Nada Cella, dopo 28 anni 3 persone vanno a processo

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Adesso con un termine anglosassone si chiamano “cold case”, sarebbero i delitti irrisolti, le morti violente per cui non si è mai trovato un colpevole. Il caso di Nada Cella all’epoca fece discutere molto, ne parlarono a Chi l’ha Visto e ci fu anche chi andò a rimestare nel torbido cercando amanti e come movente la gelosia. Sembrerà strano, ma come si suole dire, a volte a pensare male non si fa danno e dopo 28 anni, tre persone andranno a processo per l’omicidio della giovane, il cui movente sembra proprio essere stato, la gelosia.
Ma andiamo con ordine, il 6 maggio 1996, a Chiavari, nello studio del commercialista Marco Soracco viene rinvenuto il cadavere di Nada Cella, ventiquattrenne segretaria del medesimo. Il commercialista, in un primo momento principale indagato per l’omicidio, viene interrogato più volte e l’abitazione perquisita minuziosamente, ma contro di lui non vengono trovate prove tali da incriminarlo.
Successivamente, grazie alla testimonianza di una persona, viene alla luce il nome di Anna Lucia Cecere. Secondo la testimone la donna, era innamorata di Soracco e voleva prendere anche il posto occupato dalla Cella nello studio. Quando il clamore per l’omicidio si attenua la Cecere si trasferisce in Piemonte, vicino Cuneo, dove lavora fino al 2017 quando è costretta a lasciare il lavoro per motivi disciplinari la cui identità è poco nota.
Dia quel momento si perdono le sue tracce fino al 2021, quando viene aperta una nuova inchiesta sul delitto, grazie alle ricerche svolte privatamente da Antonella Delfino Pesce, una genetista dell’Università di Bari che dopo aver frequentato a Genova un master in criminologia, comincia a studiare il caso di Nada Cella, dopo che allo stesso master è stato analizzato come delitto irrisolto.
La Delfino Pesce studiando l’inchiesta scopre l’esistenza di due testimoni che la mattina del delitto avevano visto una donna somigliante alla Cecere uscire dal palazzo in cui c’era lo studio di Soracco, e che da una successiva perlustrazione in casa della Cecere erano stati trovati in una scatola, cinque bottoni di una giacca di jeans, abbastanza compatibile a quella trovata sulla scena del delitto. La Cecere all’epoca dichiarò appartenessero ad una giacca del suo ex fidanzato ma, dopo una comparazione fotografica con quello trovato nello studio di Soracco, anche quella pista è stata abbandonata.
Sempre nel 2021, grazie all’evoluzione delle tecnologie, sono stati individuati due profili di Dna maschile e femminile su una sedia dell’ufficio e sugli indumenti di Nada Cella, senza però trovare una corrispondenza per quei due profili. Su queste basi il tribunale aveva deciso di non rinviare a giudizio i tre indagati, scelta che è stata ribaltata nelle scorse ore dalla Corte d’Appello.
La tesi della Procura è che Anna Lucia Cecere, all’epoca 28enne, fosse innamorata del commercialista Sarocco, che aveva conosciuto ad una scuola di ballo, e fosse diventata gelosa della sua segretaria, Nada Cella. Pertanto il giorno del delitto l’avrebbe affrontata e uccisa nello studio dell’uomo che amava. Il processo comincerà il prossimo 6 febbraio, e oltre la Cecere coinvolgerà lo stesso commercialista Soracco e sua madre Marisa Bacchioni, entrambi accusati di favoreggiamento e falsa testimonianza.
Restano da definire, i motivi per cui madre e figlio abbiamo voluto coprire la Cecere, il commercialista fino a oggi ha sempre negato di aver protetto qualcuno.
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