“Perché Sanremo è Sanremo” recitava uno degli slogan più famosi dei festival baudiani e questa edizione del festival lo sta dimostrando in pieno. E’ la macchina che funziona, il conduttore che la mette su strada, può avere differenti visioni su come e quando inserire determinate marce, ma la macchina corre sempre e comunque.
Dopo la seconda serata di Sanremo 2025, dati alla mano si evince che non era Amadeus a fare il festival, ma la macchina festivaliera ad andare più veloce con qualche aggiustamento.
A Conti va dato il merito di essere salito su una macchina che gran parte della popolazione era certa sarebbe uscita di strada alla prima curva, gli va dato il merito di essere rimasto tranquillo e sereno anche quando lo si è accusato di essere troppo conservatore e di pensare più alla sostanza che alla forma.
Carlo Conti sta portando in scena il più baudiano dei festival degli ultimi 10 anni, fosse stato per lui il matrimonio con l’Ariston sarebbe finito nel 2017, a differenza del mito di Militello continua a sembrare poco legato alla manifestazione, si è seduto a fare il compitino con l’obiettivo di portare a casa almeno un 7 e probabilmente neanche lui (come noi) si aspettava due serate al 65% di share.
Sia chiaro, per come interpretiamo noi il festival le criticità rimangono, una kermesse ridotta alla sostanza levando ogni contorno possibile poco ci affascina, un evento in quanto tale dovrebbe offrire un menù ricco e variegato, caratteristica propria di uno show nazional popolare che per una settimana all’anno ferma un’intera nazione.
Le corse del pilota per riportare la macchina in garage entro l’1,30 poco ci piacciono, il poco spazio concesso per i commenti a cantanti e co-conduttori neanche, la serata dei duetti avulsa dalla manifestazione ancora meno, ma il festival resta sempre lì, alla gente piace sempre e comunque, fa parte della tradizione, più istituzionale e aggregante di una festa comandata.
Le canzoni
Scendendo anche noi più nella sostanza, le canzoni selezionate rispecchiano il conservatorismo del conduttore, Conti ha puntato sul festival dell’amicizia, uno slogan che ricorda un appuntamento settembrino della Prima Repubblica, non si è esposto, riproponendo canzoni amore-cuore, quelle stesse come mood, perculate da Arbore in Indietro Tutta quasi quarant’anni fa.
Nonostante tutto gli ascolti gli hanno dato ragione e davanti al consenso popolare non possiamo far altro che prenderne atto. Dopo la seconda serata abbiamo rivalutato la canzone di Elodie, la 34enne romana può piacere o non piacere, ma in quanto a carisma sul palco mette tutti d’accordo. La canzone probabilmente non sarà tra le sue più ricordate, ma riuscire ad esaltare anche un prodotto non riuscitissimo fa di lei una grande interprete.
Fedez è tornato a fare ciò che gli riesce meglio, raccontarsi attraverso la musica, “Battito” rappresenta la sua guerra personale contro la depressione, la battaglia di tutti coloro che ne soffrono, un brano intenso, oltre le aspettative. Il rapper ha dichiarato di essere tornato a casa e non possiamo che esserne felici, vederlo soddisfatto dopo l’esibizione è stato umanamente gratificante per tutti.
Achille Lauro e Giorgia non sono usciti dalla loro comfort zone, Rose Villain una Anna Oxa 3.0 con meno carisma e soprattutto meno doti vocali. Per quanto riguarda Cristicchi, pezzo bellissimo, intenso e coinvolgente, ma poco musicale, renderebbe senz’altro di più, recitato con un tappeto musicale sotto.
Lucio Corsi la vera sorpresa, la vera novità è lui, la riscossa dei cantanti cosiddetti di nicchia, alla cui categoria aggiungiamo Willie Peyote, il suo pezzo di denuncia è tanta roba in un festival amore e cuore.