Pompei, portata alla luce una lussuosa spa privata
Una scoperta ‘unica nel secolo’ ha portato alla luce una lussuosa spa privata nella città romana di Pompei.
Lo stabilimento termale comprendeva un’enorme piscina, stanze calde, tiepide e fredde, affreschi e un pavimento in mosaico di marmo.
Gli esperti ritengono che si tratti potenzialmente del più grande reperto del suo genere rinvenuto all’interno di una casa privata di Pompei.
La residenza contenente le terme, scoperta solo negli ultimi due anni, si trovava sulla traiettoria della catastrofica ondata di detriti vulcanici causata dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., che lasciò Pompei perfettamente conservata sotto una coltre di cenere e pomice.
All’interno sono stati rinvenuti i resti di due persone che si erano barricate in una piccola stanza dopo l’eruzione: l’uomo era rimasto schiacciato dal crollo di un muro e la donna era stata uccisa da un’ondata di gas vulcanico surriscaldato e cenere.
Il dottor Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco archeologico di Pompei, ha affermato: “Sono questi spazi a far parte del vero e proprio ‘effetto Pompei’: è quasi come se le persone se ne fossero andate solo un minuto prima”.
Pompei, un terzo della quale è ancora sepolta, aveva una popolazione di circa 30.000 persone.
Nel suo periodo di massimo splendore, la città ospitava un’industria fiorente, oltre a reti finanziarie e politiche.
La ricchezza di alcuni abitanti è evidente nelle terme, che comprendono uno spogliatoio con un pavimento a mosaico decorato con motivi geometrici riempiti di marmo proveniente da tutto l’Impero Romano.
Il complesso, simile a una spa, inizia con una stanza calda, simile a una sauna, dotata di un pavimento sospeso che consente all’aria calda di fluire sotto.
Segue una stanza calda e colorata, dove è probabile che ai bagnanti venisse strofinato dell’olio sulla pelle, che poi veniva rimosso con uno strumento ricurvo chiamato strigile.
L’ultima tappa è il frigidarium, o stanza fredda, dove un’opulenta piscina, grande abbastanza da ospitare 30 persone, era circondata da colonne rosse e affreschi raffiguranti atleti.
Gli archeologi hanno scoperto un intero isolato di Pompei, tra cui una lavanderia e un panificio, nonché la grande casa privata contenente lo stabilimento balneare e un’enorme e sontuosa sala per banchetti scoperta l’anno scorso.
È possibile che l’intero isolato fosse di proprietà di Aulo Rustio Vero, un influente politico di Pompei.
Il dottor Zuchtriegel ha affermato: “Ci sono solo poche case dotate di un complesso di bagni privati, quindi era qualcosa riservato solo ai più ricchi tra i ricchi.
Ed è davvero enorme: è probabilmente il più grande complesso termale in una casa privata pompeiana.”
Accanto a una piccola sala di preghiera della casa, in uno spazio angusto, sono stati trovati i resti di una donna, di età compresa tra i 35 e i 50 anni, che stringeva gioielli e monete, e di un uomo più giovane, adolescente o ventenne.
La dottoressa Sophie Hay, archeologa di Pompei, ha affermato: “Il flusso piroclastico del Vesuvio è arrivato lungo la strada appena fuori questa stanza e ha causato il crollo di un muro, schiacciandolo a morte.
La donna era ancora viva mentre lui stava morendo, immaginate il trauma, e poi questa stanza si è riempita con il resto del flusso piroclastico, ed è così che è morta”.
La dottoressa Hay descrive il complesso termale privato come una scoperta che capita una volta ogni secolo, che svela anche un lato oscuro della vita romana.
Subito dietro la stanza calda c’è la sala caldaie, sotto la quale si trovava una fornace che gli schiavi dovevano far funzionare nonostante il caldo insopportabile.
Gli scavi stanno giungendo alle ultime settimane e alla fine il sito verrà aperto al pubblico.
Nel frattempo, uno studio su un mosaico di Alessandro Magno, descritto dagli esperti come il più importante mosaico dell’epoca romana, scoperto a Pompei nel 1831, suggerisce che le rocce utilizzate per realizzarlo potrebbero provenire da tutta Europa.
Per il mosaico, composto da circa due milioni di tessere, potrebbero essere state utilizzate rocce provenienti da diverse zone minerarie del Mediterraneo.
Tra queste rientrano Grecia, Tunisia e Penisola Iberica, suggerisce lo studio condotto dall’Università di Napoli Federico II.