Ponte Morandi, l’Ad di Aspi si defila : “Responsabile ma non colpevole”

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L’ex Ad di Aspi Giovanni Castellucci si sente responsabile per il crollo del Ponte Morandi di Genova, ma non si reputa assolutamente colpevole. Questo è quanto emerge dalla deposizione del dirigente nel corso del processo per il crollo della struttura il 14 agosto 2018 a causa del quale persero la vita 43 persone.
Castellucci è imputato per il disastro del ponte insieme ad altre 57 persone “Ho sempre dato la disponibilità alla ricostruzione del ponte– ha dichiarato l’ex dirigente- la collaborazione con il sindaco e poi commissario Marco Bucci è stata totale. Certo noi avremmo potuto farlo più velocemente” Castellucci si riferisce ai tempi di rifacimento da parte del consorzio che ha escluso Aspi da ogni azione.
L’ex Ad si è detto comunque molto addolorato per il tenore del comunicato da lui emesso all’indomani della tragedia:
“Ho sbagliato il comunicato nei termini e modi. Un comunicato voluto da Consob e col senno di poi lo considero una cosa sbagliata. Mi ha addolorato il fatto che a crollare sia stato un ponte sul quale una società ricca investiva e sul quale i lavori erano continui. Su quel ponte si lavorava da almeno tre anni continuamente.
Un ponte sul quale una grande società di ingegneria, Cesi, non più tardi di due anni prima e poi confermato a valle della tragedia aveva scritto senza dubbio che le procedure di ispezione erano sicuramente adeguate.
Era un ponte su cui si investiva con regolarità almeno negli ultimi tre anni e su cui c’erano rassicurazioni di società serie. Non riesco ad accettare che questo ponte sia crollato. È stata una sconfitta per tutti: per la collettività, per gli sforzi che avevano portato a una sicurezza totale sulle nostre Autostrade”.
Castellucci ha anche dichiarato di non essersi mai sottratto a qualsiasi confronto con i parenti delle vittime:
“Per tutti questi anni ho cercato di essere silente perché ho pensato che la verità dovesse uscire in maniera piena e libera. Peraltro su un ponte che io conoscevo solo di sfuggita. Oggi sono qui per dire tutto ciò che so e che ho fatto per dare il mio piccolo contributo alla verità
Ho chiesto che tutte le vittime fossero rimborsate. Il mio bonus l’ho devoluto a favore delle vittime, per supportare gli studi dei figli. Spero che questi contributi siano andati a buon fine, io non ne so più nulla perché non ho più rapporti con Aspi e Atlantia.
Non mi sono mai sottratto ai confronti con i parenti delle vittime, e le vittime non sono solo i morti. Ho cercato di fare quello che potevo ma questo diventa nulla in confronto all’enormità della tragedia e ne sono consapevole”.
La tragedia del Ponte Morandi
Alle ore 11:36 di martedì 14 agosto 2018, all’improvviso, l’intero sistema bilanciato della pila 9 del ponte Morandi collassa, provocando 43 morti e 566 sfollati. Per due anni il traffico è stato quindi forzatamente deviato sia in entrata sia in uscita della A10 nello svincolo di Genova Aeroporto, provocando grossi problemi alla viabilità urbana ed extraurbana.
Nel febbraio 2019 è stata avviata la demolizione delle sezioni residue del viadotto, dall’ispezione condotta il 21 ottobre 2015 da tecnici della società Spea, che era responsabile dei controlli tecnici dell’opera e aveva estratto alcune carote dello strallo della pila n.9, è risultato che la guaina era ossidata e tre dei quattro trefoli si muovevano con facilità facendo leva con uno scalpello, inoltre, i fili dei trefoli erano ossidati.
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