Reggio Emilia, giovane evita femminicidio, fermato l’aggressore
Una donna residente nel mantovano si è salvata dalla furia dell’ex che impugnato un coltello ha infierito contro di lei. E’ accaduto a Guastalla, nei pressi di Reggio Emilia, solo il provvidenziale intervento di un giovane di ventuno anni ha impedito che l’aggressione si trasformasse nell’ennesima tragedia. Secondo la ricostruzione delle Forze dell’Ordine, l’aggressione sarebbe cominciata all’interno dell’auto dell’uomo, la vittima ferita e perdendo sangue copiosamente, è riuscita comunque a uscire dalla vettura e a chiedere aiuto, purtroppo nell’indifferenza generale.
A quel punto l’aggressore l’avrebbe raggiunta, continuando a infierire ferocemente su di lei. A questo punto il giovane, sentendo le urla e vedendo la donna in una pozza di sangue, con grande coraggio si è buttato sull’aggressore impedendogli di continuare nella sua follia e di caricare nuovamente la donna sull’auto per continuare ad accanirsi su di lei. Il giovane ha avuto modo di documentare alcune fasi dell’episodio, fornendo ai carabinieri prove indiscutibili sulle responsabilità dell’aggressore.
Il sopraggiungere fortuito di una ambulanza e l’intervento del giovane hanno fatto desistere l’aggressore dal suo intento, che nella consapevolezza di non poter più portare al termine il suo disegno criminoso si è dato alla fuga. La donna portata d’urgenza in ospedale, è ricoverata, ma non è in pericolo di vita. L’aggressore in fuga, che la donna ha confermato essere il suo ex, è stato bloccato dai carabinieri nei pressi di Maranello dopo un inseguimento in auto
L’uomo, con i vestiti sporchi di sangue è stato ammanettato e portato in caserma. I militari dell’Arma hanno sequestrato il cellulare in possesso dell’aggressore, nonché il coltello da cucina con cui ha infierito contro la sua ex. L’uomo è in stato sottoposto agli arresti domiciliari. Il movente è riconducibile alla rabbia dell’uomo che non accettava la fine della relazione con la donna, che era riuscito a convincere a un ultimo incontro per farsi consigliare su alcuni acquisti. Il solito “ultimo incontro” che può rivelarsi fatale, purtroppo un rituale che spesso si ripete in tutti i casi di femminicidio.
Il salvatore si chiama Alen Halilovic, è originario della Bosnia ma è nato e cresciuto in Italia, questo il suo racconto dei fatti :
“Ho visto una Bmw bianca ferma in mezzo alla strada con le portiere aperte, all’incrocio. Ho visto due persone che litigavano e si picchiavano. Poi ho capito che c’era una donna e che un uomo la stava picchiando. Ho sentito i suoi lamenti. Ho cominciato a urlargli contro, poi lo ho ripreso con il telefono. Lui si è alzato e si è girato verso di me con il coltello in mano. Aveva la mano piena di sangue e anche la lama era sporca di sangue: una brutta scena. Mi sono un po’ impaurito e ho messo un po’ di distanza tra noi, perché temevo che mi accoltellasse. Ho continuato a dirgli di tutto e di più e, a un certo punto, ha gettato il coltello. Però è tornato da lei e ha cercato di caricarla in macchina a forza. La ragazza opponeva resistenza e io allora mi sono buttato addosso a lui e glielo ho impedito. Si è allontanato, ma un attimo dopo è tornato per riprovarci. La donna si è aggrappata alla mia gamba per salvarsi. Non ci ho più visto e, con tutte le mie forze, l’ho spinto verso il fondo della macchina e mi sono messo in mezzo a loro”
Il racconto del giovane continua con la inquietante descrizione dell’aggressore:
“Non parlava, faceva solo dei versi, era fuori di sé. Aveva gli occhi spalancati, le labbra completamente bianche, stra-secche. Era proprio brutto, c’era qualcosa di non normale, come fosse drogato. Ho cominciato a gridare per attirare l’attenzione dei passanti. Poi è sceso anche un altro ragazzo che avevo chiamato. Dopo tre minuti che ero lì, è passata per caso un’ambulanza della Croce Rossa. Una fatalità fortunata. Nel frattempo io tenevo fermo quell’uomo e provavo a ragionarci, chiamandolo per nome, perché l’avevo sentito dire da lei. “Stai tranquillo, non fare così, ti stai rovinando”. Cercavo di calmarlo e, nel frattempo, i paramedici si erano avvicinati alla donna, che era stata accoltellata alla gola.”
Quando i sanitari si sono avvicinati, l’aggressore è corso in auto. Alen ha continuato a filmarlo e lo ha ripreso mentre saliva in macchina per scappare. Il ragazzo ha poi raccontato lo stato di paura e angoscia della donna:
“Mentre parlavo con quella donna, mi diceva: ‘Sto morendo, aiutami, non vedo e non sento più niente’. Poverina, era sotto choc, con una ferita al collo. Ho continuato a parlarle per farla restare cosciente. Mi ha detto che quello doveva essere l’ultimo incontro con lui. Certo, se non avessi fatto alzare quello da lei, non so per quanto tempo avrebbe ancora avuto la forza di resistergli. Quando mi sono fermato lui aveva il coltello nella mano destra, lei agitava le mani. Parliamo di una persona alta un metro e novanta, non certo un piccoletto”.
Il giovane ha anche chiamato al cellulare la madre della vittima, affinché la figlia stessa gli dicesse quello che era accaduto, poi la triste constatazione che tanta gente ha ignorato quanto stesse accadendo:
“Tanta gente si volta dall’altra parte. Sento spesso queste storie di violenza alla tv e mi sono sempre detto: ‘Se ci fossi stato io’. Quando mi sono trovato lì, mi sono fermato, ma altri che sono passati non si sono fermati, non hanno fatto niente. Io ho pensato che poteva essere una mia amica, mia sorella, mia mamma, ma anche qualsiasi altra persona, non fa differenza per me. Questa rabbia mi ha dato la forza di intervenire”.