“Natasha è stata uccisa da loro”, lo sfogo della sorella della ragazza morta a Foggia, accende i riflettori sulla sicurezza negli ospedali
Le immagini degli infermieri barricati in una stanza dell’ospedale “Riuniti” di Foggia per fuggire alla rabbia dei parenti di Natasha Pugliese, morta dopo un intervento che sembrava di routine, hanno fatto il giro di Italia e acceso i riflettori sia sui buchi operativi della sanità italiana, sia sulla sicurezza del personale ospedaliero. Qualche tuttologo del web sostiene che chi lavora negli ospedali debba essere preparato a reazioni dovute alla disperazione e al dolore, c’è anche chi addirittura ha invocato un presidio dell’Esercito davanti ai nosocomi. Il personale medico della struttura garganica continua a sostenere si sia trattato di una morte in sala operatoria dopo un intervento disperato per salvare la vita a una ragazza.
In realtà, la ragazza in questione, Natasha Pugliese, una ventiduenne di Cerignola, dal grave incidente che la aveva vista gravemente ferita si stava incredibilmente riprendendo, aveva cominciato a deambulare da sola e i familiari si stavano organizzando per quello che doveva essere il recupero post ricovero. C’era da richiudere il buco della tracheotomia, un intervento per cui l’ospedale di Foggia non è attrezzato e che per la lungaggine delle procedure di trasferimento è stato “tentato” nel nosocomio pugliese con esiti drammatici suscitando la reazione disperata e sconsiderata dei parenti della vittima.
A fronte delle accuse ricevute, Tatiana, la sorella di Natasha, ha voluto raccontare la sua versione dei fatti in un lungo post sui social, queste le sue parole in cui racconta il susseguirsi dei fatti dal 18 giugno, giorno del drammatico incidente di Natasha fino al drammatico epilogo :
“Arriva l’elisoccorso, trasportata nell’ospedale di Cerignola lei arriva in coma causato dall’impatto. Viene stabilizzata e trasportata con l’elisoccorso al Riuniti di Foggia, dove entra in rianimazione visitata e stabilizzata nuovamente. Notizie strazianti ogni giorno. Viene messa in coma anche dai medici. Subisce un intervento a tre vertebre scomposte… arriva la tracheotomia che l’aiuta a respirare con le macchine. Ecografie, tac, risonanze, elettroencefalogramma. Natasha subisce un danno assonale. Non sarà più la stessa. 16 giorni di coma
3 luglio 2024, Natasha si sveglia, ci riconosce, è cosciente. Piange, gesticola perché non può parlare a causa della tracheotomia. Non ricorda l’incidente. Passaggio di reparto, esce dalla rianimazione, passa in neurochirurgia. Il giorno 8 luglio 2024 inizia la sua ripresa.
16 luglio 2024 arriva la riabilitazione inizia a stare seduta, a mangiare, a bere, poi i primi passi. Ritorna più forte di prima, nessun danno la ferma. Si inizia a fantasticare per l’uscita, le cose da fare, i luoghi dove andare, le persone da incontrare. Desideri, viaggi, l’uscita è vicina. Ci siamo quasi.
Ma qualcosa non va. 16 agosto, Natasha dovrà subire un piccolissimo intervento alla trachea perché la tracheotomia ha causato un restringimento della trachea. È una cosa comune, diffusa in molti pazienti che subiscono la tracheotomia. Un intervento fatto in anestesia totale. Dopo una settimana ritorna in riabilitazione, ricomincia il suo percorso di ripresa, si continua a sperare di uscire presto. Lei con tutte le sue forze completa tutti gli esercizi, inizia a camminare da sola senza l’aiuto di nessuno. La soddisfazione si legge sul suo volto. (Vedete, anche se mi tremano le gambe non mi interessa, sto in piedi). Si continua con esami, raggi, la sua saturazione è ottima, 99%.
Veniamo chiamati, arriva il giorno della notizia, dovrà essere trasferita a Roma per l’intervento alla trachea perché a Foggia, come da comunicato, non sono competenti nel settore. Nessuno ci ha mai parlato di morte o cose gravissime, sapevamo che era un intervento delicato ma addirittura per tranquillizzarci ci hanno detto anche di un ragazzo di Cerignola che l’ha fatto, cerchiamo di inserirla il prima possibile.
Viene programmato il giorno del trasferimento che dovrà essere il 13 settembre, mia sorella mi dice il 12 mi dimettono e il 13 devo stare a Roma. Io non capivo come era possibile dimetterla, la sera parlo con un dottore, signora dovete provvedere per portarla voi a Roma, vedete un po’ in macchina oppure optate per un’ambulanza, se vi guardate attorno ci sono i bigliettini). Mia sorella respirava con affanno ma loro dicevano che stava bene. Saturazione perfetta (Abbiamo tantissime foto) e emo gas perfetto. Dovevamo provvedere per un’ambulanza noi, ma con che dottore vicino a lei? (Non mi porto mia sorella il 12 a casa perché voi la dimettete. La loro risposta: vi facciamo la cortesia di tenerla fino al 13). Non me la porto in macchina a Roma, non metto nessuna ambulanza con dottori che non conoscono la sua situazione).
Il giorno dopo cambia la situazione, l’ambulanza la mette l’ospedale, viene trasportata da loro. Arriva il giorno 4 settembre, andiamo a trovarla, prepariamo tutte le cose le che a lei piacciono come ogni giorno, patatine, cioccolate, pasta fredda, ma Natasha col suo cellulare con le sue mani mi scrive che doveva fare una visita, poi mi dice che deve rifare il palloncino. Va bene, noi stiamo arrivando, tranquilla, ci vediamo tra poco, la sua risposta ‘Siii’ alle 17:38. La nostra Natasha entra in sala operatoria alle 17:45, noi dietro la sua porta aspettiamo di vederla, alle 19 e qualcosa escono 2 dottori, dobbiamo parlare con un famigliare il più stretto, entro io, mi trovo con questi dottori, uno già lo conoscevo parlando di Roma l’altro no, inizia a parlarmi con strafottenza, mi diceva tanti termini, mi spiega che la situazione é grave, io vado nel panico, chiedo di far entrare qualcuno, lui mi diceva di no, io apro la porta e faccio entrare mio fratello e mio padre, lui continuava a parlarci che la situazione era abbastanza grave, sono cose che capitano ci dice, poi ci dice ‘ora dobbiamo tornare dentro, la ragazza perde sangue’.
Questo è assurdo, la ragazza perde sangue e loro vengono a parlare con noi. Attendiamo, vediamo di entrare solo medici infermieri all’infinito, ripetevamo sempre la stessa frase: per favore ci fate sapere, qualcosa siamo in ansia… Sono le 22:30, di mia sorella niente notizie. All’improvviso arrivano 10 pattuglie di Polizia. Ci chiediamo perché siano arrivate, non capiamo o forse avevamo capito tutto ma non volevamo crederci. Chiediamo ai poliziotti perché fossero lì. La polizia suona in reparto ma nessuno apre. Dopo 10 minuti si apre quella porta maledetta, riesco ad entrare e chiedo di mia sorella ma nessuno mi risponde. Inizio ad urlare, dov’è mia sorella, riesco a passare mi trovo il dottore davanti e chiedo con sangue freddo: É morta? Lui mi fa un cenno, non ho capito più nulla, ho urlato, messo mani addosso a chiunque
La mia famiglia ha fatto la guerra peggio di Gomorra, perché mia sorella é stata uccisa da loro, dovevano trasferirla con urgenza visto che era così grave, visto che già ci dissero che non erano competenti su questi interventi… invece no dovevamo aspettare al 13, che poi ricordiamocelo mia sorella mi ha scritto fino all’ultimo… ci sono anche foto con la sua saturazione a 99… ma vabbè mi rimaneva solo cercare mia sorella, dal finestrino della porta della sala operatoria c’è lei coperta da un lenzuolo verde sola, coperta di sangue. La sala era completamente pulita e vuota, nessuno strumento si intravedeva, nessun dottore in giro. 4 gocce di sangue sul pavimento lontano dal tavolo operatorio, la nostra Natasha si è addormentata dicendo: arrivo, durerà poco
Dicono che è morta alle 21:00, noi l’abbiamo saputo passate le 22. La mia Tasha doveva fare un intervento di routine senza bisturi, senza tagli, la mia Tasha si è addormentata con il pensiero di svegliarsi subito, la mia Tasha ce l’ha messa tutta, ha superato il peggio, pensavamo che l’incubo fosse terminato, invece no, l’incubo é iniziato in quella stanza… Niente e nessuno mi darà indietro mia sorella, pagherei oro per averla qui, per ricevere un suo messaggio farei qualsiasi cosa ma per colpa di due bastardi non succederà più. Sono morta anch’io con lei, non accetterò mai tutto ciò, non lo perdonerò mai.
Mille sono le domande, perché non hanno messo un elisoccorso? Perché l’hanno fatto sapendo che non erano capaci, perché non mi darà pace nemmeno avere la certezza dopo le indagini che sono stati loro a sbagliare (anche se io ne sono certa, mi butto nel fuoco), troppe cose assurde… Vedere video e leggere e sentire certe cavolate è assurdo. Questo non è un film, qui parliamo di una ragazza di 22 anni, è una famiglia che dovrà scontare un ergastolo a vita per colpa vostra…Visto che state facendo girare tantissime notizie false, sembra che siamo pazzi, delle bestie, in questa situazione ci troviamo qui a dare anche spiegazioni, ma lo facciamo solo perché tutti devono sapere la verità. Questa è tutta la verità. Fate girare questo! L’inizio del nostro incubo che non finirà più!”.
Questo il racconto integrale di Natasha, un racconto drammatico che di certo non giustifica la reazione violenta dei familiari, ma sicuramente scaccia le accuse rivolte alla famiglia di violenza gratuita di fronte a un intervento disperato. Natasha è entrata in sala operatoria tranquilla e non ne è uscita più viva. Al tema quindi reale della sicurezza per il personale ospedaliero si aggiunge quello della malasanità, argomento purtroppo sempre attuale.
Tatiana ha parlato di strafottenza dei medici davanti a un episodio drammatico, per i medici Natasha era una paziente, per Tatiana era la sorella che si era miracolosamente ripresa da un incidente drammatico, non sappiamo quanti sarebbero riusciti a mantenere la calma davanti a una circostanza del genere. Non ci va di fare proclami lasciamo a chi legge le proprie considerazioni, una cosa in questo racconto appare drammaticamente reale ed è che di malasanità si muore e la medesima mette in serio pericolo l’incolumità di chi lavora negli ospedali.