Natisone, i 3 ragazzi morirono per imperizia nei soccorsi
La tragedia del Natisone
I tre ragazzi si erano recati presso il fiume per fare una gita, il cielo sereno e le acque tranquille inducono i ragazzi a spingersi fin dentro il greto del fiume e salire su un piccolo isolotto, una lingua di sabbia, creatosi al centro di esso. Nel giro di pochi minuti il cielo diventa grigio e le acque si ingrossano, lasciando i tre giovani nell’impossibilità di tornare a riva.
L’autista di uno scuolabus passando su un ponte, si accorge dei tre ragazzi in difficoltà e chiama i soccorsi, i carabinieri si affrettano ad allertare i Vigili del Fuoco che nel frattempo sono stati già contattati da una dei tre ragazzi. La corrente intanto diventa fortissima e per i ragazzi è impossibile ogni via di fuga. I soccorsi sopraggiunti lanciano funi e barchini che purtroppo non riescono a raggiungere i ragazzi.
La situazione diviene ancora più drammatica quando un vigile del fuoco si tuffa per raggiungere i tre ragazzi mentre dal ponte urlano di abbracciarsi per fare massa. La corrente è fortissima e il vigile purtroppo è costretto a desistere, da lì a poco l’intero isolotto scomparirà sotto la furia delle acque inghiottendo la lingua di sabbia con i tre ragazzi.
Quando arriva l’elicottero dei Vigili del Fuoco dei ragazzi non vi è più traccia, scattano le ricerche che purtroppo porteranno al ritrovamento dei corpi senza vita di Patrizia, Bianca e Christian dopo giorni.
Il risultato delle indagini della Procura
I magistrati hanno indagato su come è stato gestito il protocollo di sicurezza e non su chi fattivamente è intervenuto per cercare di mettere al sicuro i ragazzi. Attraverso i tabulati delle chiamate di soccorso, i tre Vigili del Fuoco indagati, non avrebbero subito compreso che per il recupero dei giovani sarebbe stato necessario l’impiego dell’elicottero.
Nell’atto di accusa si legge che “i vigili del fuoco indagati avrebbero omesso di visualizzare immediatamente le coordinate geografiche del luogo da cui Patrizia Cormos (una delle vittime) aveva effettuato la telefonata e di conseguenza, non hanno compreso che, in relazione al punto in cui si trovavano le persone poi decedute, l’intervento di soccorso avrebbe dovuto essere necessariamente effettuato con il velivolo più prossimo al punto in cui si trovavano le persone da soccorrere”.
Gli indagati secondo gli inquirenti non avrebbero chiesto “tempestivamente alla Sores Fvg l’intervento in loco dell’elicottero ‘Doppio India’, decollato solamente alle 14.07 circa e giunto in loco alle 14.13 circa, allorché i ragazzi erano stati trascinati dalla corrente da circa 3 minuti”.
In pratica i vigili invece di richiedere immediatamente l’intervento di un elicottero della Sores Fvg, chiamarono l’elicottero “Drago” dei VV.FF di stanza all’aeroporto Marco Polo di Venezia, che impiegò diverso tempo data la distanza ad arrivare sul posto.