Sanremo 2025, i Duran Duran, un viaggio senza fine
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I Duran Duran hanno una lunga storia di partecipazioni al Festival di Sanremo. La loro prima apparizione risale al 1985, quando si esibirono sul palco dell’Ariston durante una delle serate del festival.
Successivamente sono tornati nel 1987 (Skin Trade), 1995 (White Lines) e nel 2008 (Falling Down).
Dopo una lunga assenza, la band è tornata ieri sera, esibendosi durante la terza serata del festival. Durante la performance, hanno proposto alcuni dei loro più grandi successi, tra cui The Wild Boys, 40 anni dopo la loro prima esibizione.
Sul palco, per una speciale cover di Psycho Killer dei Talking Heads sono stati affiancati da Victoria De Angelis, bassista dei Måneskin, come nel disco pubblicato nel 2023.
Come nel 1985, come se non fosse passato un giorno, l’albergo del gruppo è stato assediato dai fan.
Il gruppo per molto, troppo tempo, è stato identificato, proprio per le scene di isteria collettiva che scatenavano con la loro presenza, in un fenomeno socio-culturale, spesso sovrapponendo questo aspetto a quello più importante ma di cui si è sempre parlato poco, l’aspetto musicale.
Negli anni ’80, il mondo della musica è stato scosso da un’ondata di colori, suoni elettronici e videoclip rivoluzionari. In prima linea in questa rivoluzione c’era una band britannica destinata a lasciare un segno indelebile: i Duran Duran. Con il loro mix esplosivo di rock, new wave e synth-pop, accompagnato da un’estetica glamour e una presenza scenica irresistibile, hanno ridefinito il concetto di pop star.
La storia dei Duran Duran inizia nel 1978 a Birmingham, quando il tastierista Nick Rhodes e il bassista John Taylor decidono di formare una band ispirata all’arte, alla moda e alla musica elettronica di artisti come David Bowie e Roxy Music. Con l’arrivo del batterista Roger Taylor , del chitarrista Andy Taylor e del carismatico frontman Simon Le Bon , il quintetto trova la sua alchimia perfetta.
Nel 1981 pubblicano il loro album di debutto, Duran Duran , un concentrato di energia e sensualità che conquista subito il pubblico britannico. Ma è con il secondo album, Rio (1982), che i Duran Duran esplodono a livello mondiale, grazie a hit immortali come Hungry Like the Wolf , Save a Prayer e la title track Rio.
I loro videoclip, girati in location esotiche e catturati da una qualità cinematografica mai vista prima nel mondo della musica, diventano il simbolo dell’era di MTV.
Negli anni ’80, i Duran Duran erano più che una band: erano un fenomeno culturale.
I loro look sofisticati, la vita sfrenata e la capacità di mescolare pop e rock li rendono irresistibili. Ma il successo ha un prezzo. Dopo l’album Seven and the Ragged Tiger (1983) e l’iconico brano The Wild Boys , la band comincia a sgretolarsi: Roger e Andy Taylor lasciano, e il gruppo affronta una fase turbolenta.
Nonostante tutto, i Duran Duran non si arrendono. Gli anni ’90 li vedono reinventarsi con brani come Ordinary World e Come Undone, che dimostrano una maturità artistica sorprendente.
Ma è nel nuovo millennio che arriva la vera rinascita: nel 2004, la formazione originale si riunione e il pubblico risponde con un entusiasmo travolgente.
Oggi, dopo oltre quattro decenni di carriera, i Duran Duran continuano a brillare. Con l’album come Future Past (2021) dimostrano di essere ancora in grado di innovare e conquistare nuove generazioni. La loro musica è stata campionata, reinterpretata e amata da artisti di ogni epoca, dimostrando che il loro impatto va ben oltre il semplice successo commerciale.
I Duran Duran non sono solo una band, ma un simbolo di evoluzione e resilienza. Hanno scritto la colonna sonora di intere generazioni e il loro mito continua a vivere. Perché, in fondo, la loro musica è come un viaggio senza fine, sempre in bilico tra sogno e realtà, tra nostalgia e futuro.
E mentre le note di Save a Prayer o Rio continuano a risuonare, una cosa è certa: i Duran Duran sono e saranno sempre leggenda.