Ostia, piromane resta in carcere il gip convalida il fermo

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Resta detenuto, Alessandro Marchili, il ventiquattrenne senza fissa dimora accusato di aver appiccato incendi in diversi stabilimenti balneari di Ostia. Al termine dell’interrogatorio, il giudice per le indagini preliminari ha confermato il fermo, disponendo la custodia cautelare in carcere.
L’interrogatorio e l’ammissione di colpa
Di fronte al giudice, il giovane ha ribadito la propria responsabilità, confermando quanto già dichiarato al pubblico ministero Stefano Opilio durante l’interrogatorio avvenuto giovedì scorso. Secondo quanto affermato dall’indagato, i roghi sarebbero stati appiccati per sentimenti di tristezza e frustrazione, senza la complicità di nessun altro.
Durante l’interrogatorio avvenuto oggi 31 marzo, il ragazzo avrebbe fatto riferimento a quattro dei sette incendi verificatisi, ma il giudice lo ha ritenuto responsabile di tutti gli episodi contestati. L’accusa formulata nei suoi confronti nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo è quella di incendio doloso.
Lo sviluppo delle indagini
Le indagini hanno permesso di risalire al responsabile grazie all’analisi delle immagini catturate dai sistemi di videosorveglianza. Secondo la ricostruzione, gli incendi sarebbero stati appiccati utilizzando pezzi di plastica e legno,
insieme a bombolette spray e un accendino.
Il giovane, cresciuto nel quartiere San Giovanni in un ambiente familiare complesso, verrà sottoposto a una consulenza psichiatrica su disposizione della Procura per valutare il suo stato mentale. La decisione potrebbe influire sulle prossime fasi dell’indagine e sull’eventuale processo a suo carico.
Possibilità di un mandante
Gli investigatori stanno anche cercando di valutare se il giovane non sia stato manovrato da qualcuno e influenzato da qualcuno ad appiccare i roghi. Tanti stabilimenti, andati a fuoco tutti insieme nello stesso momento, per gli inquirenti sembrano difficilmente riconducibili, in quanto a esecuzione, a una mente fragile come quella del Marchili. Nonostante il giovane insista nel dire di aver agito da solo, sono tanti i dubbi degli inquirenti.
La coincidenza degli incendi con la sentenza del Consiglio di Stato per le concessioni, che ne ha facilitato il processo di liberalizzazione, potrebbe aver fatto saltare in aria i piani di qualche organizzazione criminale radicata nel quartiere romano, meta tradizionale dei romani rimasti in città durante i mesi estivi. La messa in gara di spiagge “storiche” rischierebbe di sminuire il potere consolidato di alcuni gestori e i possibili collegamenti degli stessi con famiglie che controllano il territorio
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