Shiva, pena ridotta e obbligo di firma per il trapper

#image_title
Andrea Arrigoni, noto come Shiva, è stato coinvolto in una complessa vicenda giudiziaria iniziata l’11 luglio 2023.
In quella data, davanti al suo studio di registrazione a Settimo Milanese, si verificò una sparatoria in cui rimasero feriti due membri della crew del rapper Rondodasosa.

Secondo le ricostruzioni, Shiva avrebbe esploso quattro colpi di pistola contro due combattenti di MMA, Alessandro Maria Rossi e Walter Pugliesi, che gli avevano teso un agguato nell’ambito di una faida tra trapper.
A seguito di questi eventi, Shiva è stato arrestato con l’accusa di duplice tentato omicidio, porto abusivo di arma da fuoco e ricettazione della pistola, mai ritrovata.
Durante il processo di primo grado, celebrato con rito abbreviato, il trapper ha dichiarato di non aver mai avuto intenzione di uccidere, sostenendo di essere difeso da una brutale aggressione.
Nonostante ciò, il 10 luglio 2024, il Tribunale di Milano lo ha condannato a sei anni e mezzo di reclusione.
Il 18 marzo 2025, la Corte d’Appello ha ridotto la pena a quattro anni e sette mesi, accogliendo l’accordo tra il sostituto procuratore generale Luisa Russo e l’avvocato difensore Paolo Muzzi.
Inoltre, è stata disposta la sostituzione degli arresti domiciliari con l’obbligo di firma, permettendo a Shiva di tornare ad esibirsi dal vivo.
Durante il periodo detentivo, Shiva è diventato padre di un bambino, Draco, nato mentre lui si trovava in carcere a San Vittore.
La riduzione della pena e la revoca dei domiciliari gli consentono ora di trascorrere più tempo con il figlio e di riprendere la sua carriera.
È importante sottolineare che Rondodasosa, inizialmente associato alla vicenda, è stato dichiarato completamente estraneo ai fatti e non ha avuto alcun coinvolgimento nel processo.