Olbia, la feroce morte di un gattino, la vita non conta nulla davanti al divertimento?
Ci sono tanti fattori che lasciano stupefatti dal maltrattamento e uccisione di un gattino a Olbia, soprattutto la domanda da porsi è se davvero per i giovani di oggi la vita conti così poco. Quale macabro meccanismo scatta nel cervello per provare divertimento nella morte altrui? Questa volta è accaduto con un micetto di pochi giorni scaraventato da un cavalcavia, qualche settimana fa con un ragazzino fatto fuori dai coetanei per un debito di 200 euro. Stesso sistema, violenza, derisione, indifferenza e divertimento. Ma si può davvero ridere davanti alla morte? Il valore della vita ha perso ogni significato ?
Episodi come quelli accaduti, sempre ad opera dei giovani, lanciano un triste campanello d’allarme sulla morale e l’educazione delle giovani generazioni, probabilmente ragazzi che hanno tutto e proprio in virtù di questo si ‘annoiano’ trovando piacere nel prevaricare e nel far del male al prossimo. Valori sminuiti al minimo indispensabile, ragazzi abituati probabilmente a vivere senza regole e senza punti di riferimento.
Alla base di tutto c’è una profonda ignoranza, l’incapacità nel saper distinguere ciò che è giusto da ciò che sia sbagliato tanto da dar poco valore anche alla vita. Il micetto è stato lanciato dal cavalcavia per mettere il video su Tik Tok e avere visualizzazioni, 5 ragazzi hanno trovato più importante la visibilità che tutelare la difesa di un debole. Cosa ancor più grave, i responsabili del gesto non sembrano per nulla pentiti, a parte le frasi di circostanza tradite poi da affermazioni che rivelano superficialità, immaturità e violenza.
Come si è arrivati a questo punto? Ovviamente non si vuole generalizzare, esistono per fortuna anche ventenni in gamba e con degli obiettivi nella vita che non siano quelli di sentirsi forti prendendosela con i più deboli. C’è una grande parte però attratta dalla superficialità dei social, dal tutto e subito e che come i 5 di Olbia si rimpallano le responsabilità pur di non assumersi le loro. Responsabilità, parola che molti under 25 forse non conoscono abituati come sono a sentirsi sempre appoggiati dalle famiglie e difesi anche quando a scuola o nello sport le persone preposte vogliono insegnar loro il rispetto, la cultura e l’educazione.
La supponenza e l’ignoranza nei post social dei responsabili dell’uccisione del gatto è sconcertante, soprattutto è avvilente rendersi conto che chi ha compiuto il gesto pensa di non aver fatto nulla di grave trovando esagerato il clamore che ne è venuto fuori, triste specchio di una società che sta formando individui senza valori e senza cultura.