Sanremo 2025, con Cucciari e Mahmood è record di ascolti
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Sanremo 2025 si risveglia dal suo piattume nel corso della quarta serata con la consapevolezza che se Geppi Cucciari e Mahmood avessero affiancato il democristiano Conti per tutte e 5 le serate lo spettacolo ne avrebbe giovato in ironia, divertimento e spettacolo.
Il festival è una festa capace di fermare l’Italia e il 70% di share della platea televisiva ne è la conferma, tale affetto verso la manifestazione va ripagato con uno show in linea con le aspettative del pubblico, una conduzione piatta e veloce capace di non far assaporare al meglio le canzoni in concorso, suona più come una mancanza di rispetto che come un voler ottimizzare i tempi.
Carlo Conti, come detto nei giorni precedenti, si è messo al posto di guida della macchina del festival con la convinzione di portare a casa il risultato senza troppi danni, per farlo ha asciugato il prodotto da tutte quelle che potevano essere interferenze fastidiose o incidenti di percorso.
Benigni nella quarta serata è stato chiamato per fare promozione alla sua serata evento su Rai1, fatto sta che il direttore artistico ha cercato di deviare i temi trattati dal comico toscano su temi più futili. Quando il comico ha cominciato a ironizzare su Elon Musk e Giorgia Meloni è stato più volte interrotto dal conduttore per spostare il tutto su una canzone ironica e un po’ datata del comico.
Ma se Conti è riuscito a contenere Benigni, con la Cucciari si è arreso, l’attrice prestata con successo alla televisione è stata un diluvio di ironia e divertimento, ha ammutolito il direttore artistico che da subito è diventato la “vittima predestinata” delle sue battute.
Conti è stato preso in giro per la sua ossessione per i tempi, per la paura di addentrarsi in temi spinosi e per l’avversione del medesimo per i monologhi, spesso forieri di polemiche. Il conduttore ha vacillato parecchie volte e si è rifugiato nel silenzio avendo la consapevolezza che se fosse intervenuto sarebbe stato ancor più investito dalla pungente ironia della conduttrice.
Sia lei che Mahmood hanno reso la serata dedicata ai duetti, da sempre punta di diamante del festival, un appuntamento che ha mantenuto fede alle aspettative, non appiattito e avvitato su sé stesso dalla democristiana conduzione di Carlo Conti.
I duetti, le vincitrici, i top e i flop
A vincere la serata l’esibizione un po’ scontata e istituzionale di Giorgia e Annalisa, al secondo posto la sorpresa Lucio Corsi, che ha reso il duetto con Topo Gigio non un momento imbarazzante ma delicato e romantico, al terzo posto la Bella Stronza di Fedez e Masini, un brano iconico degli anni ’90 reso attuale e godibile dalla rivisitazione offerta dai due e dalle barre del rapper.
Un po’ inadeguato Tony Effe, Sanremo 2025 non è stato il suo festival, l’operazione ripulitura non è riuscita, soprattutto perché l’idolo dei giovanissimi si è presentato con un brano lontano dalle sue caratteristiche e dal suo genere. Nel duetto con Noemi è stata la cantautrice dell’Eur a portare avanti la baracca quantomeno ad essere consapevole del peso specifico del brano di Califano che avevano scelto.
Altre note stonate, Rose Villain e Chiello, che hanno trasformato quello che voleva essere un tributo a Battisti in una Via Crucis. Confusionaria l’esibizione dei The Kolors con Sal da Vinci, per quest’ultimo va bene imbroccare dopo anni una hit, ma proporla a ripetizione somiglia più a una minaccia che a una minestra riscaldata. Achille Lauro ed Elodie si sono rivelati nel loro duetto un esperimento riuscito a metà.
Achille Lauro ha abbandonato l’umiltà che lo ha sempre contraddistinto e sembra essersi vestito di supponenza. Un po’ too much la dedica alla collega che imbarazzatissima lo ha portato via dalla scena. Ripetere tre volte l’esibizione per problemi tecnici non è bastato a rendere godibile l’omaggio a De Andrè da parte del figlio e di Bresh.
Belli e coerenti con il loro genere artistico Shablo, Guè, Joshua e Tormento accompagnati da Neffa nell’esecuzione di due classiconi del rap come “Amor de mi vida” e “Aspettando il sole”. Gli altri nel gruppo, hanno fatto il loro, ma non hanno inciso, almeno per noi.
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