Giuseppe Scuccimarri 
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Continuano le indagini dei carabinieri sulla morte di Simonetta Kalfus, deceduta all’ospedale Grassi di Ostia dopo 12 giorni di agonia in seguito a un intervento di liposuzione. Nella mattinata di giovedì 27 marzo i militari dei NAS hanno posto i sigilli allo studio medico del Dott. Carlo Bravi che ha eseguito l’intervento e che si è detto disperato per quanto accaduto, sigilli sono stati posti anche alla sala operatoria.
Gli accertamenti e i controlli presso l’attività del professionista in Via Tito Labieno nel quartiere Cinecittà a Roma, si sono protratti per oltre 4 ore. Bravi è indagato per omicidio colposo insieme ad altri due medici. Tra loro anche un medico dell’ospedale Sant’Anna di Pomezia che avrebbe mandato a casa la Kalfus dopo i primi malori.
I carabinieri hanno effettuato i controlli su delega della Procura di Roma che sta cercando di far luce sul decesso della donna, in particolare i magistrati capitolini mirano a capire se le condizioni e l’ambiente in cui è stato effettuato l’intervento fossero a norma.
La denuncia di una ex paziente di Bravi
Un decesso che ha fatto molto discutere soprattutto dopo la testimonianza di una ex paziente del Dott. Bravi , lo stesso che ha operato Simonetta Kalfus. Il chirurgo era stato già condannato un anno fa per lesioni dopo un intervento di lifting al seno:
“Io con quel dottore mi sono operata nel 2017 – ha detto l’ex paziente – dovevo fare un semplicissimo intervento dopo le gravidanze e invece poi è iniziata la tragedia. Io ho deciso di denunciare subito. È stato condannato, ma quello che volevo era una limitazione alla professione, altrimenti non staremmo qui a piangere la morte di una donna”.
Le dichiarazioni di Bravi
Dal canto suo il chirurgo che ha operato la Kalfus si rimette al risultato delle indagini ed è scettico sulle ricostruzioni emerse fino ad ora : “Chi lo dice che le cose siano andate così? E’ uscita solo la versione della Procura. Ci sono ancora le indagini in corso”
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