Hasan Hamis, un uomo di 37 anni, è stato condannato a 12 anni e 2 mesi di reclusione per aver tentato di uccidere il poliziotto Christian Di Martino nel maggio 2024.
L’aggressione e la sentenza
L’aggressione era avvenuta davanti alla stazione di Milano Lambrate, quando Hamis aveva accoltellato l’agente con un coltello da cucina.
La sentenza, pronunciata dal Gup Silvia Perrucci, arriva dopo un processo con rito abbreviato. La Procura aveva inizialmente richiesto una pena di 13 anni e 4 mesi per tentato omicidio, ma il giudice ha optato per una condanna leggermente inferiore.
La ricostruzione della colluttazione
La notte dell’aggressione, Hamis era stato fermato dai poliziotti e colpito con una pistola taser. Tuttavia, la scarica elettrica non era risultata efficace a causa del giubbotto imbottito che indossava.
Uno dei dardi aveva raggiunto la gamba, mentre l’altro si era conficcato nell’imbottitura della giacca. Ne era nata una colluttazione durante la quale Hamis aveva estratto un coltello da cucina con una lama di 20 centimetri, colpendo il poliziotto con tre fendenti.
Due delle coltellate avevano raggiunto organi vitali, tra cui il rene e il duodeno, causando un’emorragia grave e lesioni ai vasi sanguigni dell’addome e del torace. Solo un intervento chirurgico tempestivo aveva salvato la vita al poliziotto, seppur con danni permanenti.
Il dramma del poliziotto: senza un rene e senza risarcimento
Christian Di Martino, colpito alla schiena con tre fendenti, ha riportato gravi conseguenze fisiche: la perdita di un rene e lesioni ad altri organi interni.
L’avvocato della parte civile, Massimo Del Confetto, ha sottolineato che il poliziotto non riceverà alcun risarcimento economico, dato che l’imputato è nullatenente e la Polizia di Stato non prevede una copertura assicurativa per rischi professionali di questo tipo.
“Lui rimane senza nulla, solo con i giorni di malattia e lo stipendio come se stesse lavorando”
ha dichiarato Del Confetto, lamentando la mancanza di una polizza integrativa per i poliziotti operativi.
L’avvocato ha criticato il fatto che, mentre alcune aziende private forniscono assicurazioni per i rischi dei propri dipendenti, lo Stato non offre una protezione adeguata agli agenti di polizia impegnati in situazioni di pericolo.
Le scuse dell’imputato e il suo passato
Durante le udienze precedenti, Hamis aveva chiesto scusa per l’aggressione, dichiarando di essere dispiaciuto per quanto accaduto.
Tuttavia, la difesa, rappresentata dall’avvocata Tiziana Bacicca, non è riuscita a ottenere una perizia psichiatrica per il suo assistito. Già durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto, Hamis aveva giustificato il suo gesto come una reazione al disagio e alla tensione che viveva in quel periodo.
L’uomo, di origini marocchine, ha precedenti penali per reati contro la persona e il patrimonio, oltre che per resistenza a pubblico ufficiale.
Di Martino vivo per miracolo
Il 35enne vice ispettore Di Martino, vittima dell’aggressione, era stato trasportato d’urgenza all’ospedale Niguarda, dove era stato operato per fermare una grave emorragia interna causata dalle coltellate. Il poliziotto era stato sottoposto a 70 trasfusioni per sopravvivere alle lesioni.
La vicenda solleva interrogativi non solo sul tema della sicurezza degli agenti di polizia, ma anche sulla necessità di politiche di tutela più adeguate per chi opera in prima linea in situazioni di rischio.