Ramy, la perizia nega l’urto iniziale tra l’auto dei carabinieri e il motorino

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Ramy sarebbe morto a causa dell’imperizia di Fares Bouzidi, colui che era alla guida del motorino su cui viaggiava come passeggero il diciannovenne egiziano, morto la sera del 24 novembre scorso a Milano all’incrocio con Via Quaranta, dopo un inseguimento di 8 km con i carabinieri attraverso il capoluogo meneghino
Secondo la perizia condotta dall’ingegnere Domenico Romaniello, non ci sarebbe stato alcun urto “iniziale” tra l’Alfa Romeo Giulietta dei carabinieri e il motorino su cui viaggiavano Ramy Elgaml e Fares Bouzidi. La perizia smentisce l’ipotesi riportata dal dossier della Polizia Locale di Milano.
“L’attenta analisi e il confronto dei video delle telecamere comunali tra le vie Ripamonti, Quaranta e Solaroli dimostrano che non è possibile che sia avvenuto alcun contatto preliminare tra i due mezzi nella zona non coperta dalle telecamere”, si legge nel documento.
Il contenuto della perizia
La perizia di Romaniello, comprensiva di di 166 pagine, nel ricostruire la dinamica dell’incidente, attribuisce precise responsabilità al conducente del motociclo, Fares Bouzidi :
“Opponendosi all’Alt dei carabinieri, ha dato avvio a un inseguimento anomalo e ad altissima velocità lungo la viabilità urbana, guidando in modo estremamente pericoloso: attraversando incroci con il semaforo rosso, sfiorando veicoli in transito con rischio di collisioni, percorrendo tratti in contromano e affrontando curve alla cieca durante la notte”.
Una perizia che fa sorgere diverse domande

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