’ascoltatore un’inedita celebrazione al femminile, trasportandolo in una dimensione universale di consolazione e pace.
Le sonorità dell’album sono minimali, in armonia con il messaggio francescano di semplicità ed essenzialità.
Il progetto discografico vede, inoltre, la partecipazione di musicisti e cantautori provenienti da diversi universi musicali, quali Rosario Di Bella nel brano Il Sultano di Babilonia e la prostituta, Kalika in Audite poverelle e il Coro Su Concordu e Su Rosariu di Santulussurgiu nel brano La morte di Francesco.
Di seguito la tracklist dell’album:
- “Il cantico delle creature”
- “Il sultano di Babilonia e la prostituta” con Rosario Di Bella
- “Il lupo di gubbio”
- “Audite poverelle” con Kalika
- “Divina commedia: Paradiso, canto XI”
- “Il trattato dei miracoli”
- “Nelle paludi di Venezia Francesco si fermò a pregare e tutto tacque”
- “La regola”
- “La predica della perfetta Letizia”
- “La morte di Francesco” con Coro Su Concordu e Su Rosariu di Santulussurgiu
- “Salmo”
FAZIO – CANZONETTA
La volontà rivoluzionaria di abbandonare ogni preoccupazione, il bisogno di liberarsi di ogni peso: il nuovo singolo di Fazio, Canzonetta, è un brano pop che finisce per rompere ogni schema.
Un pezzo nato di getto dalla volontà di ribellarsi alle cose che vanno male, una risposta alternativa all’insofferenza verso le difficoltà quotidiane.
Davanti a ciò che non va secondo i piani, Fazio si sveste di ogni sovrastruttura dando vita ad un brano semplice ma solo apparentemente senza pretese: solo sfogando la propria frustrazione verso il mondo si può davvero essere felici.
«“Canzonetta” è una canzonetta, appunto, che vuole dimostrare come la musica pop e scanzonata possa anche avere qualcosa di impegnato da dire, senza la pretesa di dover essere necessariamente degli intellettuali.
È nata mentre ero nervosissimo perché non riuscivo a trovare una copisteria che facesse le fotocopie nel centro di Torino e stavo camminando a vuoto da circa tre quarti d’ora.
A un certo punto mi sono fermato e ho realizzato che, preso dal mio nervoso, era la quarta volta che passavo davanti a un manipolo di una decina di esponenti di Fratelli d’Italia, tutti con i loro pullover grigio topo o blu notte, da cui spuntavano dei timidi colletti di camicie dai toni spenti.
A coronare tutto ciò, quattro camionette della polizia a godersi il sole di novembre. C’erano quindi più agenti dei manifestanti, intenti a parlare delle proprie cose, nell’eventualità che dovessero intervenire a sventare chissà quale minaccia.
Davanti a quella visione, l’insofferenza accumulatasi nell’arco della giornata è esplosa di getto, e dal nulla mi è venuto il ritornello in testa. Dopo un paio d’ore ero a casa a concludere la stesura del pezzo, che è sicuramente il brano che ho scritto in meno tempo in tutta la mia vita.
È una canzone a cui ho imparato a voler bene, perché appena scritta la odiavo letteralmente. Mi imbarazzava e volevo venderla a qualcuno. Ne riconoscevo il potenziale ma mi infastidiva riconoscerci me. Poi il mio Yoda personale mi ha detto una frase illuminante: “finché non accetterai il fatto che tu sei anche questo, non potrai mai essere felice”.
E quindi eccola qui: Canzonetta. Il mio tentativo di cantare la mia preoccupazione per il futuro e per il mondo in cui viviamo, dove ognuno guarda a se stesso senza aver un’idea di collettività, dove l’odio dilaga senza freni e il bene sembra non avere altrettanta energia per contrastarlo in maniera efficace, dove i problemi anziché essere risolti vengono coperti con distrazioni effimere, e dove anziché alla cura di sé si pensa solo a trovare una cura.
Dovessi riassumerla in una frase sarebbe sicuramente la celebre citazione di Boris: “questa è l’Italia del futuro: un paese di musichette mentre fuori c’è la morte”.»
GAIA BANFI – LA MACCAIA
Sabato 5 aprile, con un nuovo sistema audio immersivo spazializzato che prende vita presso serra madre – a place for ecological imagination, a Bologna, si è tenuto un esclusivo ascolto collettivo de La Maccaia, il nuovo album di Gaia Banfi uscito il 4 aprile per Trovarobato.
Anticipato da Piazza Centrale e dal successivo Seia, il disco della cantautrice, produttrice e polistrumentista, nuova promessa della scena musicale italiana, si muove sulle tracce dei ricordi per raccontare una storia fuori dal tempo, usando un linguaggio molto personale nel quale convivono canzone d’autore, pop e sperimentazioni in campo elettronico.
Gaia Banfi, nata a Milano, vive ormai da anni a Bologna. La sua musica è una seduzione sottile, inafferrabile, che si insinua nella mente con delicatezza, toccando le corde più nascoste dell’anima, senza la foga travolgente dei sensi, ma con l’intensità di un sentimento puro e profondo.
La scrittura di Gaia, intima ed evocativa, è poggiata su un dialogo costante tra minimalismo e arrangiamenti maestosi e quasi ripetitivi, come il mare quando si infrange sugli scogli.
La Maccaia, è una particolare condizione meteorologica che si verifica esclusivamente nel Golfo di Genova – città dove Gaia ha vissuto molta della sua infanzia – quando il cielo si copre e l’umidità raggiunge livelli elevati creando una sorta di substrato nebbioso che cavalca il mare e si confonde con esso.
Uno scenario etereo che qui però rappresenta una dimensione simbolica in cui ognuno può riconoscersi, attraverso sette brani in cui prendono voce tutte quelle malinconie che si gonfiano man mano che si cresce: le mancanze, gli amori turbolenti, quelli non corrisposti, ma anche la vitalità, la scoperta, l’assenza di giudizio e infine la clemenza e l’amore per sé stessi.
STUDIO MURENA – JAZZHIGHLANDERS
Jazzhighlanders è il nuovo singolo degli Studio Murena uscito venerdì 4 aprile per Island Records (Universal Music Italia) che anticipa l’album Notturno in arrivo il 9 maggio.
Un brano lucido e affilato come una lama, disincantato e scuro come questo cielo cattivo, che rivendica l’importanza di essere fedeli a se stessi rifiutando di aderire a un’immagine, un pensiero, un percorso precostituiti.
La band milanese torna con la sua inconfondibile miscela di jazz e hardcore rap venata di elettronica,potente e flessuosa,a tratti misteriosa e inquietante, a tratti epica.
Un sound che si arrampica sinuoso, fumoso e avvolgente intorno a parole sferzanti e sincere, che non hanno paura di guardarsi in faccia anche quando fa male, di esporsi anche quando è “pericoloso” e può rendere vulnerabili: chiedici tutto, ma prendici per mano.
Avvalendosi ancora una volta della collaborazione di Tommaso Colliva alla produzione, con questa canzone la band fa un ulteriore passo avanti nel suo cammino artistico.
Se con l’ultimo disco WadiruM avevano plasmato e affermato il loro suono unico e innovativo, gli Studio Murena ora guardano ancora oltre, scavando ancora più a fondo, mettendosi ancora più in gioco a livello musicale ma soprattutto testuale, emotivo, introspettivo ma anche sociale.
Jazzhighlanders riprende il discorso lì dove WadiruM lo aveva lasciato e lo porta oltre, raccontando quello che è successo dopo, durante un tour lungo tre anni: l’esaltazione e l’agitazione, la disillusione verso il mondo, la società e la loro città, l’orgoglio del riuscire a mantenere la propria libertà e coerenza, tanto personale quanto creativa.
“Milano è cattiva, le persone sisono intossicate delle sue pretese e si sono piegate alle sue aspettative, chi non l’ha fatto si trova emarginato, escluso, trascurato.” Affermano gli Studio Murena.
“Di tutti i posti in cui ci ha portato il fuoco che ci spinge, Milano rimane il sottofondo più alieno alla vita dell’uomo che conosciamo. Ogni giorno puoi percepire le tensioni tra le parti, che non sono manco più fatte da destra e sinistra, ma da sopra e sotto. Noi siamo jazzhighlanders perché rivendichiamo ogni giorno chi siamo, la nostra indipendenza di pensiero e la nostra sensibilità.” Aggiunge la band.
“Il brano è un inno all’unicità di ognuno, all’originalità delle nostre onde sonore. È come se queste cose assieme potessero davvero portare un’idea di cambiamento personale, non conservatore e potentissimo. Noi rappresentiamo la nostra musica e lei ci rappresenta, attraversando ogni sostrato sociale e spaccato della nostra collettività”.
FABRIZIO PATERLINI – ATTITUDE
Disponibile in digitaleATTITUDE(Memory Recordings under exclusive license to M.A.S.T./Believe),è il nuovo album di cover grunge di Fabrizio Paterlini, uno dei pianisti italiani più conosciuti e apprezzati a livello internazionale che continua a sorprendere con la sua musica emozionante e senza tempo.
Attitude è un viaggio attraverso i più grandi capolavori della musica grunge, un album di cover che rende omaggio all’intensità e alla profondità di band leggendarie come Pearl Jam, Nirvana, Soundgarden e Alice in Chains, senza tralasciare l’eleganza e la forza di artisti italiani come Marlene Kuntz, Verdena ed Elisa.
Questa la tracklist di “Attitude”:
- Nothingman – Pearl Jam
- Lieve – Marlene Kuntz
- Black Hole Sun – Soundgarden
- Angie – Verdena
- All Apologies – Nirvana
- Labyrinth – Elisa
- Nutshell – Alice in Chains
«L’idea alla base di “Attitude” non è solo quella di rendere omaggio a un genere musicale: il grunge, ma di celebrare un’attitudine. Il grunge – dichiara Fabrizio Paterlini – ha avuto un impatto nei miei vent’anni, ma non è stato l’unico suono a definire la mia passione per la musica.
Ciò che mi ha sempre affascinato è quella spinta emotiva autentica, quell’urgenza di esprimere qualcosa di vero, senza filtri. “Attitude” è il mio modo di reinterpretare alcuni brani che mi hanno segnato in quegli anni, portandoli nel mio mondo, ma preservandone l’essenza.»
CAROLINE PAGANI – PAGANI PER PAGANI
È disponibile in fisico e in digitale Pagani per Pagani, il doppio album dell’attrice e cantante Caroline Pagani, dedicato al fratello Herbert Pagani.
Il progetto discografico è un viaggio nell’attività e nella produzione artistica di Herbert Pagani, artista poliedrico che ha esplorato molteplici forme espressive, dalla pittura alla scultura, dalla canzone alla radio, dal cinema al teatro.
Un album che vede collaborazioni preziose con ospiti Danilo Rea, Fabio Concato, Giorgio Conte, Shel Shapiro, Alessandro Nidi, Moni Ovadia, Francesca Della Monica, Emanuele Vezzoli.
In questo disco si celebra l’amore in tutte le sue forme, intrecciando arti diverse come musica, poesia, teatro e pittura, e riaffermando il ruolo di Herbert Pagani come artista visionario e poliedrico.
Pagani, con sorprendente preveggenza, aveva già anticipato temi attuali come pandemie, guerre, cambiamenti climatici, i pericoli dell’iper-tecnologia, e la necessità del riciclo.
Le sue poesie in musica sono popolate da amori intensi, contrastati, da passioni grandi, assolute, da sentimenti veri, puri, cristallini, totalizzanti. Le sue canzoni sono preghiere, apologie, poesia in musica. Con la sua arte ha mostrato i problemi di oggi con l’anticipo e la preveggenza che hanno i poeti.
Pagani ci lascia un’opera di un’attualità bruciante, di impressionante ricchezza, modernità e contemporaneità, di analisi e di prospettiva, generosa, senza concessioni e compromessi. Le sue canzoni non hanno crepe, e continuano a ispirare cantautori, interpreti e artisti visivi.
Con quest’opera di straordinaria attualità, Caroline Pagani evidenzia l’importanza di riscoprire e preservare un patrimonio artistico prezioso e senza tempo.
Questa la tracklist di Pagani per Pagani: “Palcoscenico”; “Albergo a ore” con Danilo Rea; “Cento Scalini” con Francesca Della Monica; “Sai che basta l’amore” con Alessandro Nidi; “Serenata”; “Da niente a niente” (Volo AZ 106) con Fabio Concato; “Porta via” con Shel Shapiro; “Ca fait trois jours que j’ai pas fait l’amour” con Giorgio Conte; “Un capretto (Dona dona)” con Moni Ovadia; “La bonne franquette;” “Non mi venite a dire” con Alessandro Nidi; “Signor Caruso”; “La mia generazione”; “Il condannato” con Alessandro Nidi; “Lombardia” con Alessandro Nidi; “Concerto pour pieds nus et orchestre” con Alessandro Nidi; “Ti ringrazio vita”; “Imagine”; Un capretto (Dona dona)” con Moni Ovadia e Caroline Pagani.
MAX CASACCI – THROUGH THE GRAPEVINE
Il rombo di un trattore che diventa linea di basso, “stappi” di bottiglie usati come percussioni, cisterne di vino che mutano in tamburi taglienti, il suono euforico delle bollicine che si liberano nel bicchiere e quello ovattato dei grappoli d’uva che cadono al suolo.
Un’opera sonora senza precedenti, fluida e giocosa, ma anche metallica e scura, capace di ridisegnare ciò che pensavamo di conoscere già.
È Through the Grapevine, in Franciacorta (Earthphonia III), il nuovo EP di Max Casacci dedicato al suono del vino e della sua lavorazione, uscito il 2 aprile per 42 Records / 35 mm.
Un nuovo progetto con cui il musicista e produttore, cofondatore dei Subsonica, continua a esplorare e sperimentare nel mondo dei rumori e degli ambienti sonori, sempre alla ricerca di nuovi spunti, ritmi, suggestioni, tra registrazioni e manipolazioni delle infinite fonti sonore che ci circondano, arrivando a misurarsi anche con quelle più inaspettate, senza l’ausilio di strumenti musicali.
Dopo suoni ed ecosistemi della natura in Earthphonia e rumori dello spazio urbano di Urban Groovescapes (Earthphonia II), è tempo di una nuova sfida, un nuovo viaggio di immaginazione nel quale l’ispirazione arriva sempre dal contesto e coinvolge tutti i sensi, trasformando in musica un simbolo di contemporaneità, leggerezza, condivisione per un EP realizzato utilizzando esclusivamente i suoni del vino e dei suoi ambienti e processi di lavorazione, in totale assenza di strumenti musicali.
La raccolta nasce da una sonorizzazione realizzata, durante il Festival della Franciacorta, nelle Cantine Bersi Serlini. Un evento che ha visto visitatori, paesaggi, profumi, avvolti da suoni, tempi, melodie realizzati solo con elementi presenti e visibili nei vari ambienti, attraverso stimoli sonori in grado di attivare un’intima connessione con lo scenario circostante.
Una ricerca che va oltre i confini della musica “tradizionale”, quella di Max Casacci, cominciata con Watermemories (2019), opera nata dai suoni dell’acqua di Biella, in collaborazione con Michelangelo Pistoletto, passando per i tre movimenti di Earthphonia, fino all’esperienza che vedrà coinvolto il musicista dall’8 al 13 aprile a Milano, dopo una settimana dall’uscita dell’ultimo EP: Paolo Sorrentino ha infatti affidato a Max Casacci la creazione del tessuto sonoro – realizzato sempre in assenza di “veri” strumenti musicali – de La dolce attesa, il progetto-installazione del regista Premio Oscar per il Salone del Mobile.Milano 2025, affiancato dalla visione scenografica di Margherita Palli.
L’EP Through the Grapevine, in Franciacorta (Earthphonia III) si apre con un tappeto di cicalii di fine estate che ci conduce in Cantine: il primo brano, che descrive la magia delle lente e delicate trasformazioni del vino nell’oscurità, è strutturato sui suoni delle botti, delle bottiglie, dei calici, sul movimento rotatorio del remuage, sulla croccantezza delle bollicine amplificate con microfoni ultrasensibili, e sostenuta da una ritmica di “stappi” utilizzati come percussioni.
La focus track Trattore (Vendemmia cassa dritta) nasce, invece, in un secondo momento a metà tra una celebrazione futurista della vendemmia e un baccanale dionisiaco contemporaneo. Il rumore dei grappoli che cadono – come specificato dalla voce che descrive i vari elementi durante il brano – si trasforma in una cassa in quattro che invita alla festa.
Il suono del mosto nella pressa offre note e accordi; il rombo di un trattore regala le due linee di basso. Ma è un casuale accordo liquido, già naturalmente presente nelle registrazioni, a offrire la materia prima per lo special all’interno del quale l’ascoltatore si ritrova idealmente e gioiosamente a “naufragare” nel mosto. Dove è facile, e bellissimo, perdersi.
Cisterne è stato invece composto con elementi più “industriali” negli ambienti dei grandi contenitori e dell’etichettatura: alcune cisterne, con la loro imponente metallica eleganza, come una fila di percussioni marziali e ordinate, sono state percosse e fatte risuonare come tamburi metallici. La meccanicità delle macchine per le etichette, i contenitori in plastica percossi, il suono dello stesso ambiente sgocciolante diventano gli strumenti di una partitura liquida e gioiosa, come il vino, contrappuntata dalle note dei calici.
“Quando ho accettato l’intrigante invito a trasformare una cantina di vino Franciacorta in musica, non avevo bene in mente cosa avrei dovuto e potuto fare. Ma dopo un breve confronto con Chiara Bersi Serlini, che in passato ha lavorato nel mondo dell’arte contemporanea a Londra collaborando con artisti del calibro di Bill Viola, Francesco Vezzoli, Chris Cunningham e Aphex Twin, è stato immediato comprendere” – racconta Max Casacci – “che entrambi avevamo a cuore la ricerca di qualcosa che fosse puramente bello e inesplorato.”
Dai vigneti, alle cantine, alle cisterne, al luccichio del tramonto tra i filari, tutto il mondo e l’immaginario legato al vino sembra rivelarsi, così, in una veste nuova dove il gusto, l’olfatto e la vista cedono il passo all’udito: un lavoro che, però, non è esercizio di stile o sperimentazione concettuale, ma racconta in modo diretto e inedito luoghi, pratiche, metodi, ritualità in un intreccio di suoni dove il pensiero si perde, l’abbandono del corpo si fa inevitabile e l’armonia con lo spazio diventa protagonista.
Tracklist EP
- Cantine
- Trattore (Vendemmia cassa dritta)
- Cisterne