Stephen King, “The Dome”, la fragilità della natura umana
The Dome (in originale Under the Dome) di Stephen King è un romanzo di ampio respiro pubblicato nel 2009 che mescola elementi di fantascienza, horror e critica sociale.
Con oltre mille pagine, rappresenta una delle opere più imponenti dello scrittore americano e uno dei suoi progetti più ambiziosi, non solo per la sua mole, ma anche per la sua ricca rete di personaggi e temi complessi.
La storia ha inizio nella tranquilla cittadina di Chester’s Mill, nel Maine, quando una misteriosa cupola trasparente e impenetrabile cala improvvisamente sulla città, isolandola completamente dal resto del mondo.
La cupola, apparentemente indistruttibile e invisibile fino a quando qualcuno o qualcosa vi si schianta contro, blocca ogni possibilità di comunicazione e di interazione fisica tra l’interno e l’esterno.
Di conseguenza, la popolazione di Chester’s Mill si trova intrappolata e costretta a fronteggiare una serie di sfide impreviste.
Uno dei temi più centrali in The Dome è l’analisi del potere e della corruzione che può scaturire in una situazione di isolamento e crisi.
King usa la cupola come una sorta di esperimento sociale per osservare come una piccola comunità reagisca di fronte alla paura, alla scarsità di risorse e all’assenza di leggi imposte dall’esterno.
La situazione offre a personaggi come Big Jim Rennie, un politico locale corrotto e manipolatore, l’occasione perfetta per consolidare il proprio potere attraverso la paura e l’intimidazione.
L’opera esplora inoltre l’idea del male collettivo e dell’egoismo umano, esaminando come gli individui possano venire trascinati in atti di violenza e oppressione quando la sopravvivenza e la propria posizione di potere sono minacciate.
King si interroga anche su temi come l’ambiente, l’abuso di potere e la fragilità delle strutture sociali, mostrando come tutto ciò che la società considera “normale” possa facilmente sfaldarsi in condizioni di estrema pressione.
King crea un cast variegato, con personaggi che rappresentano diversi strati della comunità di Chester’s Mill. Dale “Barbie” Barbara, un ex militare ora cuoco in città, si erge come eroe riluttante, incaricato di opporsi a Big Jim.
La giovane giornalista Julia Shumway, il medico Peter Randolph, e molti altri formano una squadra di resistenti contro l’ordine imposto dai sostenitori di Big Jim.
I personaggi rappresentano una vasta gamma di atteggiamenti umani: c’è chi tenta di mantenere la morale e chi invece si abbandona al caos.
Tuttavia, la caratterizzazione di alcuni di essi risulta a volte stereotipata, con un’attenzione particolare al male “assoluto” incarnato in Big Jim.
Sebbene King sia abile nel costruire antagonisti, la sua raffigurazione di Big Jim può sembrare eccessivamente caricaturale e monodimensionale, come un simbolo del male insito nelle persone di potere senza molto spazio per la redenzione o la complessità psicologica.
Il romanzo è narrato con lo stile tipico di King, mescolando descrizioni dettagliate con un ritmo serrato e l’uso frequente di cliffhanger (finale sospeso) che mantengono il lettore in uno stato di costante tensione.
Sebbene il ritmo possa rallentare in alcuni punti a causa dell’enorme mole di dettagli e della lunga lista di personaggi, King riesce a creare una tensione crescente che culmina in un finale drammatico e intenso.
Il linguaggio è vivace e colloquiale, in grado di avvicinare il lettore ai pensieri e alle emozioni dei personaggi, nonostante l’elevato numero di situazioni e dialoghi violenti o crudi.
Alcuni critici hanno segnalato che il romanzo avrebbe beneficiato di una certa riduzione, ma lo stile iper-dettagliato di King è proprio ciò che contribuisce a creare un senso di oppressione e claustrofobia, caratteristiche che rispecchiano l’effetto della cupola sui protagonisti.
In The Dome, Stephen King non offre risposte semplici.
La cupola stessa rimane, fino a un certo punto, un mistero, sia nella sua origine sia nel suo significato. Più che una chiara spiegazione, King sembra più interessato a usare la cupola come un dispositivo narrativo per esplorare il comportamento umano e le dinamiche di potere.
Pur con alcuni punti deboli, The Dome è una lettura avvincente, in grado di far riflettere il lettore sulla natura umana, sulla fragilità della civiltà e sul pericolo rappresentato da chi detiene il potere.
È un’opera che, nel bene e nel male, fa eco a temi di attualità e mette in luce le ombre che si celano anche nella più ridente delle comunità.