Sindacato Rai contro Giletti, ascolti bassi e favoritismi dell’azienda nel comunicato
Quando Massimo Giletti era stato fatto fuori da Viale Mazzini, nell’approdare a La7 aveva specificato che difficilmente sarebbe tornato in Rai, c’era stato poco rispetto e poca riconoscenza da parte dell’azienda televisiva di Stato per pensare a un ricongiungimento. Le strade tra il conduttore e la Rai sembravano essersi definitivamente divise dopo il secondo rinnovo con Cairo, nessuno immaginava che il rapporto si sarebbe interrotto improvvisamente dopo sei anni e mezzo di onorata militanza e neanche per causa sua ma per pressioni esterne a causa degli argomenti di mafia trattati in una puntata di “Non è l’Arena”.
Il ritorno in Rai probabilmente è avvenuto anche grazie all’apprezzamento della compagine di governo in carica, Giletti non ha mai nascosto la sua appartenenza politica tanto da far balenare al centro destra l’idea di candidarlo nel 2021, sindaco di Torino, sua città natale, proposta rispedita al mittente dal giornalista. Il ritorno di Giletti sembra non essere stato accolto con entusiasmo dal sindacato Rai, sia per la struttura della prima puntata de “Lo Stato delle cose”, questo il nome del nuovo programma del conduttore, per gran parte incentrata sulla politica interna, sia perchè il programma invece di essere accorpato alla direzione informazione è stato accorpato alla direzione cultura, ma soprattutto perchè secondo il sindacato Rai dietro il cambio di direzione si nasconde la giustificazione per un compenso più alto per Giletti. In tutto ciò la protesta del sindacato per la continua ricerca di personaggi all’esterno dell’azienda senza premiare con la conduzione giornalisti che da tempo profondono le proprie energie per Viale Mazzini.
La prima puntata de “Lo Stato delle cose” non ha brillato in ascolti non superando il 5% e facendosi superare da “La Torre di Babele” il programma di Augias, guarda un pò, su La7. Un passato tornato prepotentemente sulla strada del conduttore, un dato che ha sollecitato oltremodo la reazione dell’Usigrai, sindacato dei giornalisti di Viale Mazzini, che in un lungo comunicato ha attaccato Rossi e Sergio, Amministratore Delegato e Direttore Generale, sulla scelta di far tornare in azienda Giletti. Questo ciò che si legge nel comunicato :
“È evidente a tutti che il progetto di distruggere RaiTre sta andando avanti a colpi di programmi che allontanano il pubblico ma nemmeno ne portano di nuovo. Nella Rai dello scambio delle poltrone si consuma l’ennesimo flop dell’era Sergio/Rossi, ai danni di cittadini e dipendenti. Il programma milionario di Giletti è andato male. Un esordio con indici di ascolto che non sono riusciti a raggiungere quelli di Augias, con la Torre di Babele”
Questo l’incipit al veleno del comunicato, che poi continua:
“All’inseguimento del Cambio di Narrazione. questa dirigenza infila un buco dietro l’altro umiliando la professionalità di colleghe e colleghi Rai, lasciati da parte per correre dietro a presunti campioni che alla prima prova mostrano già i loro limiti. È evidente a tutti che il progetto di distruggere RaiTre sta andando avanti a colpi di programmi che allontanano il pubblico ma nemmeno ne portano di nuovo. Quello che fa male inoltre è il continuo ricorso a produzioni e personale esterno in una Rai di oltre 10mila dipendenti che ben potrebbero essere il valore aggiunto dell’Azienda e invece vengono trattati come residuali quando c’è da lanciare nuovi prodotti”.
Infine l’Usigrai chiede addirittura che siano annullate le direzioni di genere, che molte volte nascondono il pretesto per compensi stratosferici e si ritorni alla direzione per reti :
“Non solo, come denunciato già dal CdR, non si capisce per quale ‘stato delle cose’ il programma di Giletti sia finito sotto il Genere cultura. Il sospetto, viste le cifre che girano intorno a questa produzione, è quello di trovarci di fronte a un altro ‘artista’ dai compensi stratosferici. Intanto i debiti crescono e a farne le spese sono i dipendenti, che di questo passo rischiano il posto di lavoro. Cosa fare? Per cominciare il nuovo CdA metta all’ordine del giorno la chiusura dell’esperienza fallimentare dei Generi e si torni all’organizzazione per reti”
Insomma una solenne levata di scudi da parte del sindacato verso quella che ritengono una gestione fallimentare dell’azienda televisiva di Stato, nella quale la scelta di Giletti rappresenta un’altra scelta sbagliata.