Piombino, confermato l’ergastolo per Fausta Bonino
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La condanna all’ergastolo per Fausta Bonino, ex infermiera dell’ospedale di Piombino accusata di aver causato la morte di alcuni pazienti, è diventata definitiva.
La Corte di Cassazione, nella sua quinta sezione penale, ha respinto il ricorso presentato dalla difesa della donna, confermando la sentenza di ergastolo stabilita dalla Corte d’assise d’appello a maggio scorso.
Rigetto del ricorso e sentenza finale
La decisione della Cassazione è arrivata dopo oltre quattro ore di discussione in camera di consiglio.
Il sostituto procuratore generale della Cassazione, Antonio Balsamo, aveva chiesto, durante l’udienza, di respingere il ricorso e di confermare la condanna all’ergastolo.
Secondo il procuratore, non c’erano prove a sostegno della tesi che il reparto dell’ospedale di Piombino fosse sotto il controllo di altre persone al momento dei decessi.
“Non c’è traccia di altre persone nel reparto in occasione dei quattro decessi”, aveva sottolineato il pm.
L’assenza in aula e il punto di vista della difesa
Fausta Bonino, assente durante l’udienza, ha scelto di aspettare la decisione finale lontano da Roma, insieme ai suoi familiari.
Il suo avvocato, Vinicio Nardo, ha dichiarato che la donna è pronta a costituirsi non appena sarà possibile. “È un grande dispiacere – ha affermato l’avvocato – l’ergastolo per una persona di una certa età rappresenta la morte civile. C’erano tanti dubbi che io ho provato a dimostrare”.
Le morti e l’accusa di omicidio
Le morti per cui Fausta Bonino è stata accusata risalgono al periodo tra il 2014 e il 2015, quando alcuni pazienti ricoverati nella rianimazione dell’ospedale di Piombino sono deceduti a causa di emorragie improvvise e letali.
L’ex infermiera era stata accusata di aver somministrato dosi massicce di eparina, un farmaco anticoagulante che ha provocato le emorragie fatali.
L’arresto e i successivi sviluppi giuridici
Nel marzo 2016, la Bonino era stata arrestata dal NAS dei carabinieri con l’accusa di omicidio per la morte di alcuni pazienti.
Tuttavia, la donna fu rilasciata 21 giorni dopo. Inizialmente, l’infermiera avrebbe dovuto rispondere di 10 decessi, ma in primo grado fu condannata all’ergastolo per quattro morti, mentre in appello fu assolta.
Successivamente, la vicenda arrivò in Cassazione, che ordinò un nuovo processo di appello per i decessi di quattro pazienti, confermando l’assoluzione per gli altri sei casi.
Nell’appello bis di maggio, la donna fu nuovamente condannata all’ergastolo, una sentenza ora diventata definitiva.
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